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diritto

10 cose sulla modifica condizioni di separazione, divorzio, affido.

1) La legge dice che in qualsiasi momento si può chiedere di cambiare le condizioni di una separazione, divorzio, affido.

2) Quindi, in teoria, si potrebbe sempre chiedere al giudice di cancellare, ridurre o aumentare un assegno di mantenimento oppure di variare il regime di gestione dei figli.

3) Nella realtà, i giudici non amano molto che venga chiesto loro di rivedere una situazione già regolamentata.

4) Questo è particolarmente vero se separazione, divorzio o affido sono frutto di una soluzione consensuale e non è nemmeno passato molto tempo dalla firma.

5) Infatti, se hai firmato e accettato tu quelle condizioni, come fai adesso a ricorrere alla magistratura per farle cambiare? I meri ripensamenti sono molto poco bene accetti dai giudici, che in questi casi non solo rigettano la tua domanda, ma ti condannano anche alle spese.

6) Per poter presentare una domanda giudiziale di modifica delle condizioni, é necessario che ci sia un fatto nuovo di una certa importanza.

7) Sono esempi di fatti rilevanti la perdita incolpevole del posto di lavoro, il matrimonio e l’uscita dalla famiglia di un figlio, un problema sanitario grave e così via.

8) Al di fuori di questi casi, la modifica delle condizioni a mio giudizio può avvenire solo consensualmente, tramite una convenzione di negoziazione assistita.

9) In caso di modifica consensuale, tuttavia, occorre che entrambe le parti siano d’accordo.

10) Per tentare di raggiungere un accordo, si può usare un percorso di mediazione familiare oppure si può dar corso ad una trattativa tra avvocati.

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diritto

10 cose su quando chiedere il divorzio.

1) Per legge, oggi il divorzio si può chiedere dopo sei mesi dalla separazione, se consensuale, o dopo un anno, se giudiziale.

2) Prima della legge sul divorziobreve, il termine era di tre anni e, prima ancora, più lungo.

3) Il divorzio non può essere mai diretto in Italia, ma deve essere preceduto da separazione più un certo periodo di tempo.

4) Poche coppie divorziano immediatamente allo scadere del termine di sei mesi.

5) Questo avviene non perché queste coppie pensano ad una
riconciliazione, ma perché non sono ancora pronte emotivamente per il taglio definitivo.

6) La riforma del divorzio breve é stata una riforma sbagliata, non corrispondente al sentire più comune delle persone a riguardo.

7) Se é comprensibile che quasi nessuno chieda subito il divorzio appena possibile, é bene tuttavia non andare troppo avanti.

8) Ci potrebbero essere infatti diversi problemi: con la separazione sei ancora sposato ad una persona con la quale non condividi più nulla.

9) Il problema più grosso può essere successorio: se muori, eredita il tuo ex coniuge e non magari la persona con la quale vivi adesso.

10) Il mio consiglio é di non aspettare più di due, massimo tre anni, per fare il divorzio.

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riflessioni

10 cose sull’assegnazione della casa familiare.

1) Quando si disgrega una famiglia con figli, il giudice ha il potere di assegnare la casafamiliare a quello tra i due genitori presso cui i figli sono collocati.

2) Il provvedimento di assegnazione può essere adottato sia nel caso di genitori sposati che in ipotesi di genitori conviventi, essendo previsto a tutela dei figli.

3) L’assegnazione dura non solo fino alla maggiore età del figlio, ma finché il figlio non diventa autosufficiente, cosa che oggigiorno, specialmente in caso di lunghi corsi di studi, può avvenire anche a 27/28 anni.

4) Per l’assegnazione non ha rilevanza la proprietà della casa: una casa di proprietà di un genitore, in tutto o in parte, può essere assegnata all’altro – con l’assegnazione, dunque, si superano le regole dominicali, valevoli cioè per la proprietà.

5) L’assegnazione comprende anche tutti i mobili e complementi che arredano la casa, che deve rimanere nello stato in cui si trovava in modo da «servire» come abitazione completa per i figli, senza che abbia anche in questo caso rilevanza di chi sono i mobili o chi li ha pagati.

6) Chi subisce un provvedimento di assegnazione della casa familiare può in linea di principio venderla a terzi, ma ben difficilmente riuscirebbe a trovare un compratore per la casa, dal momento che un eventuale acquirente non saprebbe nemmeno quando la casa diventerebbe disponibile.

