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L’inerzia del Notaio rispetto all’incarico conferitogli

3 mesi or sono ho lasciato tutti i documenti riguardanti la casa da me acquistata un paio di anni fà, ad uno notaio, su sua richiesta, affinchè li studiasse,e cercasse un modo adeguato per rettificare un errore atavico, a mio danno e di cui non ho colpa, contenuto nei precedenti atti di compravenditacompreso il mio rogito( stipulato presso un altro studio..) Chiamo in media 3 volte a settimana, da ottobre appunto, per poter parlare/ prendere appuntamento col notaio.Ma non è mai disponibile.Il mese scorso ho dovuto recarmi di persona presso il suddetto studio, per prelevare dei documenti che mi sarebbero serviti per altre questioni.Ovviamente il notaio non era disponibile, e ho ancora una volta implorato la segretaria di darmi una data, una qualunque scadenza, affinche io potessi incontrare il notaio, e potessimo cercare la soluzione al mio problema.La segretaria mi ha detto che il notaio doveva chiudere delle questioni obbligate di”fine anno”, e che ! dopo le feste, si sarebbe occupato di me.Le feste sono finite, e ancora mi trovo a fare inseguimenti telefonici( sempre a mie spese ovviamente) per cercare di parlare col notaio.Mi chiedo se ci sia per legge un termine di attesa massimo per queste cose, mi chiedo se anche io non sia un cliente come gli altri, e mi chiedo se è giusto che i miei documenti di casa, tutti, documenti del mutuo, del catasto, delle precedenti compravendite, sanatoria, piantina dell’appartamento, debbano essere requisiti per così tanto tempo.

Purtroppo non ci sono dei termini diversi da quelli pervisti dal buonsenso. In ogni caso se il Professionista continua a non riceverti ed a non adempiere all’incarico che gli hai conferito non ti resta che revocargli l’incarico e rivolgerti ad un’altro professionista.

 

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quando si vuole acquistare un bene mobile ma si ha paura che i creditori del coniuge si rifacciano su di esso

Vorrei sostituire i mobili della mia abitazione con del mobilio che andrò ad acqusitare da un privato ( a sua volta riparati da quest’ultimo per hobby acquisiti nel tempo in vari mercatini rionali o rilevati da altri privati). pagherò con assegno non trasferibile. Vorrei. cautelarmi da un eventuale pignoramento mobiliare, che eventualmente potrebbe subire mia moglie ( sismo in regime di separazione dei beni ). Per garantirmi da simile azione da parte dell’UG è mia intenzione fare scrittura privata registrata presso l’U.R. allegando, inoltre, a detta scrittura, copia della ricevuta nella quale indico l’importo d’acquisto ( fotocopia assegno non trasferibile ). Tale soluzione è in grado di sabilire la reale nuova proprietà mobiliare ( dato che la legge non prevede atti particolari per la cessione di beni mobili di modesto valore: di solito si fanno a voce ….. ) da opporre come terzo interessato all’eventuale U.G. o, peggio, dinnanzi al Giudice com! petente per la convalida del pignoramento. Otterrei così due cose importantissime : 1) la data certa ( ovviamente tale scrittura registrata deve essere prima dell’avvio dell’ eventuale azione di recupero ) e 2) l’ attribuzione certa della proprietà. E corretta tale impostazione ?

I  timori che manisfesti circa l’eventuale pignoramento del mobilio che acquisteresti sono piu’ che fondati. Tuttavia gli accorgimenti che hai intenzione di prendere per l’acquisto dovrebbero essere necessari a salvaguardarti. Infatti oltre all’acquisto con titolo di credito non trasferibile che attesti l’effettivo pagamento, sarebbe necessario che tu stilassi con il venditore una vera e propria scrittura privata da registrare presso l’agenzia delle entrate, in modo da rendere incontrovertibile la proprietà dei beni e della data di acquisto che in tal modo sarebbe effettivamente certa.

