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counseling

7 punti per trovare il tuo talento.

Come ti ho già detto molte volte, il mio counseling non é mai fatto di

consigli, ma solo di domande. É come se io mi limitassi a darti delle
scatole, che poi sei tu a riempire.

Uno dei temi fondamentali della vita di tutti noi, uno dei problemi
che mi vengono portati più spesso a studio, é quello di riuscire a
trovare il proprio «vero talento», quello per cui ognuno di noi é
stato in qualche modo chiamato.

Sette domande per trovare la tua chiamata più autentica.

  1. Cosa ti è davvero sempre piaciuto fare da bambino? Cos’era che
    facevi nella quale sembravi avere un talento naturale?
  2. Cosa sei disposto a fare gratuitamente solo perché ti porta
    soddisfazione e realizzazione? Non deve essere un hobby o
    un’occupazione che ti sei dato per convenienza, conformismo, con lo
    scopo di evitare altre persone, come purtroppo a volte accade con
    alcune forme di volontariato: deve essere qualcosa che ti porta
    soddisfazione autentica, interrogati su questo senza giudizio, anche
    se si trattasse di un’attività illegale, illecita, immorale intanto
    devi ascoltare le tue emozioni a riguardo, cosa farne si valuterà in
    un secondo tempo.
  3. Che tipo di cose assorbono la tua attenzione e ti fanno perdere
    ogni senso del tempo? Quali sono le attività facendo le quali
    dimentichi te stesso, ti abbandoni al piacere di vivere e non ti
    accorgi che le ore passano?
  4. Preferisci lavorare con gli altri o da solo? Sembra banale, ma é un
    aspetto fondamentale per capire alcune il tipo di attività cui sei
    chiamato. Ti lascio un piccolo indizio: di solito, gli uomini
    preferiscono lavorare da soli, le donne in gruppi, dove però non ci
    siano solo altre donne, ma anche uomini.
  5. Preferisci l’ordine e la struttura, o preferisci la libertà e la
    possibilità di essere spontaneo? Ti piace lavorare in un contesto
    strutturato o sei più per gli ambienti da costruire che stimolano la
    creatività?
  6. Cosa faresti e dove saresti se qualcuno ti dicesse che
    finanzierebbe il tuo sogno? Costruiresti un’attività? Faresti un
    viaggio? Spendereati tutto per te stesso? Investiresti nel fare
    qualcosa di significativo per gli altri? Pensa per un attimo di avere
    il denaro per fare quello che preferisci: che cosa faresti? Sii
    autentico, anche qui.
  7. Se ti fosse chiesto di immaginare la vita ideale, come sarebbe?
    Quali sarebbero tutti i diversi aspetti e componenti? Immaginala più
    nel dettaglio possibile: cosa faresti dal mattino alla sera dal lunedì
    alla domenica?

Conclusioni

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    tutti i giorni, dal lunedì al venerdì
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«L’imperio della pura ragione è quello del di …

«L’imperio della pura ragione è quello del dispotismo.»

Giacomo Leopardi

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Giudizio sugli altri

«Mentre giudichi gli altri, condanni te stesso»

(Romani 2,1)

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É un periodo molto particolare, cerca di non …

/nÉ un periodo molto particolare, cerca di non sprecare nessuno dei sogni che tu dovessi ricordare al mattino ?

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counseling tarocchi

La vita è l’arte dell’incontro.

Carta singola per Annalisa

– sul tema: «come posso fare nuove amicizie e conoscere persone interessanti in un ambiente nuovo?»

– mazzo usato: tarocchi di Rider White

– esito: Giustizia

La carta della Giustizia è una carta di evoluzione e di cambiamento. E’ un tipo di evoluzione che passa tramite l’acquisizione di tante piccole consapevolezze, ogni giorno, e, da questo punto di vista, realizzare un’evoluzion più «solida» e duratura, perchè la vera crescita è proprio quella basata sulle nuove consapevolezze.

Il tema della carta è quello della misurazione, resa a livello iconografico dall’immagine della bilancia. Nella nostra lingua, c’è una particolare che più delle altre rende molto bene questo processo, questo atteggiamento, questa situazione nella quale ognuno di noi volta per volta si trova a vivere: si tratta del verbo «soppesare».

Chi usa una bilancia, pesa e soppesa, così chi riflette soppesa tutte le cose della propria vita, le mette in ordine, in fila. Questa potrebbe sembrare un’operazione neutra, perchè se una cosa è lunga un metro la misura sarà sempre di un metro, ma quello che cambia è la conspevolezza, cioè il fatto che prima tu non lo sapevi bene che era un metro, dopo sì. Questo cambia tutto.