7) Il provvedimento di assegnazione della casa familiare deve essere trascritto per essere opponibile a terzi: questo è assolutamente fondamentale, se hai ottenuto un provvedimento di assegnazione, chiedi al tuo avvocato di effettuarne la trascrizione.

8) Se non trascrivi il provvedimento e il tuo ex vende la casa, o gli viene venduta all’asta, chi acquista può sbattere fuori te e i tuoi figli.

9) Chi gode dell’assegnazione della casa familiare deve pagare le utenze, la manutenzione ordinaria e le spese condominiali ordinarie – l’amministratore del condominio deve essere informato a riguardo.

10) L’assegnazione si può prevedere anche in via consensuale nei casi in cui la separazione, il divorzio o l’affido si realizzano appunto sulla base degli accordi tra i genitori.

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riflessioni

20 cose su come investire su di un bravo avvocato.

1) La tariffazione a tempo é uno dei modi di tariffare degli avvocati, di molti altri liberi professionisti e, in realtà, viene usato come base anche per la retribuzione dei lavoratori dipendenti, che é di solito oraria.

2) É l’unica forma di tariffazione ipotizzabile quando il lavoro che si deve svolgere é ancora indeterminabile per tipo e durata: in questi casi, il cliente «acquista» una o più ore del tempo e dell’attenzione dell’avvocato, almeno sino a che la situazione non sarà più chiara e sarà possibile tariffare il lavoro successivo a corpo, a forfait o flat.

3) Se un cliente viene per una situazione di crisi di coppia, non si sa ancora se ci sarà una separazione e nemmeno, nel caso vi sia, se la stessa sarà consensuale o giudiziale: si inizia a lavorare sulla situazione, con tariffazione ad ore, poi se si arriverà ad una consensuale si potrà applicare la tariffa a corpo per l’intera pratica.

4) É fondamentale che il cliente comprenda che con la tariffazione a tempo acquista il tempo e l’attenzione di un avvocato e che queste energie sono diversissime da professionista a professionista.

5) Per questo, é importante scegliere un professionista la cui attenzione sul tuo caso sia di valore: una persona che per modi di vedere le cose, preparazione, esperienza, professionalità, onestà e serietà pensi che possa realmente aiutare il tuo caso versandovi la sua attenzione e dedicandovi il suo tempo.

6) Noi avvocati non abbiamo idea di cosa ti consiglieremo di fare per il tuo caso sinché non ti abbiamo ascoltato e abbiamo riflettuto su quello che ci hai detto: é un lavoro che si fa insieme, man mano che procede l’approfondimento del tuo problema.

7) É solo dedicando tempo ed attenzione al tuo caso che ci verranno le idee necessarie, utili e opportune circa la strategia migliore per affrontare la tua situazione: come un meccanico capisce cosa non va solo quando inizia a smontare il motore della tua auto, anche noi avvocati non possiamo avere risposte preliminari, ma enucleare idee man mano che parli con noi e ci fai vedere i documenti del tuo caso.

8) Tutte le volte che si inizia un lavoro su di un problema legale si parte con la tariffazione oraria, perché molto raramente si può sapere prima che cosa c’è da fare, quindi il lavoro inizia sempre con l’avvocato e il cliente che si siedono insieme e iniziano a ragionare sulla situazione.

9) Questo è e resterà sempre un lavoro di alto artigianato e di profonda umanità e non potrà mai essere sostituito da alcun tipo di intelligenza artificiale. L’avvocato deve essere un umanista.

10) Si sceglie un avvocato non in base alla presunta specializzazione, che é il nulla, ma in base alla convinzione, o più spesso anche solo sensazione, che sia quella persona che potrebbe avere l’idea giusta per sbloccare, o trattare o lenire, la tua situazione e il tuo problema e che, inoltre, si comporterà con te in modo onesto e leale, evitando di farti adottare iniziative che potrebbero esserti più dannose che utili.

11) Le idee strategiche che ti servono per trattare la tua situazione l’avvocato non le prende, se non in minima parte, dai suoi studi di diritto: grazie a Dio, la maggior parte delle vertenze non si risolve applicando il diritto, ma in maniere molto più elastiche e creative.

