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riflessioni

10 cose sull’accettazione dell’eredità.

1) L’accettazione dell’eredità é necessaria per diventare erede: prima di essa si è solo chiamati ad una successione, ma non si è ancora eredi.

2) Non è necessaria la rinuncia all’eredità per non essere erede, piuttosto é il contrario: per diventare erede deve esserci
un’accettazione.

3) L’accettazione può essere di due tipi: espressa o tacita.

4) L’accettazione espressa si ha quando si dichiara appunto
esplicitamente di accettare l’eredità, ad esempio in occasione della pubblicazione del testamento da parte del notaio.

5) L’accettazione tacita invece avviene in modo implicito quando chi é stato chiamato all’eredità fa una cosa che presuppone
necessariamente la sua volontà di accettare.

6) Presentare la denuncia di successione generalmente non comporta accettazione tacita dell’eredità, mentre la comporta, ad esempio, vendere un bene facente parte dell’asse.

7) Bisogna stare attenti ad accettare, in qualsiasi modo, un’eredità, perché al suo interno potrebbero esserci più debiti da pagare che sostanze e in questo caso l’erede é tenuto a pagare.

8) I debiti possono essere anche fideiussioni o obblighi di garanzia, quindi anche l’eredità di un pensionato può essere a rischio, se il defunto ha messo una firma per garanzia magari di un figlio o del coniuge.

9) Prima della morte di una persona, la sua eredità, che non esiste ancora come tale, non può essere né accettata, né rinunciata, né altrimenti resa oggetto di contratti: tutte queste operazioni, se realizzate, sono nulle per legge (divieto dei patti successori).

10) Quando devi valutare il da farsi in relazione ad un eredità, fai sempre un lavoro di approfondimento a riguardo con un bravo avvocato.

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«Nel momento in cui accettiamo i problemi che …

«Nel momento in cui accettiamo i problemi che ci sono stati assegnati, le porte si aprono» (Rumi)

counseling crescitapersonale accettazione

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Tendi troppo a giudicarti. Per smettere di fa …

Tendi troppo a giudicarti. Per smettere di farlo, o farlo meno, cerca di ricordarti anche tutte le cose buone che hai fatto e fai, tutto quello di buono che sei per le persone della tua vita, proprio tu, con i tuoi difetti, i tuoi limiti, la tua finitezza ??

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counseling mindfulness consapevolezza meditazione ascolto
crescitapersonale accettazione

Tendi troppo a giudicarti e spesso sei troppo pesante con te stesso nel dialogo interno. Quando sbagli, al contrario, hai bisogno di ricordarti tutte le cose buone che hai fatto, tutte le cose buone che sei, per capire che non sei quell'errore, non sei solo le tue ombre, che peraltro puoi accettare come un qualcosa
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«I tuoi limiti, di cui spesso ti lamenti, sia …

«I tuoi limiti, di cui spesso ti lamenti, sia che vengano dal tuo mondo fisico o interiore, sia che arrivino dagli altri o dal mondo con cui interagisci, sono la materia prima necessaria a ogni tua creazione e trasformazione.
Ecco perché immaginare una vita senza ostacoli è un esercizio sterile. Ma imparare a estrarre la tua grandezza da tutto ciò che vuole impedirtelo crea la bellezza nella tua vita.»

(Alberto Simone, “Ogni giorno un miracolo”)

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Da oggi, tutti con un taccuino sul comodino, …

Da oggi, tutti con un taccuino sul comodino, pronti per annotare i preziosissimi sogni che doveste ricordare…

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«Le malerbe»: una graphic novel che racconta …

«Le malerbe»: una graphic novel che racconta una storia bellissima e molto intensa.

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A meno che tu non sia infallibile… ci saran…

A meno che tu non sia infallibile… ci saranno giorni, anche a dieta, in cui mangi troppo.

Non mollare.

Gli errori accadono. L’importante è accettare di aver fatto un errore, imparare da esso e provare a non farlo di nuovo. Se poi capiterà ancora, pazienza, sarà sempre stato meglio un errore o due in un programma sensato di non aver fatto niente in assoluto. È
assolutamente fondamentale la felicità e la gratitudine per i risultati parziali.

Se vuoi fare qualcosa di costruttivo dopo aver mangiato troppo, colpisci duramente il tuo prossimo allenamento e brucia alcune calorie in più.

Quindi, riprendi, anzi rimani con la tua dieta.

Accettare le «deviazioni» senza giudicarsi («ecco, anche stavolta non riesco a fare una dieta» o, ancora peggio, «ecco, non sono capace nemmeno di stare a dieta») è probabilmente la cosa più importante di tutte in un programma di lavoro sul corpo.

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Counseling significa insegnare di nuovo ad un…

Counseling significa insegnare di nuovo ad una persona a raccontarsi e farla così ricominciare ad esistere.

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«- Conosco la differenza tra le persone che s…

«- Conosco la differenza tra le persone che sanno aprire il loro cuore e quelle che non sanno farlo. Tu sai farlo.
– E se uno lo apre cosa accade?
– Si guarisce.»

(Haruki Murakami, Norwegian Wood)

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counseling

La sofferenza va anzitutto accolta e ascoltata.

Oggigiorno, chi affronta una situazione di dolore e sofferenza e si rivolge a qualcun altro essere umano per ricavarne conforto e lenimento, incoccia quasi sempre, e non solo quando interpella un amico, ma anche quello che dovrebbe essere un professionista della cura, in un fanatico del pensiero positivo.

Sì é verissimo, il pensare positivo fa bene e risolve un sacco di problemi, ma ci sono momenti nella vita di tutti noi in cui questo non è semplicemente possibile. Può essere un traguardo, un obiettivo di lungo termine della relazione di cura, ma nell’immediato non si può proporre come soluzione.

Se uno va al pronto soccorso con una gamba fratturata, non gli si può proporre come cura quella di andarsi a fare una bella passeggiata, anche se notoriamente camminare fa benissimo…

Proporre il pensiero positivo a chi in quel momento ne é evidentemente incapace significa non solo omettere di aiutarlo e curarlo, quando magari se ne avrebbe il dovere, ma addirittura aggravarlo, facendolo sentire ancora più inadeguato, inadatto, sfortunato e, persino, giudicato.

Il primo intervento é sempre e solo l’ascolto e l’atteggiamento della compassione, nel suo significato etimologico cum patior, stare insieme senza fare niente condividendo, per quanto possibile, la situazione di sofferenza e dolore.

La modalità dell’essere, in contrapposizione a quella oggi tanto di moda quanto disfunzionale del «fare» qualcosa a tutti i costi – pena sentirsi un inetto e un incapace che «non cura i propri problemi», é l’unica che funziona e che mette in moto i meccanismi di autoguarigione e lenimento dell’animo umano.

La sofferenza va accettata, accolta e persino esplorata, senza la minima pretesa di fare alcunché, tutte le ferite vanno rimesse a Dio e all’universo e, soprattutto, nessuna goccia di dolore va mai sprecata, ma bevuta fino in fondo per poter andare presto oltre e più in alto.