 

 

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Quando il socio accomandatario cerca di danneggiare quello accomandante

 Sono un accomandante in una sas composta da 2 persone oltre ad essere lavoratore subordinato, l’amministratore e socio accomandatario in 6 anni di attività non mi ha mai comunicato gli utili e ce ne sono tanti oltre a nn aver mai diviso dicendomi che nn c’erano utili da dividere poi tramite ilmio legale abbiamo visto con il possesso delle scritture contabili che gli utili ci stavano e che erano anche stati divisi ma mai consegnati e mai comunicati,poi abbiamo visto la mia posizione all’inps e questa nn era veritiera in quanto ero stato inquadrato per un breve periodo di tempo e come collaboratore occasionale(mai firmato una busta paga o prestazione)e al’inps e stata anche comunicata una residenza falsa praticamente la sua.adesso lui vuole dimostrare tramite fatture di consegna da me firmate però nn sono state allegati gli ordini d’acquisto firmati da lui che facevo parte dell’amministrazione e quindi perdere la mia posizione di accomandante e inoltre ci  sono fatture firmate di merce comprate dirrettamente da me ma sotto la sua direzione.inoltre ho trovato un libro nero che ho fotocopiato di merce che lui acquistava a nero e vendeva a nero adesso lui tramite testimoni vuole contestare l’atto costitutivo della società dicendo che esistono accordi verbali( mai presi) diversi fatti davanti a persone che appena conosco e vuole dimostrare sempre davantio a questi che l’utile e stato diviso per contanti e per cassa….il giudice può credere a questa barzeletta?racconatata da testimoni falsi e questi cosa rischiano testimoniando il falso e contestando le prove documentate da noi presentate?

Per quanto riguarda i notevoli sopprusi consumatisi da parte del tuo socio a tuo danno non ti resta che tutelare i tuoi interessi in via giudiziale come peraltro mi sembra tu abbia già fatto. In tale luogo potrai cercare di dimostrare la tua estraneità all’amministrazione della società in oggetto e comunque che tutte le attività che hai svolto per essa non sono idonee a farti perdere la qualifica di socio accomandante. Inoltre, potrai anche chiedere il risarcimento dei danni patiti, nei momenti diversi del rapporto con la società in oggetto, ovvero prima come dipendente per quanto riguarda gli aspetti previdenziali e poi come socio per quanto riguarda gli utili.

Per quanto riguarda l’evenienza in base alla quale il tuo socio si sarebbe procurato dei testimoni falsi, questi se ritenuti tali, rischierebbero di essere imputati tra gli altri, per il reato di Falsa testimonianza ex art. 372 c.p., in base al quale “Chiunque, deponendo come testimone innanzi all’Autorità giudiziaria, afferma il falso o nega il vero, ovvero tace, in tutto o in parte ciò che sa intorno ai fatti sui quali è interrogato, è punito con la reclusione da due a sei anni.” Infatti, l’art 256 c.p.c. stabilisce che se “[..] se vi è fondato sospetto che egli non abbia detto laverità o sia stato reticente, il giudice istruttore lo denuncia al Pubblico Ministero, al quale trasmette copia del processo verbale.”

quando si sottoscrive l’abbonamento con la palestra e si confida nella buona fede della stessa nella conclusione delle trattative

 Ho sottoscritto un abbonamento in un centro fitness.Al momento oltre alle firme del contratto mi è stata richiesta solo copia del documento d’identità.Non ho pertanto versato alcun acconto avendomi accordata la palestra la possibilità di decidere in seguito le modalità di pagamento.Il giorno dopo sono tornata per disdire il contratto in auanto nessuna delle 2 forme di pagamento mi era congeniale.Sulla mia copia del contratto,tra l’altro non controfirmata dalla palestra,vi è scritto che “Il ricevimento da parte Vs. del corrispettivo indicato o del primo acconto di esso, determina accettazione della presente proposta.il contratto sarà regolato dalle condizioni generali riportate in allegato che viene da me sottoscritto a parte”. Nell’allegato la prima clausola dichiara che il cliente si impegna a corrispondere il corrispettivo allegato senza possibilità di recesso.Non ho diritto,quindi, neanche al recesso entro dieci giorni?quando ho letto alla direzione la clausula dell’acconto mi è stato risposto che tale clausola è scritta solo nel mio contratto.Non capisco quella che a me sembra una contraddizione con l’aver già accettato un contratto pur senza versare nulla.E non so come comportarmi.