C’è una frase molto bella che recita: «La vita è l’arte dell’incontro». Questo meraviglioso aforisma ci dice due cose: la prima è che gli incontri sono centrali per la nostra vita. La seconda è che gestire gli incontri che facciamo e le relazioni che intratteniamo è un’arte: richiede pazienza, applicazione, cura, impegno, dedizione, ma anche intuito, consapevolezza, discernimento…

Un abbraccio, con cuore.

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tarocchi

Una stesa di… seduzione.

Stesa per Marco sul caldissimo tema «Come posso conquistare Giulia di cui sono innamorato?»

Meravigliosi tarocchi Rider-Waite.

Per avvicinarti ed entrare sempre più in intimità con Giulia, a tuo favore gioca il tuo intuito e – fai bene attenzione – la tua capacità di giocare con lei, perché la seduzione (parola che devi sempre leggere nel suo significato etimologico di condurre a sé) quando viene bene é ogni volta un gioco meraviglioso. #MATTO

Manca però, al di là del fatto che «danziate» bene insieme sulle onde della vita, almeno al momento una intesa, una corrispondenza profonda, nelle vostre parti nascoste che, ad oggi, sono ancora poco convinte e freddine a riguardo, anche se, ballando ballando, questo può certo evolvere favorevolmente, anzi proprio ciò è riguardabile come un effetto dell’acquisizione di maggiore intimità. #PAPESSA

Però saprai prendere in mano la situazione, gestirla e determinare quei cambiamenti che servono per farla evolvere nel senso favorevole che desideri. Ricorderai, insomma, che nelle relazioni non è mai più importante fare, é sempre primario essere e, soprattutto – ed è questo la chiave di tutto, saprai ascoltarla davvero. #MAGO

Le circostanze per te saranno favorevoli, ci saranno occasioni che ti consentiranno ti danzare e giocare sempre più con lei, non rimandare e stalle sempre accanto ogni volta che puoi. #RUOTA DELLA FORTUNA

Il consiglio dei tarocchi é quello di essere oculato. Pur restando spontaneo, cura la tua relazione cercando ogni giorno di capire come puoi portarla a un livello superiore. Nutrila come nutriresti un seme appena piantato, una piantina appena germogliata, un albero generoso che insiste fecondo da decenni nel tuo giardino. #GIUDIZIO.

Nel tuo inconscio c’è una attrazione profonda per questa donna, che non ti piace solo a livello estetico ma spirituale. Essa rappresenta il femminile nella sua incarnazione più alta per te, con l’unione del quale al tuo maschile senti di poter raggiungere una evoluzione spirituale che non potresti avere altrimenti. Per questo riesci a giocare così bene con lei… #PAPA

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counseling

È la tua evoluzione che fa la differenza su tutto.

Te la faccio breve.

«I figli non imparano da quello che gli dici di fare ma dal tuo esempioh!!!1!»

Quindi se porti fuori la spazzatura bestemmiando e lamentandoti del governo i tuoi figli imparano a fare la raccolta differenziata?

I figli non imparano né da quello che dici, né dagli esempi.

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Apprendono, come tutti e come sempre, per risonanza.

Se le tue vibrazioni sono basse ed egoiche, questo è quello che assorbiranno i tuoi figli.

Non si scappa da questo, non c’è niente da fare.

Puoi cercare di dare l’esempio che vuoi, loro sentiranno sempre che quello che stai facendo è solo il teatrino di un nevrotico.

Alla fine, il dilemma dell’educazione dei figli è lo stesso, identico, della seduzione: se vuoi attrarre, convincere, persuadere non ci sono strategie diverse dall’essere!

Ecco perché la cura del sé, la crescita personale, lo sviluppo della tua forza spirituale e fisica al massimo grado sono necessarie e non fungibili, non sostituibili con null’altro.

È inutile voler crescere i figli come cristiani se non sei genuinamente un cristiano in tutti i momenti della tua vita, in tutte le cose che fai quando loro ci sono e anche quando non ci sono.

Così come è inutile voler attrarre un uomo o una donna se non sei quella persona oggettivamente dotata delle qualità, dell’evoluzione e dello sviluppo necessari per farla felice.

Oggi si sopravvaluta in maniera incredibilmente esagerata la modalità del fare, quando invece la modalità di gran lunga più importante è quella dell’essere.

Un altro frutto marcio, ovviamente, della mentalizzazione: è la mente che ti dice in continuazione «fai questo» o «fai quello», mentre il cuore sa benissimo che non c’è proprio niente da «fare», ma è molto più importante essere.

È la modalità di ragionare, te lo dico ancora una volta, dello schiavo e non dell’uomo libero.

Oggi sei convinto di essere libero solo perché lavori ad una scrivania, ma io ti dico che gli schiavi che costruivano le piramidi erano molto più liberi di te, perché almeno potevano pensare a quello che pareva loro, la loro mente era libera e leggera, mentre tu vivi ossessionato dalle cose da fare e dalle scadenze e sei immerso nella pesantezza.

