Posso recedere dal contratto di agenzia per giusta causa considerato che il contraente è stato arrestato questo martedì per frode, evasione, danni all’erario ed il suo deposito petrolifero sequestrato?
Come spiego meglio in questa scheda dedicata, che ti invito a leggere con attenzione, la «giusta causa» è una «clausola aperta»: ciò significa che la ricorrenza o meno della stessa viene valutata da un interprete che, alla fine, è sempre, nei casi in cui viene sollevata una contestazione, un giudice.
Non esiste un catalogo di cose che costituiscono sicuramente «giusta causa», anche se è vero che ci sono situazioni che sono già state giudicate dalla magistratura e ritenute tali, costituendo un precedente, che, tuttavia, per svariati motivi, non è mai vincolante nel nostro sistema giudiziario, sia perché i giudici devono rimanere liberi, sia perché in realtà è molto difficile che si presentino due casi assolutamente congruenti ed identici, ma ogni situazione è diversa.
Quindi la decisione di recedere o chiedere la risoluzione o comunque lo scioglimento o l’uscita da un contratto per «giusta causa» è sempre basata su di una valutazione di massima che poi può rivelarsi tanto azzeccata quanto non condivisa dal giudice.
È estremamente importante, di conseguenza, che la lettera o diffida con cui si comunica la decisione di «tirarsi fuori» dal contratto sia ben formulata e argomentata perché, nell’incertezza ineliminabile circa la sussistenza o meno della giusta causa, è bene che almeno le motivazioni addotte siano articolate nel modo migliore possibile.
Nel tuo caso, può darsi benissimo che ci siano i presupposti per ritenere, ragionevolmente, sussistente la giusta causa, anche se bisognerebbe capire meglio di che tipo di contratto si tratta e soprattutto in quale settore economico interviene, per vedere se gli eventi che hanno colpito l’altra parte sono così determinanti.
Occorrerebbe quindi fare questo approfondimento poi, in caso la probabile sussistenza della giusta causa sia verificata, procedere con la lettera in cui tale circostanza viene formalmente comunicata e denunciata alla controparte.
Se vuoi procedere, il prodotto da valutare è questo.
Oggi voglio parlarti di una questione che mi sta abbastanza a cuore, emersa negli ultimi tempi ma di cui non si è parlato abbastanza e, per quel poco, non sempre in maniera corretta, anzi.
Devi sapere che in Italia è venduto come semplice farmaco da banco, acquistabile senza nemmeno la ricetta, una pillola, chiamata dei 5 giorni dopo, nome commerciale ellaOne, che viene impiegata, generalmente, a scopi contraccettivi, ma sul cui reale funzionamento ci sono diversi e corposi dubbi.
Secondo i produttori del farmaco, che contiene come principio attivo l’Ulipristal acetato, la pillola agirebbe «a monte» del concepimento, facendo slittare in avanti, e cioè ritardando, i tempi dell’ovulazione.
Se questo fosse il meccanismo effettivo, si tratterebbe di un meccanismo di contraccezione che appunto interviene prima del concepimento, un po’ come il comune preservativo o altri mezzi di tipo «meccanico».
Purtroppo, alcuni ginecologi, anche molto autorevoli, sostengono, indicando argomenti a sostegno che sembrano piuttosto fondati, che invece questo farmaco, che – ti ripeto – si può acquistare liberamente in farmacia come le palline Zigulì, intervenga dopo che il concepimento si è già verificato, momento in cui secondo molte tradizioni, tra cui quella cattolica, ma anche molte altre, è comunque già iniziata una vita pienamente meritevole di tutela.
Si tratterebbe, insomma, di una forma di aborto, anche se nei primissimi giorni subito dopo il concepimento.
Infatti, questo farmaco agirebbe non ritardando l’ovulazione, ma impedendo che l’embrione, già formatosi (sia pur a livello minimale), si possa annidare nella cavità uterina.
Per me che sono molto credente, l’aborto è un crimine e una tragedia sia per il bambino che per la mamma che lo subiscono.
Naturalmente, a riguardo sono legittime anche altre opinioni.
Questo che, al netto della possibilità di diverse opinioni sul tema, non andrebbe comunque bene è che un farmaco venga commercializzato e reso disponibile al grande pubblico mascherandone i veri effetti perché questa sarebbe una vera e propria frode, perpetrata peraltro in un ambito e in un contesto con alta sensibilità etica individuale.
