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Mediazione familiare: a cosa serve?

Blanche DuBois
Blanche DuBois

Avete mai visto la commedia o il film «Un tram chiamato desiderio» di Tennessee Williams?

Una dei protagonisti, ad un certo punto, pronuncia una celebre battuta, entrata poi nel linguaggio comune, specialmente nei paesi anglosassoni. Si tratta di Blanche DuBois e della sua famosa «Ho sempre confidato nella cortesia degli sconosciuti», una battuta che in poche parole ci fa capire il grado di sofferenza di Blanche all’interno della famiglia in cui viveva.

La mediazione familiare, almeno quella che pratico io insieme alla mia squadra, serve a uscire da queste situazioni, molto diffuse, in cui é più facile parlare con uno sconosciuto che con un proprio familiare.

Secondo l’accezione più comune, la mediazione servirebbe solo per fare in maniera più fluida la separazione o il divorzio. Personalmente, propongo invece una definizione più ampia e, a mio giudizio, utile ed opportuna nella pratica, come quella di un intervento che consente alle parti semplicemente di riprendere a comunicare, eliminando i blocchi e sciogliendo i nodi del dialogo.

Saranno, poi, le parti stesse, una volta che avranno ripreso a comunicare, a decidere per cosa usare il dialogo così recuperato, cioè ad esempio se per separarsi o invece per ricominciare una vita in comune.

La «mia» mediazione non preclude nulla; perché farlo infatti se dopo la ripresa del dialogo le parti si ritrovano più vicine e unite di quel che avrebbero potuto pensare? La maggior parte dei conflitti é più apparente che reale e deriva da un grosso problema di comunicazione, risolto il quale si può appunto scoprire che non c’è nessun conflitto.

Per questo, la mediazione va vista solo innanzitutto come un intervento preliminare di «sblocco» di una situazione paralizzata. Saranno poi le parti a decidere dove vogliono andare con le gambe, ma anche il cuore, di cui hanno appena riacquistato l’uso.

Anche per questi motivi, stiamo studiando tecniche di terapia di coppia, per tutti i casi in cui i protagonisti dovessero decidere di riprovarci. Al contrario, si potrà dar corso negli altri casi alla mediazione per definire una buona separazione o un buon divorzio.

Bisogna sempre cominciare dalla mediazione.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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