Purtroppo, quando si firma un abbonamento con la palestra bisogna capire che si firma un vero e proprio contratto. Ciò deve portare chi sottoscrive l’accordo a non trascurare i dettagli e non trattare con superficialità la cosa.  In particolare è essenziale leggere attentamente ciò che si sottoscrive, e scrutare con attenzione tutte le clausole ed i vari dettagli del contratto. In questo caso, hai commesso due fondamentali errori. Il primo quando non hai letto attentamente ciò che hai sottoscritto, il secondo nel non farti controfrimare la copia del contratto che è rimasta a te. Infatti, ora, se da come racconti, sull’unica copia che avete firmato entrambi sei obbligata a pagare l’intero valore dell’abbonamento senza menzione della clausola secondo la quale l’accettazione da parte tua si ha solo con il pagamento di una somma di denaro, sei costrettta a pagare e non puoi fare altrimenti. L’unica alternativa, abbastanza onerosa sarebbe quella di fare causa alla palestra facendo leva sulla violazione del principio della buona fede che secondo il codice civile dovrebbe essere  utilizzata nella conduzione delle trattative e nell’esecuzione del contratto, ma come ti accennavo pocanzi l’opportunità di agire legalmente va valutata, non solo sulla base della voglia di giustizia, ma anche e spesso soprattutto  in base all’importo di denaro per il quale si agisce, ed in questo caso magari non ne vale la pena.

In fine,

 

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quando si fa lo straordinario ma il datore di lavoro non vuole pagarlo

Ho lavorato da Nov. 2008 a gennaio 2009 presso un albergo con qualifica di impiegato I livello e mansioni di controllo e coordinamento dei servizi e ristorazione, CCNL turismo-pubblici esercizi. In tale periodo ho effettuato una mole enorme di straordinari (lavorando anche 20 h al giorno), non godendo di turni di riposo, nè di permessi. Tra le mansioni vi era anche quella di redazione del prospetto ore lavorate di tutti i dipendenti. Nel contratto, però, vi è la clausola che gli straordinari devono essere preventivamente autorizzati e anche la previsione di un’APA (assegno ad personam) di circa € 1000 a copertura forfettaria degli straordinari, festivi, lavoro notturno e riposi. Posso agire per il pagamento degli straordinari, riposi e festivi lavorati, anche in presenza della clausola di preventiva autorizzazione?? Premetto che i datori, che ricevevano questo prospetto ore, erano a conoscenza degli straordinari.

Secondo me in linea di principio puoi agire per il recupero dei tuoi crediti sulla base del fatto che è vero che  per effettuare gli straordinari avresti dovuto essere autorizzato ma che la stessa autorizzazione può essere stata implicita e da te dedotta attraverso un comportamento per fatti concludenti tenuto dai tuoi datori di lavoro i quali comunque erano a conoscenza del surplus della tua attività lavorativa e non hanno fatto nulla per arrestarla o chiarire il malinteso. In ogni caso è chiaro che non avendo la cognizione del tuo contratto di lavoro e del rapporto poi intercorso effettivamente tra te ed i tuoi datori di lavoro, il mio ragionamento si riduce ad una mera supposizione.

 

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quando si vuol fare la guardia giurata e si ha dei dubbi sui requisiti che si devono avere

Vorrei fare la domanda per guardia giurata particolare e mi hanno detto che per avere l’abilitazione si va a guardare fino alla terza generazione, siccome mio padre ha dei precedenti che risalgono a prima del 1976, volevo sapere cosa poteva comportare questa verifica nella mia richiesta, ossia portebbro negarmela??

Secondo me stando a quello che dici non dovresti avere problemi ad otterere la qualifica di  guardia giurata particolare. Infatti la responsabilità penale è personale e difficilmente ciò che ha fatto tuo padre anni fa, dovrebbe ricadere su di te. In particolare la normativa di riferimento in merito è rappresentata dall’art. 138 del T.U.L.P.S, ovvero il testo unico delle leggi materia di pubblica sicurezza il quale dispone che: “Le guardie particolari devono possedere i requisiti seguenti: 1) essere cittadino italiano o di uno Stato membro dell’Unione europea; 2) avere raggiunto la maggiore età ed avere adempiuto agli obblighi di leva; 3) sapere leggere e scrivere; 4) non avere riportato condanna per delitto; 5) essere persona di buona condotta morale; 6) essere munito della carta di identità; 7) essere iscritto alla cassa nazionale delle assicurazioni sociali e a quella degli infortuni sul lavoro.” Quindi in conclusione se hai i requisiti richiesti dalla norma in oggetto, non vedo perchè la Prefettura non debba rilasciarti la qualifica da te eventualmente richiesta.

