Salve Ho in fitto all’interno di un centro commerciale un locale di 60 mq. Dal 1999 il contratto iniziale prevedeva che tutta la superficie del centro commerciale era di 6000 mq di cui 3000 mq alimentari, ed i restanti 3000 mq adibiti a galleria negozi. Successivamente nel 2004 vi è stato un’ampliamento di altri 3000 mq sempre degli stessi propietari ma con un’altra societa, con una concessione di asservimento alla struttura precedente, ma comunque adibita dalla propieta in complicita con l’amministrazione dietro laute mazzette, a galleria negozi quindi ci siamo trovati in regime di concorrenza con altri 20 negozi non previsti nel contratto iniziale. Più volte abbiamo effettuato rimostranze verbali verso la propieta che non ci ha preso minimamente in considerazione, pertanto abbiamo sospeso il pagamento del canone del mese di settembre 2008 ed oggi ci ritroviamo con un’intimazione di sfratto. In concomitanza di un’ulteriore ampliamento addirittura l’amministrazione gli ha concesso, con un formula molto discutibile,e precisamente con uno scambio di suolo pubblico sul quale gli hanno dato ulteriore concessione edilizia per asservimento,struttura appena realizzata e gia predisposto per un’altra galleria di negozi comunicanti a quelle gia esistenti. Data la gravita dei fatti potreste presumere che ci siano infiltrazioni criminali o altro, niente del genere semplicemente complicita tra politici incapaci e fannulloni totalmente nelle mani di un’imprenditore spregiudicato e arrogante. Restiamo a disposizione per qualsiasi chiarimento e premettiamo che qualsiasi risarcimento riusciremo ad avere siamo pronti a cederne il 50%
Le Sua sono accuse che, ovviamente, devono esere confermate dall’autorità giudiziaria penale. La corruzione è infatti un reato e per procedere occorre fare denuncia.
Per quanto riguarda lo sfratto purtroppo il conduttore non può liberamente decidere di sospendere il pagamento del canone a piacimento.
Tirandola molto per i capelli si potrebbe leggere il caontratto e verificare se, effettivamente, è in esso prevista una clausola che richiami ad una promessa di mantenere la situazione concorrenziale al livello inizialmente previsto e magari chiedere una riduzione del canone. Ma si tratta di una strada difficilmente percorribile visto che, comunque, non si puo’ certo impedire l’aumento della concorrenza.
Se ritiene di avere prove che possano dimostrare l’illiceità dei comportamenti collusivi di società e amministrazione, l’unica possibilità e rivolgersi alla giustizia penale ordinaria.