Come al solito, il problema nel nostro paese non sono tanto le possibilità di accesso alla strada abortiva, ma il fatto che queste strade di accesso siano infarcite di disinvolta cultura della morte o comunque non ci sia nessuno che, per legge, fa presente alla madre, che sta valutando se abortire o meno, che cosa significa davvero un aborto, per il feto e per lei stessa in seguito, e quali sono le eventuali alternative, mentre invece abortire è presentato oggigiorno come un atto che si può affrontare con leggerezza, cosa tragicamente non vera come ben sanno tutte le donne che sono passate attraverso questa esperienza e comunque non la dimenticano.
Non so te, ma se io fossi una donna, qualunque fossero le mie opinioni, e mi vendessero una pillola con scopo di contraccezione dicendomi che funziona più o meno come un preservativo, poi trasalirei se venissi in seguito a sapere in seguito che dentro alla mia pancia si era già formata una vita e che con quella pillola io l’ho scacciata o uccisa.
Qual è allora la verità?
Oggi mi accontento di parlartene, perché di questo argomento è giusto che si parli, specialmente se tu sei donna e devi gestire la tua contraccezione.
Per il resto, mi limito a richiamare alcune «fonti» esterne, lasciando che sia ognuno a valutare in cuor suo.
Leggiamo innanzitutto Repubblica, che a riguardo, in questo articolo dello scorso 4 aprile 2018, titola «Contraccezione, il boom delle pillole post-rapporto fa calare il numero degli aborti».
Ora, se fosse vero quello che sostengono alcuni ginecologi, secondo cui si tratta di una pillola abortiva, questo titolo sarebbe davvero falso: direbbe il contrario di quello che si ha in realtà, dal momento che appunto tutto al contrario la maggior diffusione di questa pillola ha comportato molti più aborti, peraltro fatti in silenzio (il famoso «nazismo in guanti bianchi» di cui ha parlato Papa Francesco) e nella comodità di casa propria.
Repubblica presenta la diffusione di questa pillola giulivamente come un grande successo: «sono diminuiti gli aborti!»
Sarà vero o sarà una presa per il culo?
L’autore dell’articolo di Repubblica sostiene a riguardo «Bisogna sempre ricordare che questi farmaci sono contraccettivi, perché funzionano soltanto se non è ancora avvenuta la fecondazione. Se questa c’è stata, le pillole non hanno alcun effetto e la gravidanza prosegue. La differenza tra i due medicinali è che, visto che possono passare molte ore tra il rapporto sessuale e la fecondazione, quella dei cinque giorni dopo può funzionare per più tempo, come chiarisce il nome. Cosa ben diversa è la Ru486, che invece è una pillola abortiva, utilizzata nelle prime settimane di gravidanza per interromperla e somministrata esclusivamente nelle strutture sanitarie.»
Per Repubblica, insomma, un giornale che quando si è trattato di proporre scriteriatamente la modernità e i suoi aspetti peggiori non si è mai fatto trovare impreparato, è pollice su.
Ovviamente anche l’OMS, organizzazione mondiale della sanità, è dello stesso parere di Repubblica, come risulta da questo documento. Così anche AIFA e EMA, le agenzie del farmaco rispettivamente italiana ed europea.
Vediamo adesso un parere diverso.
Sul sito web del magazine «Bimbi sani e belli» si può leggere il parere, a riguardo, del professor Bruno Mozzànega, della Clinica Ginecologica dell’Università di Padova, che sul tema ha svolto un apposito studio assieme ad altri colleghi, pubblicato sulla rivista Trend in Pharmacological Sciences, di cui si può vedere qui l’abstract.
Secondo questo studioso, quello che dicono Repubblica e l’OMS sono per forza tutte balle.