12) L’avvocato «più bravo» non esiste. Semplicemente é un mito creato da alcuni clienti che volevano alternativamente essere rassicurati o pavoneggiarsi. Se mai esistesse, peraltro, sarebbe un avvocato che starebbe sul gozzo ai giudici, a quasi tutti, quindi assumerlo potrebbe essere di molto poco giovamento.

13) La verità è che l’avvocato viene scelto per risonanza, come tutte le altre persone con cui si entra in relazione nella vita: scegli quello che ti «sembra» bravo, preparato, onesto, leale, ma ti sembra così perché risuoni con lui.

14) L’avvocato deve darti la sensazione di essere quella persona che può darti il punto di vista che ti manca per guardare in modo più funzionale ed efficace alla tua situazione: un paio di occhiali nuovi con cui guardare il tuo mondo.

15) Questa cosa é fondamentale perché nel 90% dei casi il tuo problema legale sei tu stesso che te lo sei attirato o creato col tuo modo di essere, vivere e guardare alla realtà: dunque la prima cosa che ti serve é un cambio di prospettiva.

16) L’avvocato é dunque qualcosa di molto diverso da quel tecnico che oggi si vorrebbe che fosse: una specie di juke-box in cui infili una monetina e lui inizia a suonare la canzone che hai scelto.

17) Se vuoi iniziare a trattare il tuo problema, devi accettare di entrare in una relazione autentica con il tuo avvocato, per quanto la cosa possa all’inizio sembrarti strana, sgradevole o persino pericolosa, una relazione fatta di colloqui di persona, via videocall o telefono e mai di mail, whatsapp e altri surrogati del genere.

18) Avvocati e clienti sono entrambi insopportabili, ma la sfida é proprio quella di riuscire ad andare oltre questa insopportabilità per portare qualcosa di nuovo e autentico nei tuoi problemi e nella tua vita, vita che non è fatta solo di relazioni con persone con cui è facile stare in relazione…

19) Ecco dunque il vero costo di incaricare un avvocato: non solo devi pagare una tariffa oraria in denaro, ma devi anche investire il tuo tempo per lavorare con lui ed essere disposto a condividere sempre con lui fatti della tua vita a volte anche molto intimi e di cui altrimenti non parleresti volentieri.

20) Tutto ciò é tuttavia necessario per sbloccare le situazioni legali, spesso con enormi risvolti personali – pensa ad esempio ad una separazione, in cui ti trovi coinvolto: é un investimento che vale la pena di fare, piuttosto occorre porre molta cura nella scelta del professionista che farà questo percorso insieme a te.

(l’eventuale condivisione é sempre gradita…)

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riflessioni

20 cose su quanto costa un avvocato.

1) In materia di compensi degli avvocati, chi non è dell’ambiente si avvicina quasi sempre ad un legale terrorizzato da risalenti e diffuse storie dell’orrore, in cui si narra come il tal dei tali, ad esempio, abbia dovuto pagare 5.000€ per una sola telefonata ad un avvocato.

2) Molte persone, che pur ne avrebbero bisogno, rinunciano addirittura a rivolgersi ad un avvocato per paura di essere dissanguate.

3) In realtà, se é vero che i servizi legali non costano poco, é anche vero che quelle storie sono vere e proprie esagerazioni, ma
soprattutto che esiste una soluzione molto semplice: acquistare sempre un servizio legale sulla base di un preventivo chiaro e magari per iscritto.

4) A Modena si dice «sta meglio un topo in bocca a un gatto che un cliente in mano ad un avvocato» – ma per fortuna non deve per forza essere sempre così ?.

5) Ogni avvocato deve dare la massima chiarezza possibile sui costi dei propri servizi al cliente: questo serve sia al cliente che all’avvocato stesso, che, se riesce a essere preciso sui costi, scopre presto di «vendere» e convertire molto di più.

6) La chiarezza, dunque, é un vantaggio sia per i clienti, che possono acquistare con tranquillità i servizi di cui hanno bisogno, sia per gli avvocati, che così trovano molte più occasioni di lavoro.

7) Una politica tariffaria professionale basata sulla chiarezza é una grande strategia di leadgeneration e marketing, come insegno agli avvocati che seguo nel mio coaching.

8) Il cliente ha diritto ad avere un preventivo scritto; in questo preventivo l’avvocato deve indicare anche, sia per obbligo di legge che deontologico, la compagnia di assicurazione che copre i suoi eventuali errori nei confronti del cliente.

