Una vertenza è un conflitto tra due o più persone relativamente ad un certo bene o situazione, come ad esempio la proprietà di un fondo, i suoi confini, ma anche una separazione, un recupero credito e un milione di altre cose.
La distinzione stragiudiziale e giudiziale si riferisce al modo in cui il problema viene trattato e alla fase in cui la vertenza si trova.
Una vertenza è stragiudiziale quando non è (ancora) stata portata davanti ad un giudice e cioè in tribunale per essere decisa dallo stesso, ma si trova in una fase di trattative in cui le persone coinvolte discutono tra loro al fine di trovare una soluzione, di solito assistite dai rispettivi legali, mediante un approccio di tipo negoziale.
È giudiziale, invece, quando in relazione alla stessa pende una causa in tribunale.
Di solito, le due fasi sono successive tra loro e rappresentano due tipi di «rimedi» ai problemi legali di gravità, rispettivamente, crescente. In sostanza, prima si tenta di risolvere un po’ più «con le buone» il problema, poi si passa al tribunale solo se proprio si vede che non c’è verso di riuscirci.
Per lo più, infatti, si inizia a trattare una vertenza sempre tramite un approccio negoziale, per poi passare alla fase stragiudiziale solo se nel primo modo non ci sono stati risultati apprezzabili.
Con il sistema giudiziario assolutamente fallimentare offerto nel nostro Paese, la fase stragiudiziale è di importanza fondamentale per la trattazione dei problemi giuridici e un avvocato degno di questo nome deve riuscire a versarci tutta la sua professionalità e creatività, rinunciando a proseguirla, e consigliando al cliente di iniziare una causa, solo quando non c’è proprio nessuna speranza residua.
Le due fasi non sono, peraltro, nella pratica così nettamente separate.
Molto spesso accade che, anche dopo il passaggio alla fase giudiziale, e spesse volte anche a causa dello stesso passaggio, continui o riprende la trattativa che si era svolta nella fase pregiudiziale.
In realtà, sono più le volte in cui la fase di trattativa continua anche dopo il passaggio alla fase giudiziale che quelle in cui si arresta e si ha un vero e proprio passaggio netto da una fase all’altra.
Questo, alla luce di quanto accennato, è sicuramente un bene.
In alcune ipotesi, addirittura, è sufficiente iniziare una causa per determinare la controparte ad addivenire ad un accordo.
In conclusione, lo strumento della trattativa, cui corrisponde per lo più, anche se non solo, la fase stragiudiziale, e quello del processo, cui corrisponde la fase giudiziale, sono rimedi che l’avvocato deve saper modulare con pazienza e sapienza tra loro, valutando caso per caso a seconda della situazione e dell’interlocutore che si trova di fronte.
Un problema comprensibilmente sentito dai clienti per la gestione della fase stragiudiziale è la modalità di tariffazione.
In sede di trattative, le situazioni sono ancora molto «fluide» ed è difficile per l’avvocato avere un’idea del lavoro che è necessario svolgere (quante lettere, telefonate, incontri, accessi agli uffici, ecc.).
Noi di solito proponiamo il sistema della tariffazione a tempo, perchè lo riteniamo il più adatto ad un tipo di lavoro come questo. Il rovescio della medaglia è che il cliente può sapere solo fino ad un certo punto che cosa va a spendere, ma questo margine di non consapevolezza rimane, a nostro giudizio, ineliminabile proprio per la struttura stessa del lavoro.