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quando il proprio legale diventa il miglior nemico

E’ dal 2007 che ho dato mandato ad un legale per una causa di lavoro (insieme ad altri due colleghi).Ci sono stati chiesti circa 1.000 euro a testa per l’apertura degli atti,ma fino ad oggi si è andato avanti solo a chiacchiere,c’è stato un solo incontro con l’avvocato della controparte,davanti alla commissione della camera del lavoro,per la riconciliazione (su tre volte che siamo stati convocati,loro si sono presentati una sola volta). Abbiamo insistito più volte con il nostro legale di lasciar perdere le trattative di riconciliazione (perchè tanto non ci sarebbe stato nulla da fare con certa gente)e di aprire direttamente gli “atti” per affrontare una causa vera e propria davanti ad un giudice.Il nostro legale ci ha comunicato una data (il 26 novembre 2009),nella quale si sarebbe svolta un’udienza davanti ad un giudice,in tribunale,per l’ennesima riconciliazione…ma la data è poi saltata(non ne ricordo il motivo).Ci è stata comunicata un’altra data(dopo tanto nostro insistere)il 10 febbraio 2010.Ma circa una settimana prima di questa data,ci è stato comunicato (a voce…tutte le comunicazioni con il legale si sono svolte a voce)che il giudice aveva rimandato la nostra,ed altre cause,per il troppo onere di lavoro.Ci ha infine comunicato la data del 16 febbraio 2010,ma il giorno prima di questa data un mio collega riceve una telefonata dal legale,il quale lo informava che non ci sarebbe stata nessuna udienza per via di uno sciopero dei “cobas” del tribunale.Il mio collega ha risposto che sarebbe andato comunque in tribunale a verificare.Il 16 mattina eravamo lì tutti e tre,ed abbiamo appurato subito che non c’era nessuno sciopero.Ci siamo fatti coraggio e siamo entrati in un’aula chiedendo informazioni ad un giudice che era lì,spiegandogli che avevamo una causa fissata per quel giorno, a tale ora con il giudice taldeitali.Lei (il giudice che avevamo davanti era una donna)ha controllato su una lista di nomi quello del collega che le avevamo appena fornito,ma ci assicurava che non c’era nessun giudice taldeitali.Però poteva controllare sul PC se per quel giorno ci fosse stata un’udienza con i nostri nomi,o quello della controparte.Dopo aver controllato più volte (digitando sia i nostri nomi che quello della controparte)ci assicurava che non c’era nessuna udienza iscritta a nome nostro,e che non c’era nesun giudice con il nome da noi fornitole.
Abbiamo dunque domandato come ci potevamo,e come ci dovevamo comportare nei confronti del nostro legale,perchè era chiaro che a quel punto ci aveva mentito (dandoci una falsa data,ed un falso nominativo)…e lei,gentilissima,ci ha prima indirizzato all’ordine degli avvocati,per fare un esposto,e come seconda opzione ci ha detto di parlarne apertamente con il nostro legale,per chiarire la situazione.
Appena fuori dal tribunale lo abbiamo contattato telefonicamente,dicendogli che eravamo lì e che non c’era nessuno sciopero,che non c’era nessun giudice con il nome da lui fornitoci e che non c’era nessuna causa con i nostri nomi,lui si è difeso dicendo che avevamo sbagliato sezione e che i dati che ci aveva dato erano giusti…abbiamo risposto che noi eravamo ancora lì,e che avevamo ricontrollato tutti i dati che lui ci aveva fornito,e che lo stavamo aspettando.Alchè,ci ha detto di raggiungerlo in studio,così avremmo chiarito la faccenda.Gli abbiamo risposto che non volevamo più vederlo,perchè fino ad ora ci aveva solo preso in giro,e che un magistrato ci aveva consigliato di rivolgerci all’ordine degli avvocati per un eventuale denuncia e che gli avremmo tolto il mandato,affidandolo ad un altro legale.Nel pomeriggio uno dei miei due colleghi lo ha fatto chiamare telefonicamente da un suo zio,che è “generale della guardia di finanza” (o qualcosa del genere),anche perchè quando gli abbiamo dato i 1.000 euro,non ci ha rilasciato nessuna fattura,e li ha voluti in contanti.Terminata la telefonata dello zio,il mio collega lo ha chiamato dicendogli che avrebbe voluto indietro la documentazione che gli avevamo fornito e i soldi che gli erano stati dati per l’apertura degli “atti”,mai avvenuta.Il legale rispondeva che per quanto riguardava la documentazione del mio collega non ci sarebbero stati problemi,ma per quel che riguardava me e l’altro collega ce la potevamo anche scordare,e che ci aveva denunciato per “minacce”.(dubito che sia vero!!!)Comunque sia,la domanda è questa…. qual’è l’atteggiamento da assumere nei confronti di questa persona quando ci presenterà la parcella,tenuto conto dei soldi che gli abbiamo anticipato,del fatto che non abbiamo ricevuto una fattura e di tutte le vicissitudini a cui siamo andati incontro a causa sua?(giornate di lavoro perse,tempo sprecato inutilmente ecc.ecc.)E poi,come possiamo fare per vedere se effettivamente gli “atti” sono stati aperti?