9) Quasi nessun avvocato adempie all’obbligo di indicare la compagnia assicurativa nei preventivi, pur previsto da due ordini di norme, e questo è male e denota per l’ennesima volta la tradizionale sciatteria marketing-wise della categoria: offrire una garanzia serve sempre a vendere di più!.

10) I clienti ritengono che gli avvocati siano sgradevoli e
insopportabili, gli avvocati pensano la stessa cosa dei clienti ed entrambe le cose sono verissime nella maggior parte delle situazioni, tuttavia nessun rapporto, nemmeno quelli professionali, può mai basarsi sul puro antagonismo e sull’antipatia: occorre lavorare sulle cose che uniscono – i clienti devono riconoscere il valore degli avvocati e viceversa.

11) Ci sono dei temi, come la chiarezza sui costi, che sono di convenienza comune: questo è fondamentale da capire prima di tutto per gli avvocati.

12) I preventivi redatti sulla base dei parametri forensi previsti dalla legge da questo punto di vista non funzionano, perché non danno chiarezza sufficiente al cliente, che non è neanche in grado di «leggerli» adeguatamente e finisce così per non fidarsi del proprio avvocato a riguardo e ad avere sensazioni negative che certo non lo inducono a confermare.

13) Per questi motivi, non ho mai usato i parametri forensi – che rappresentano davvero il nulla, non li usano nemmeno i giudici quando fanno le loro liquidazioni – ma preferisco usare la tariffazione oraria o flat.

14) La tariffazione oraria è autoesplicativa, quella flat é un modo di tariffazione a forfait e può, ulteriormente, essere di due tipi a seconda della situazione: a corpo per l’intero lavoro o su base annuale.

15) É a corpo quando il lavoro è già determinato, ad esempio una separazione consensuale, mentre é su base annuale quando la durata é molto più incerta, ad esempio una separazione giudiziale che può durare anni.

16) Esiste anche un altro metodo tariffario che é il compenso a percentuale o parametrato al risultato, di cui parlerò meglio in un altro post.

17) In ogni caso, con questi sistemi, finalmente il cliente può sapere in anticipo che cosa va a spendere, non in modo assolutamente preciso, perché ad esempio non sai quanti anni dura una causa, ma certamente nella misura massima possibile, potendo sapere ad esempio che più di tanto all’anno non spende.

18) Se vuoi approfondire il funzionamento dei miei preventivi di tipo flat, c’è una puntata di radio solignani podcast dedicata
all’argomento che ti invito ad ascoltare, iscrivendoti ovviamente anche al podcast per ricevere automaticamente tutti i nuovi episodi.

19) I preventivi sono gratuiti, ma i preventivi si possono fare solo quando il cliente sa già il lavoro che ha bisogno di fare: se, invece, il cliente non lo sa e l’avvocato deve aiutarlo a capirlo, allora il cliente deve prima acquistare una consulenza, cioè tempo e attenzione dell’avvocato sulla sua situazione – questo è un aspetto che molti clienti non colgono, o vorrebbero non cogliere, ma é molto importante e non accantonabile. .

20) Accanto ai preventivi, ci sono una serie di servizi legali che possono essere «pacchettizzati» una volta per tutte così se il cliente sa già cosa gli serve può acquistarla direttamente senza nemmeno bisogno di chiedere prima un preventivo – nel mio sito c’è una sezione «shop» in cui ho pacchettizzato decine di servizi legali, e che incremento man mano, che appunto possono essere acquistati
direttamente.

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riflessioni

15 cose sul divorzio.

1) É il secondo passaggio necessario, dopo la separazione, per sciogliere un matrimonio in Italia, dove non esiste il divorzio diretto.

2) Può essere chiesto dopo sei mesi, se la separazione é stata consensuale, o dopo un anno, se giudiziale – originariamente il termine era di cinque anni, poi sceso a tre, poi ai termini attuali con la legge sul divorziobreve.

3) Nella pratica, quasi nessuno chiede il divorzio appena scadono i sei mesi, di solito i coniugi aspettano un anno o due.

4) Se aspettare qualche anno può andar bene, é consigliabile non andare oltre i due o tre dal primo termine utile, anche perché ci potrebbero essere conseguenze legali negative se non si fa il divorzio.