Infatti: «Da notare che l’efficacia di ellaOne contro la comparsa clinica della gravidanza rimane, invece, costantemente elevata – superiore all’80% – in qualunque dei cinque giorni successivi al rapporto il farmaco venga assunto. E’ evidente che questa efficacia è dovuta ad altro, e precisamente, agli effetti di ellaOne sul tessuto endometriale, il rivestimento interno dell’utero che il progesterone prepara all’annidamento dell’embrione. L’endometrio, infatti, viene costantemente alterato e reso inospitale da ellaOne… Tutte le donne ovulano regolarmente dopo aver assunto ellaOne e, quindi, possono concepire. Tuttavia, l’espressione dei geni studiati nel tessuto endometriale dopo l’assunzione di ellaOne evidenzia un quadro totalmente opposto a quello osservato nel normale endometrio recettivo: un endometrio totalmente inospitale per l’embrione, che, conseguentemente, non potrà annidarsi»
Se questo è vero, come mai l’OMS sostiene il contrario e l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) hanno messo la pillola dei 5 giorni dopo tra i farmaci da banco che uno può acquistare anche senza ricetta?
Il prof. Mozzanega lo spiega così:
«l’OMS non sa queste cose? Sono certo che l’OMS, l’EMA (Agenzia europea dei medicinali) e l’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) sappiano bene queste cose. EMA, nell’Assessment Report del 2009 che introduce ellaOne in commercio come contraccettivo di emergenza (EMEA-261787-2009) sostenendo che si tratti di un semplice anti-ovulatorio, scrive testualmente che “Ulipristal acetato impedisce al progesterone di occupare i propri recettori, così la trascrizione genica normalmente attivata dal progesterone è bloccata e non vengono sintetizzate le proteine necessarie per iniziare e mantenere la gravidanza.” E’ riportato al punto 2.3 alla pagina 8 sotto il titolo “Aspetti non clinici – Farmacologia”. Significa chiaramente che ellaOne può impedire l’annidamento e anche interrompere una gravidanza già avviata. Salto molti dati che troverà nella Position Paper in sipre.eu e che emergono dal medesimo documento del 2009, tra essi la consapevolezza dell’EMA che il farmaco può indurre l’aborto e la raccomandazione strategica di non divulgare questa informazione.»
Secondo questo autore dunque è certo che:
La pillola dei 5 giorni dopo è una pillola abortiva
Le istituzioni dei farmaci e sanitarie lo sanno perfettamente, ma raccomandando addirittura di tenere nascosto alle donne il vero meccanismo d’azione
Il professore poi così conclude: «il meccanismo anti-annidamento contrasta con le leggi italiane, e fornire all’utenza una informazione non corretta pregiudica gravemente il diritto delle persone a essere correttamente informate. Nel foglietto illustrativo di ellaOne si afferma che il farmaco è anti-ovulatorio mentre agisce prevalentemente impedendo l’annidamento del figlio. Viene così meno il presupposto alla espressione del consenso informato e alla libertà di scelta.»
Non si può non essere d’accordo, se è vero che il meccanismo di azione è quello che impedisce l’annidamento e il meccanismo d’azione della pillola dei 5 giorni dopo è abortivo.
Ma se così stanno le cose, stanno vendendo, con il beneplacito delle principali organizzazioni internazionali e nazionali, e con addirittura gli applausi e la benemerenza di importanti quotidiani e testate giornalistiche, un farmaco abortivo che si può acquistare a banco senza alcuna ricetta, ma soprattutto senza che un gesto grave come questo sia accompagnato da momenti di riflessione adeguati, cui la donna non può accedere perché il vero meccanismo d’azione del farmaco le viene tenuto completamente ed artatamente nascosto.
C’è di che far incazzare anche chi è, in generale, a favore dell’aborto, dal momento che il principio della correttezza delle informazioni ricevute in contesti come questi è davvero un principio universale e una forma di rispetto minima dovuta a tutti, dove le divisioni ideologiche o religiose non contano nulla.
Per un credete, poi, è ulteriormente sconcertante vedere quali strade possa trovare oggigiorno la cultura della morte e come possano pisciarci in testa dicendo che piove. Se tutto questo è vero, stanno facendo morire la civiltà europea con la denatalità pompata in ogni modo, importando poi persone da altri continenti, dicendoci che queste persone sono necessarie per «pagarci le pensioni».
Forse è il caso di parlarne.
Sei una donna e ti sei incazzata a leggere tutto questo?
Resta sintonizzata, perché io e il mio gruppo di avvocati siamo interessati a questa questione e valuteremo eventuali iniziative di classe a riguardo.
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