Ti  consiglio di rivolgerti ad un nuvo legale, spiegargli la situazione, valutare con lui i fatti, vedere se c’è o meno un procedimento aperto in Tribunale a nome tuo e dei tuoi colleghi. In base a ciò potrai con i tuoi colleghi ed il vostro nuovo legale di fiducia fare un esposto all’ordine degli avvocati contro il vostro ex-legale e qualora ne ricorressero i presupposti fare causa allo stesso per il risarcimento degli eventuali danni patiti.

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L’estinzione dell’usufrutto

Su un immobile di mia proprietà esiste un usufrutto dei miei genitori, ma vi abito io e la mia famiglia, mentre loro abitano da più di ventanni in un altro immobile, sempre di mia proprietà, sul quale non c’è nessun usufrutto. A causa di questa inversione di residenza rispetto all’usufrutto, non mi è possibile beneficiare delle detrazioni ICI come prima casa su nessuno dei due immobili. Vorrei sapere se l’usufrutto esistente si può considerare estinto per prescrizione dovuta al non-uso ventennale dello stesso o no, oppure è spostabile tra un immobile e l’altro e quali sono i costi dell’atto/i da effettuare.

L’art.1014 c.c. dispone che oltre quanto è stabilito dall’articolo 979, l’usufrutto si estingue per prescrizione: per effetto del non uso durato per venti anni; per la riunione dell’usufrutto e della proprietà nella stessa persona; per il totale perimento della cosa su cui è costituito. Quindi effettivamente potresti beneficiare ai sensi del richiamato articolo dell’estinzione per non uso ventennale. Poi se lo riterrai necessario potrai eventualmente concedere l’usufrutto ai tuoi genitori sull’altro appartamento. Quanto ai costi, purtroppo non posso aiutarti in quanto dovrai avvalerti di un notaio.

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il matrimonio con una cittadina straniera

Sono sposato con una cittadina brasilana, madre di una bambina avuta da una precedente relazione e siamo tutti e tre residenti in Italia. Per cominciare dal principio: siamo usciti dal Brasile con la minore grazie all’autorizzazione di un giudice brasiliano, autorizzazione rilasciata alla conclusione di un regolare processo tenuto il Brasile a novembre 2006. Si è reso necessario l’intervento del giudice in quanto il padre biologico della bambina risulta irreperibile. Siamo entrati in Italia a fine dicembre 2006, io naturalmente senza problemi, loro con un permesso di soggiorno per turismo. Il 3 marzo 2007 ci siamo sposati ed abbiamo fatto tutti i passi necessari per regolarizzare la posizione di mia moglie e della bambina.

