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Il giudizio si ha solo quando è sull’identità, i fatti e le condotte
possono sempre essere valutati in modo estremamente negativo senza
alcun giudizio.
Ma questo le persone in fondo vedo che lo comprendono perfettamente:
io parlo male in continuazione e dappertutto dell’aborto, ma seguo
diverse donne che hanno abortito.
Sembra una contraddizione, invece é solo autenticità.
Naturalmente, quando si condanna un fatto può sempre esserci qualcuno
che si sente giudicato, ma questo è solo un problema di sua autostima
e comunque il diritto / dovere di chiamare male il male deve sempre
essere considerato prevalente, altrimenti si scivola davvero nel
relativismo, quando invece c’è bisogno, all’esatto opposto, di
discernimento.
Condannare sempre il peccato, accogliere sempre il peccatore, anche
perché resta un fatto molto importante: ognuno di noi vale sempre di
più del suo più grande sbaglio.
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«Il Signore … esaudirà i desideri del tuo cuore» (Salmi 37:4)
É molto vero ed è un grande pericolo nel momento in cui i desideri
sono quelli del nostro cuore e non del suo…
Desiderare é un’arma potentissima che finiamo regolarmente per
rivolgere contro di noi.
Il vero corso di cui avremmo bisogno tutti é quello per saper usare
con accortezza ed oculatezza i desideri.
«Il desiderio é la via della vita» (Jung)
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consigli, ma solo di domande. É come se io mi limitassi a darti delle
scatole, che poi sei tu a riempire.
Uno dei temi fondamentali della vita di tutti noi, uno dei problemi
che mi vengono portati più spesso a studio, é quello di riuscire a
trovare il proprio «vero talento», quello per cui ognuno di noi é
stato in qualche modo chiamato.
Sette domande per trovare la tua chiamata più autentica.
Il counseling si basa su due elementi:
– ascolto non giudicante;
– formulazione di domande che stimolano processi riflessivi.
Nel mio counseling, poi, c’è un terzo elemento, di carattere negativo: il divieto assoluto di dare consigli.
Nel counseling, infatti, è il «cliente» che trova, con la
fluidificazione del counselor, la sua soluzione; non è mai il counselor che eroga una consulenza e dice al «cliente» cosa deve fare.
La cura del counseling é un tocco molto più gentile di quello di chi pretenderebbe di avere soluzioni valide per tutte le persone e tutti i casi.
É come un amico che ti siede accanto, ti ascolta, senza giudicarti per i tuoi problemi e la tua incapacità di risolverli e ti propone degli angoli visuali nuovi su quegli stessi problemi, facendoti venire idee nuove riguardo possibili soluzioni degli stessi, che tu poi elaborerai in completa autonomia.
Per questo, un buon counselor mette da parte il suo ego e mantiene sempre un atteggiamento animico: non è importante che tu risolva i tuoi problemi grazie al mio metodo e ai miei consigli, é importante che tu li risolva, in qualunque modo ciò avvenga o, se non li risolvi, che almeno la tua sofferenza sia lenita.
Il counseling non è mai una teoria da dimostrare, quanto piuttosto una mano da tendere, una connessione da stabilire, perché non è la logica – questo è difficile da capire per l’uomo contemporaneo, che vive nella mente – che consente di affrontare i problemi, ma sono le connessioni.
Te lo ripeto.
Non ti serve mai un «piano». Ti serve molto di più uno che stia con te nella tua stessa situazione, nelle tue stesse emozioni.
Ti serve, insomma, più un “complice” che un piano…
Un piano, un consiglio, una «logica» non fanno altro che farti sentire giudicato, inadeguato, impreparato, a rischio di fallire di nuovo…
Una connessione ti fa sentire compreso e che non sei solo ad affrontare i tuoi problemi e le tue paure.
Essa mette in moto e sprigiona tutta l’energia e la capacità di risolvere i problemi che si trovano dentro di te, le tue capacità di autoguarigione, che sono essenziali in ogni situazione.
Non sono mai i ragionamenti che ci muovono, non sono i progetti, non gli obiettivi, ma i sogni.
Non abbiamo bisogno di consigli, ma di ascolto, presenza, vicinanza, connessione, un modo di relazionarsi delicato e davvero rispettoso sia dei nostri problemi che, soprattutto, dei nostri blocchi, perché in quei blocchi ci sono le nostre ferite e, in ultima analisi, ci siamo noi.
Il contrario di «solare» é «autentico».
Una persona autentica non è necessariamente una persona sincera, che in realtà… non esiste.
Chi è autentico, proprio perché tale, sa benissimo che nessuno di noi uscirà mai del tutto dal suo egoismo, dalla sua ipocrisia, ma resterà sempre, anche se magari poco, legato alla dimensione terrena, con tutto ciò che ne consegue.
Chi è autentico e consapevole accetta le sue emozioni e, soprattutto, le ascolta, cosa quest’ultima che la maggior parte delle persone evita accuratamente come se ne potessero derivare le più grandi catastrofi, mentre é vero l’esatto contrario.
Le nostre emozioni non sono sempre nobili o piacevoli come vorremmo, ma intanto le possiamo ascoltare per capire che messaggio sono venute a portarci.
Umberto Eco ha scritto «Il nome della rosa» partendo dal desiderio di avvelenare un monaco.
Io stesso desidero a volte che una determinata persona muoia e, al solo pensiero che questo possa accadere, mi sento sollevato… É una cosa che ho portato in confessione, ovviamente, ma non posso nemmeno fare finta che una parte di me non abbia questa idea.
Se decidessi di far finta di non avere questo sogno nero dentro di me, di negarlo e soffocarlo, cosa diventerei?
Esatto: solare.
Una persona piena solo di allegria, felicità, sentimenti nobili ed elevati… Peccato che sia tutto di plastica. Che non sia vera allegria, felicità e nobiltà.
Ecco perché ha ragione Morelli, il modo migliore che ha una persona di cagarsi in testa da sola é quella di definirsi solare, cioè una persona non autentica, di plastica, uguale alle altre, da mettere nel mucchio quando va bene.
Altra dichiarazione consimilare é quella di chi si dichiara essere uno/a che «dice sempre quello che pensa» che é in realtà quasi sempre il verso che fa un narcisista bugiardo che fa outing.
Abbraccia le tue ombre e arriva ad avere la capacità di giocarci, smetti di giudicare gli altri e vedrai che smetterai di giudicare anche te stesso.
Lascia il sole nel cielo, la luna nella notte e cerca di diventare sempre più forte, nel corpo e nello spirito, e sempre più te stesso, mai un altro.
Essere te stesso é come andare a pisciare: puoi farlo solo tu ?.
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Non smettere mai di fare il bene, soprattutto non smettere mai di mostrare la bellezza, a mettergliela sotto al naso, a tutte le persone che ami
La differenza tra amare e voler bene è una sola: il desiderio di prossimità ??????
https://blog.solignani.it/2015/04/16/amare-e-voler-bene-che-differenza-ce/
«Non ci baciammo quella sera, né le volte
subito dopo: non c’era più fretta ora che ci eravamo incontrati. Procedemmo con la cura che meritano le cose eterne.» (Valeria Parrella)