La tua mente non è libera. Poi, per giunta, quando hai finito il tuo prezioso lavoro intellettuale, devi andare persino ad allenarti, per stancare il corpo, altrimenti non stai bene…

Se vuoi essere libero, essere utile a te stesso e agli altri, se vuoi educare, come è tuo dovere dharmico, i tuoi figli, se vuoi rendere felici le persone che ti sono accanto, non c’è altra strada che quella della tua evoluzione personale, per arrivare ad amare davvero la vita, accogliendo tutto quello che ti assegna, problemi compresi.

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counseling

È nella sofferenza che Dio ci fa visita.

Il Signore mi mette continuamente in contatto con persone dal cuore indurito, piene di ferite, sopravvissute ai loro errori, ai loro peccati, in ultimo a loro stesse.

Cerco di capire il perché di questi incontri, dal momento che non ho soluzioni, non ne ho proprio…

Averne, addirittura, mi sembrerebbe irrispettoso di chi quelle ferite se le porta da tanti anni e ci convive come con altrettanti vecchi amici: per cui mi chiedo cosa potrei mai dire io a riguardo, la mia sarebbe solo presunzione, magari verrebbe persino scambiata per giudizio.

È da sfacciati tentare di risolvere problemi che le persone hanno faticato a gestire per anni, decenni; sarebbe persino, in qualche strana maniera, offensivo, perché molti problemi ormai fanno parte dell’identità dei loro portatori.

Non si può entrare che in punta di piedi, con delicatezza, nel dolore degli altri.

Quello che faccio è ascoltare.

Ecco il mio unico valore, quando mi parlano della loro sofferenza: non girarmi dall’altra parte, come probabilmente hanno fatto tutti gli altri (oggi la sofferenza è sconveniente e decisamente fuori moda), ma restare lì e metterci la mano dentro.

Ed ecco la mia scuola, il corso sul campo che mi ha fatto capire cosa c’è nel vero cuore dell’uomo, cosa desidera, cosa lo spaventa, cosa lo rende felice, cosa lo commuove e lo spinge a fare, a volte,
l’impossibile.

Che, di solito, è l’esatto contrario di quello di cui si è convinto con la mente.

È anche così che si diventa, si ritorna, si cresce ancor di più cristiani, perché è nella sofferenza, con la sofferenza, che Dio ci fa più spesso visita, che lo sentiamo ancora più vicino.

Allora forse tutti questi incontri, tutte queste storie nere che mi vengono versate nelle mani, nelle mie mani ferme ed immobili, intente solo ad ascoltare, sono l’esaudirsi della mia preghiera, di avere sempre di più Lui nel cuore, perché tutte le preghiere non sono altro che un desiderio e una richiesta di connessione, di stare più vicino. Anche da Dio, infatti, non vogliamo soluzioni, vogliamo più che altro sentircelo accanto.

E tutto questo, peraltro, deve esser vero, perché quanta compassione nasce, poi, per tutta questa umanità che sgomita per essere felice, che ci prova in tutti i modi, ma non ci riesce, quando forse basterebbe rinunciare al fare, per tornare semplicemente all’essere, e mettere via tutti i giudizi e le mentalizzazioni per accettarsi vulnerabili, limitati, imperfetti, persino dappoco, ma capaci, nonostante tutta questa imperfezione, di amare bene e davvero.

Le mie domande per te oggi sono queste:

  1. si vive meglio guardando il mondo e gli altri dalle mente, giudicandolo, o dal cuore, con compassione?
  2. si ama per essere amati indietro o solo perché è bello farlo, per poter vedere, o anche solo immaginare, un sorriso?
  3. quali sono le persone più importanti della tua vita, quelle più vicine a te?
  4. ti accorgi quando queste persone sono angustiate da qualcosa? Quando te ne accorgi, ti fermi ad ascoltarle?
  5. sei diventato un adulto o sei ancora, in tutto o in parte, un bambino?

Un abbraccio.

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Amore non è un diritto: non va preteso, solo dato.

A volte ci si imbatte in persone che invocano la reciprocità nelle relazioni e nei rapporti interpersonali – a suon di «non dedicare il tuo tempo a chi non se lo merita», «regala la tua assenza a chi ti ha saputo dare solo silenzio», «tieni sempre un vaffanculo in tasca per chi te lo chiede» e altre meravigliose formule di successo per la decrescita personale.

Curioso come queste persone siano poi spesso nella vita soggetti che, se si applicasse loro la stessa regola di reciprocità, non avrebbero diritto a niente e magari dovrebbero anzi un risarcimento danni agli altri per averli disturbati, offesi, delusi o anche semplicemente, come avviene spesso, non ascoltati – di solito, dopo aver impartito il meraviglioso consiglio «non pensarci!».