Ad oggi hanno il permesso di soggiorno scadente nel 2012, sono iscritte regolarmente all’anagrafe del nostro comune di residenza, la bimba (che ora ha 7 anni) frequenta la scuola e nel frattempo abbiamo avuto un altro (bellissimo) bambino 🙂 A marzo 2009 abbiamo presentato la domanda per l’ottenimento della cittadinanza Italiana, per la quale lo Stato si è preso 2 (dico due… sic!) anni. Nel frattempo mia moglie ha ottenuto la carta d’identità italiana, ha conseguito la patente, la bambina è nel nostro stato di famiglia.
Le mie domande:
1) possiamo uscire con la bambina per andare qualche giorno in vacanza in Europa? (es.: Parigi, Canarie)
2) la cittadinanza passerà automaticamente anche alla bambina?
3) se sì, sarà possibile richiedere anche per lei il passaporto italiano?
4) Una volta ottenuto tutti il passaporto italiano, possiamo andare tranquillamente in Brasile tutti come turisti italiani e riuscirne quindi tranquillamente senza problemi per la bambina?

Per quanto riguarda il permesso di soggiorno di tua moglie, la legge parla chiaro, ovvero ai sensi dell’art. 5 della legge 1992, n. 91, (come novellato dalla legge 2009, n. 94) Il coniuge, straniero o apolide, di cittadino italiano può acquistare la cittadinanza italiana quando, dopo il matrimonio, risieda legalmente da almeno due anni nel territorio della Repubblica, oppure dopo tre anni dalla data del matrimonio se residente all’estero, qualora, al momento dell’adozione del decreto di cui all’articolo 7, comma 1, non sia intervenuto lo scioglimento, l’annullamento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio e non sussista la separazione personale dei coniugi.” Il secondo comme della citata norma prevede poi che I termini di cui al comma 1 sono ridotti della metà in presenza di figli nati o adottati dai coniugi” Ne consegue che nel caso de quo, tua moglie avrebbe avuto diritto a rihiedere la cittadinanza, a partire da un’anno del matrimonio in quanto come emerge dal secondo comma della norma citata il termine di due anni, in presenza di figli si dimezza.

Per quanto riguarda, gli interrogativi che poni sullo status della bimba, l’articolo 14 della citata legge 1992, n. 91 stabilisce che “I figli minori di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana, se convivono con esso, acquistano la cittadinanza italiana [..]”. Tuttavia, nonostante la normativa parli chiaro poi dovrai confrontarti con l’applicazione da parte delle autorità competenti, in questo caso la Prefettura della tua provincia. Lì potrai informarti in modo più specifico anche sulle questioni relative al passaporto.

 

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quando l’artigiano dopo aver ricevuto le proprie spettanze chiede altro..

Nel 2007 io e il mio fidanzato abbiamo aquistato un appartamento. Abbiamo affidato i lavori di ristrutturazione edilizia ad un artigiano. Abbiamo aperto regolare DIA.Il muratore ci ha presentato un preventivo di 10.000 euro. Abbiamo pagato un acconto, poi un saldo. In questo momento abbiamo scoperto che erano 10.000 più IVA e quindi abbiamo aggiunto 1.000 euro. Dopo aver saldato (bonifico bancario per avere le detrazioni fiascali) ci ha presentato un foglietto di bloc notes dove chiedeva spese extra per 2.800 euro. Non ce ne ha mai parlato e non ha mai concordato nulla con noi. Secondo Lei dobbiamo pagarle? In caso di risposta negativa cosa posso fare per far capire a questo signore che non ha diritto a nulla dato che puntualmente si fa sentire con le sue richieste?

In linea di principio, da quanto dici, secondo me non dovresti dargli altro oltre a ciò che hai già provveduto a saldare. Tuttavia dipende dai termini dell’accordo che avete preso. Successivamente in caso di sue richieste o pressioni in tal senso, potrete chiedere alla vostra controparte di farvi pervenire queste richieste in forma scritta, cosicchè voi personalmente, o a mezzo di un legale gli risponderete (mezzo preferibile) una volta per tutte che a loro non spetta nulla in più di quanto hanno già ricevuto.