5) Se uno dei due coniugi separati, ad esempio, muore prima di fare il divorzio, l’altro coniuge, quello rimasto in vita, ne diventa erede.

6) Il divorzio può essere realizzato consensualmente, tramite un accordo in house, quando i coniugi concordano sulle condizioni, oppure giudizialmente, quando è impossibile raggiungere un accordo ed é necessario far decidere ad un giudice.

7) Il divorzio tramite accordo delle parti é molto più veloce e meno costoso di quello giudiziale, per cui vale sempre la pena fare qualche tentativo – oltre alle trattative tra avvocati può essere utile qualche seduta di mediazionefamiliare.

8) In generale, é molto più facile che una coppia litighi in sede di separazione che in fase di divorzio, dove abbastanza spesso si fa la fotocopia, con piccoli aggiustamenti, di quello che si era fatto al momento della separazione.

9) Il divorzio con accordi in house può essere tariffato a corpo per l’intero lavoro, mentre un divorzio giudiziale viene tariffato flat o a forfait ma su base annuale: si paga un tot per ogni anno di durata della causa.

10) La fase delle trattative, quella fase preliminare in cui le parti si confrontano, con l’aiuto di uno o più avvocati, per vedere se possibile raggiungere un accordo sulle condizioni, viene di solito tariffata su base oraria.

11) Al momento attuale, presso il mio studio un divorzio in house costa 1.500€ per tutto il lavoro (somma che i coniugi possono dividersi tra loro), un giudiziale 1800€ per ogni anno e ogni ora di trattazione 100€ – oltre accessori di legge e cioè IVA e cassa avvocati; la convenienza del divorzio in house é evidente.

12) Il divorzio in house si può fare anche in videoconferenza, se ad esempio uno o entrambi i coniugi risiedono all’estero – ne ho già fatti diversi e sono stati tutti autorizzati o muniti di nulla osta dalla Procura.

13) Se uno dei due coniugi risiede all’estero, ma non si può fare il divorzio in house perché non si accorda sulle condizioni ed é necessario procedere con un divorzio giudiziale, é sufficiente fare la notifica all’estero.

14) Se uno dei coniugi é irreperibile, il divorzio si può fare ugualmente con la notifica ex art. 143 cod. proc. civ, ma prima di poter procedere in questo senso è tassativamente necessario fare tutte le ricerche possibili per trovarne la residenza, anche tramite l’impiego di un’agenzia investigativa, altrimenti la notifica é nulla e potrebbe mandare tutto in vacca anche dopo anni o decenni.

15) Fatta la separazione, i coniugi possono riconciliarsi con una semplice pratica all’ufficio di stato civile, senza bisogno di avvocato; dopo il divorzio, non c’è più possibilità di riconciliarsi, per cui quei coniugi che ricominciano a stare insieme possono solo o risposarsi o costituire una famiglia di fatto, con o senza un accordo di convivenza.

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diritto

Divorzio e trasferimento da USA a Italia: si può fare?

Mia figlia risiede in Florida, Stati Uniti, divorziata legalmente, con doppia cittadinanza, ha una bambina di 5 anni, purtroppo ha nostalgia della famiglia, essendo sola, vorrebbe tornare in Italia vicino ai propri genitori, chiedo: può il marito, essendo stato lui a volere il divorzio perché accompagnatosi con altra persona, impedire che madre e figlia possano venire stabilmente in Italia, preciso che nulla osta che lui possa venire a trovarla o la piccola se accompagnata andare dal padre come avviene attualmente.

Il presupposto implicito del problema è che il marito di tua figlia è statunitense e, se lei si trasferisse in Italia, le visite e le frequentazioni della figlia con il padre sarebbero notevolmente compromesse.

Prima ancora di fare considerazioni di merito su una situazione di questo genere, bisogna dire che la problematica non è di facile trattazione, perché probabilmente in materia si ha innanzitutto comunque la giurisdizione dei giudici degli Stati Uniti, prima ancora che quella dei giudici italiani, che va verificata attentamente.

In generale, gli Stati Uniti interpretano peraltro molto largamente le disposizioni a favore dell’esistenza della loro giurisdizione e spesso emettono provvedimenti in anche in situazioni al limite, o dove ci sono già provvedimenti italiani – mi è capitato svariate volte di assistere a cose del genere.

