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11 cose sull’alterità degli avvocati .

1) L’alterità é quella condizione per cui un avvocato, rispetto al problema legale che ti interessa, é scollegato e interessato solo di riflesso.

2) Mettiamo che tu vada da un avvocato per un recupero credito: i soldi in ballo sono tuoi, non dell’avvocato, che dunque rispetto agli stessi é in una posizione di alterità, e può venir interessato dall’esito della pratica solo in parte e spesso in maniera indiretta.

3) Se vuoi puoi chiamare l’alterità dell’avvocato anche come distacco, impermeabilità, indipendenza rispetto al problema legale che tu, come cliente, hai.

4) L’alterità dell’avvocato, nonostante qualcuno a volte pensi diversamente, é una qualità positiva: é estremamente utile che il tuo problema sia trattato da una persona che rispetto allo stesso presenta un maggior distacco del tuo.

5) I nostri antichi padri lo avevano capito e codificato molto chiaramente, coniando l’adagio «nemo judex in re sua», che significa che nessuno può valutare lucidamente una situazione in cui é coinvolto direttamente (letteralmente: nessuno é buon giudice della sua cosa).

6) A volte percepisci il distacco dell’avvocato come menefreghismo, pensi che un legale non potrà mai seguirti efficacemente se non prova esattamente le tue stesse emozioni, per le quali dovrebbe anzi essere disposto a litigare con i suoi colleghi avvocati, ma non preoccuparti: se pensi questo, è solo perché non hai capito niente.

7) Per dirla con le parole del dr. House: preferisci un dottore che ti tenga la mano mentre stai morendo o uno che ti ignori mentre però ti salva la vita?

8) Quando si ha un problema legale si soffre e quando si soffre si perde lucidità, ma quanto più riuscirai a capire queste cose, tante più saranno le possibilità che avrai di risolvere il tuo problema.

9) C’è anche un ulteriore aspetto molto importante dell’alterità, che fa capo al fatto che se hai un problema legale molto facilmente lo hai letteralmente attirato nella tua vita per il modo in cui hai vissuto sino ad ora: per questo ti serve dunque il punto di vista diverso di un’altra persona, cioè in questo caso il tuo avvocato – e magari anche un counselor per fare un percorso che ti porti ad un livello evolutivo più alto.

10) Alterità non significa invece che il tuo avvocato se ne possa sbattere di te: il tuo avvocato deve prestarti ascolto e stabilire una connessione con te, senza però che tu pretenda che lui la pensi o la veda esattamente come te, perché qualsiasi divergenza a riguardo é proprio quella risorsa che occorre per iniziare a trattare il problema.

11) La vita é l’arte dell’incontro e l’incontro che devi curare con la miglior arte possibile quando hai un problema legale é quello tra te e il tuo avvocato: da esso, grazie soprattutto all’approccio fresco garantito dall’alterità dell’avvocato, scaturiranno quelle energie che c’è bisogno di mettere in moto per occuparsi della situazione.

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Maschera: la metti per paura del giudizio altrui.

Perché si indossa una maschera?

È sempre per un motivo molto preciso: la paura del giudizio degli altri.

È per questo che una maschera, chi più chi meno, ce l’abbiamo tutti.

La maschera, però, ci impedisce di essere autentici e quindi unitari, centrati, sereni e felici.

Impedisce le relazioni autentiche, perché la maschera è uno degli ostacoli principali all’ascolto, che è lo strumento fondamentale per stabilire una connessione empatica non giudicante, e quindi
genuinamente umana e, come tale, spiritualmente «nutriente» tra esseri umani.

Già è difficile incontrare una persona che sia davvero in grado di e disposta ad ascoltarti, senza interromperti, senza fornire
«soluzioni», senza giudicare, dandoti la sua completa attenzione…

Se però tu, quando anche hai la fortuna di incontrare una persona così, o, il ché è lo stesso, di aver trovato un bravo counselor, fai parlare, anziché te stesso, la tua maschera, come può esserci vero ascolto, se chi parla non è la persona autentica, ma una incrostazione che hai costruito sulla tua personalità perché avevi paura della sofferenza che avresti provato se il tuo autentico sé fosse stato giudicato?

Ecco perché, nelle prime fasi di una relazione di amicizia o di affetto, anche intimo, e di una relazione di aiuto come il counseling, una delle cose più funzionali che si può fare è quello di calare, lentamente, la maschera, fino ad arrivare al punto in cui ne è rimasta meno possibile – un po’ rimarrà sempre, nessuno riesce ad essere mai al 100% autentico, fa parte della complessità umana.

Alla domanda «ti chiedo di essere sincero» si potrebbe rispondere in due modi entrambi curiosi, entrambi estremamente sinceri:
– «a quale delle mie personalità lo stai chiedendo?»
– «lo stai chiedendo al mio vero sé o alla mia maschera?»

Valuta un percorso di counseling.

Evviva noi.