O per la loro pesantezza, di cui naturalmente non hanno la minima consapevolezza.

Invocare la reciprocità, e i propri diritti ad un trattamento di riguardo da parte degli altri, significa peraltro porsi implicitamente su un piano di superiorità, ritenere automaticamente di essere quelli che hanno sempre dato agli altri, quando il valore di queste eventualità è sempre tutto da valutare.

C’è gente che ad esempio si considera titolare di un diritto a speciali riguardi per aver condiviso più foto di cani da adottare di te – attività che non è certo un male in sé, anzi, ma che prendo solo ad esempio ai fini del discorso di oggi.

Non sarebbe più funzionale partire dal presupposto esattamente inverso, e cioè considerare che siamo tutti persone limitate, finite, nel senso di confinate, piene di difetti, di peccati, che magari pure evolvono ma poi si dimenticano, oppure semplicemente hanno dormito male, mangiato peggio e a volte, spesso, finiscono per comportarsi non bene, anche per motivi appunto molto banali?

E che, in tutto questo sfacelo, l’unica cosa che ci può nobilitare un minimo è riuscire ad amare, nonostante il fango di cui siamo e rimaniamo impastati, nonostante la catena che ci lega alla terra contro la quale periodicamente veniamo risbattuti tornando egoici?

I diritti non esistono neanche nel mondo delle leggi, a maggior ragione non hanno alcun diritto di cittadinanza nel cuore.

L’unica cosa che puoi fare, l’unica che può darti un minimo di lustro e nobiltà, è cominciare ad amare e farlo solo per vedere, o anche solo pensare, un sorriso, sorriso che sarà in sé la tua unica e sola «paga».

Se, viceversa, lo devi fare perché vuoi ricevere indietro, allora lascia perdere perché non è il tuo mestiere.

Però allora due domande fattele.

Il fatto è che nessuno di noi si merita davvero l’amore.

L’unica cosa che ci meritiamo, e di cui dobbiamo essere grati, è avere la possibilità di darlo. Non è male, anche perché, come ha detto uno che di anima se ne intendeva moltissimo, in fondo «c’è più gioia nel dare che nel ricevere»

Ti lascio con un’ultima considerazione.

Tutto ciò ha anche molto a che fare con il passaggio bambino / adulto.

A te indovinare qual è la concezione immatura e quella matura dei rapporti interpersonali, un piccolo suggerimento: il bambino è per definizione quell’essere che ha bisogno degli altri, l’adulto al contrario colui che si è reso più indipendente possibile…

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Coronavirus: per tornare al cuore.

Per un nemico della mentalizzazione come me, vedere in questo periodo, sul coronavirus, i celebri «esperti» dire tutti i giorni l’uno l’esatto contrario di quello che dice l’altro, per poi arrivare, col tempo, a volte anche breve, a contraddirsi persino da soli, è un vero godimento e una grande liberazione.

Anche se capisco che ciò, per l’uomo contemporaneo, che ha creduto così tanto nella scienza da farne un vero e proprio idolo, sino a metterla addirittura al posto di Dio, tutto ciò rappresenti una delusione davvero cocente.

È il fallimento della «religione della matematica» di cui si è già parlato.

Ma è uno dei tanti dolori funzionali di questo periodo difficile e, comunque, completamente inedito e inaspettato per l’uomo di oggi, che, se il suo sale avrà ancora, o di nuovo, sapore, potrà però trarne tanto in termini di miglioramento della propria vita.

La medicina è pressoché impotente, la scienza non riesce nemmeno a spiegare e offre solo litigi e contraddizioni!

Il chiaro messaggio è che ci sono ancora cose più grandi noi e che, dunque, noi uomini non siamo al centro di tutto, siamo limitati, finiti, pieni di difetti e di – usiamola, finalmente, questa bellissima parola – peccati.

Questo non è più il tempo della mente, che ha finalmente dimostrato tutti i suoi limiti.

È il tempo del cuore, della riconnessione a noi stessi e agli altri, al «cuore del nostro cuore» dove c’è, ormai è diventato davvero inutile e stupido negarlo, Lui: il Padre.

Non è importante spiegare, organizzare, preparare, pre-occupare e pre-occuparsi, produrre o consultare tutti i momenti stupide statistiche. È invece fondamentale ascoltare, accogliere, riconoscere, stare accanto, connettersi, impegnarsi per un proprio caro o un assistito.

Non è la tua logica che ti salverà o ti consentirà di essere utile agli altri, è la tua umanità: corri a riprenderla. Rimetti nel giusto ordine mente, cuore, inconscio.

Torna al cuore, veglia e prega in ogni momento.

Un abbraccio.