La prima cosa da fare, dunque, sarebbe un adeguato approfondimento per vedere se sussiste la giurisdizione italiana sul punto, cioè il diritto dei giudici italiani di regolamentare la situazione, cosa che per tua figlia rappresenterebbe molto probabilmente un vantaggio.

Ma chiudiamo questa parentesi molto avvocatesca, ma necessaria e completamente «reale», e parliamo un po’ del merito della vicenda.

Chi abbia chiesto il divorzio e per quali motivi non ha alcuna influenza su dove debba o possa stare la bambina, dal momento che è un aspetto relativo ai rapporti della stessa con i genitori.

Se il padre nega il consenso al trasferimento all’estero della madre, l’unico sistema è ottenere l’autorizzazione da parte del giudice.

Prima di arrivare a questo, con tutti i conseguenti problemi di giurisdizione e costo della giustizia (specialmente negli Stati Uniti), è il caso di fare tutti i tentativi possibili di realizzare questa cosa in via consensuale, magari tramite alcune sedute di mediazione familiare.

In effetti, non è poi un caso così raro: seguo un’altra famiglia disgregata con figli che stanno per la pressoché totalità dell’anno in Italia e per le vacanze estive interamente con l’altro genitore a Miami. Pertanto, una soluzione in qualche modo è sempre possibile trovarla.

Un assetto consensuale avrebbe peraltro molti altri vantaggi cioè molta più collaborazione in seguito tra i genitori nonostante la situazione difficile.

Se, tuttavia, nonostante ogni sforzo prodigato in questo senso, non si riuscisse a raggiungere un accordo, non resterà che valutare il ricorso alla magistratura.

Da questo punto di vista, a mio giudizio il «primo passo» da individuare a riguardo, la prima cosa che è opportuna da fare, è un adeguato approfondimento per vedere se possibile adire, in luogo della magistratura statunitense, quella italiana.

Se vuoi un preventivo per questo lavoro, puoi chiedercelo compilando il modulo nel menu principale del blog. Ti raccomando, con l’occasione, di iscriverti alla newsletter del blog, o, se non ti piace la mail, al gruppo Telegram, in modo da non perderti importanti e utili aggiornamenti quotidiani.

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Separazione: posso togliermi mia figlia se non ho reddito?

sono separata ancora non legalmente possono togliermi mia figlia di 10 mesi ed AFFIDARLA a lui solo perché vivo con mia madre e non abbiamo reddito? E un altra cosa così piccola può richiedere il pernotto le spetta? Io so che un minore può pernottare dal padre solo dai 3/4 anni

Sono domande purtroppo che non hanno molto senso.

La decisione circa l’affido di un figlio viene presa dal giudice considerando tutte le circostanze del caso concreto e, comunque, non è prevedibile, per cui la prima considerazione utile da fare è che in prima battuta conviene, per questo e mille altri motivi, tentare di raggiungere, con l’aiuto di un avvocato bravo e con una grande propensione alla negoziazione, una soluzione di tipo consensuale.

Ovviamente, l’assenza di reddito non è una circostanza dirimente, non può mai esserlo, specialmente da sola, va considerata l’intera situazione dei genitori alla luce dell’interesse del minore. Anche se ti consiglio di attivarti per superare questa condizione, mettendoti alla ricerca, se possibile, di un’occupazione o chiedendo comunque ai servizi sociali se ci sono dei sussidi o degli aiuti.

Anche per quanto riguarda il pernotto è un po’ il solito discorso, dipende sempre dall’interesse del minore, dalla situazione concreta e da come lo vede il giudice. Ci sono sentenze che stabiliscono a quattro anni il momento in cui può avvenire il pernotto presso il padre, ma altre sentenze, a mio giudizio più azzeccate, sostengono che dipende sempre dalla maturità del figlio.

In conclusione, ti serve un progetto completo per la gestione della crisi familiare, da far gestire ad un avvocato scelto molto oculatamente e, se possibile, anche da un mediatore familiare. Finché ti focalizzerai su singoli aspetti non realizzerai molto di costruttivo.

Il primo passo per te è scegliere un avvocato. Se non disponi di sostanze per compensarlo, forse puoi chiedere l’ammissione al patrocinio a spese dello stato.

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Nullità del matrimonio religioso: si può fare a distanza?

La mia penso sia una delle più comuni situazioni di divorzio. Sposato per 3 anni dopo 6 anni di fidanzamento fatto di spostamenti con il treno per le lontane ubicazioni dove vivevamo. Non abbiamo avuto figli e piano piano è venuto meno il sentimento e l’affetto che c’era inizialmente, venendo fuori quello che eravamo realmente e che non eravamo riusciti a capire negli anni passati. Ci siamo separati in modo consensuale ed ottenuto con i tempi canonici anche il divorzio. Mi sono sposato di nuovo e vivo, dopo più di 20 anni, una situazione sentimentale ottima con 2 splendidi figli. Ho deciso di chiedere l’annullamento del matrimonio ma vige una situazione logistica e di rapporti sociali complicata. La mia ex vive ad Udine ed io vivo a Roma e le nostre amicizie sono terminate con la nostra separazione. So che c’è il bisogno della presenza di entrambi e di eventuali testimoni. Come si può risolvere la questione? Si possono fare delle transazioni remote?

Immagino che tu ti riferisca alla nullità del matrimonio concordatario, che penso desideriate per potervi sposare in Chiesa per motivi di fede.

Per quanto concerne questo tipo di nullità, al momento non è previsto un procedimento di tipo telematico, anzi è richiesta una presenza effettiva delle parti che sono esaminate a fondo dai giudici del tribunale ecclesiastico.

Se vuoi ottenere la nullità, dunque, devi rassegnarti a partecipare attivamente al processo, investendo anche negli spostamenti per raggiungere la sede del tribunale competente.

Avendo già tu ottenuto il divorzio, non sarà poi necessaria la delibazione, per cui almeno questo passaggio potrai risparmiartelo.

Se vuoi un preventivo per il processo di nullità del matrimonio, puoi chiederlo compilando il modulo allegato.

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Divorzio consensualizzato: si può impugnare?

ieri mi sono recato in tribunale con la mia ex moglie per la prima Udienza Presidenziale di divorzio giudiziale da me richiesto.
Il giudice ha deciso che la ns. non era una causa per la quale si dovevano discutere mantenimenti o condizioni all’inifinito, pertanto ci ha proposto di raggiungere un accordo in sede di udienza per chiudere il tutto quel giorno (accordo sfavorevole per la mia ex visto che chiedeva un mantenimento elevato sia per lei che convive che per ns. figlia che lavora, a tempo determinato, ma lavora).
Tale accordo però è stato accettato sia da me che dalla mia ex.
Avrei due domande:
In pratica è come se il divorzio da giudiziale si fosse trasformato in consensuale?
Nonostante lei fosse d’accordo e non sia stato fatto firmare l’atto di aquiescienza, potrebbe comunque impugnare la sentenza entro 30 gg dalla notifica del ns. avvocato?
Il mio avvocato dice di no, ma non lo vedo molto convinto.

Purtroppo non posso darti maggiori informazioni di quelle che può darti il tuo avvocato, che ha partecipato all’udienza, ha visto il provvedimento del presidente e conosce sia il fascicolo che il tuo caso.

In generale, c’è da dire che sei stato molto fortunato a trovare un giudice del genere, che si è prodigato per farvi consensualizzare subito il divorzio: ti sei risparmiato anni inutili di lite, che purtroppo molte altre persone si devono sorbire.

Come sia avvenuta la consensualizzazione di preciso non lo so, può darsi che vi abbia fatto andare a conclusioni congiunte come avviene nella maggior parte dei casi, in questa ipotesi deve comunque ancora essere scritta e depositata la sentenza relativa.

Al di là della impugnabilità o meno della sentenza o dell’altro provvedimento che si è formato nel tuo caso, di cui potremmo discutere a lungo, ma comunque poco utilmente, se solo sapessimo di preciso cosa è accaduto, è estremamente improbabile che un coniuge possa impugnare una soluzione di tipo consensuale e, soprattutto, è ancor più improbabile che la sua impugnazione possa mai venire accolta.

A naso, direi che abbia dunque ragione il tuo avvocato e che tu possa stare tranquillo ed essere grato per come sono andate le cose.

Ovviamente per poter dire di più bisognerebbe vedere il verbale, il provvedimento e il fascicolo, cosa per fare la quale dovresti acquistare una consulenza, ma non credo proprio, onestamente, che ne potrebbe valere la pena.