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Autenticità e non solarità: per essere te stesso.

Il contrario di «solare» é «autentico».

Una persona autentica non è necessariamente una persona sincera, che in realtà… non esiste.

donna col volto dipintoChi è autentico, proprio perché tale, sa benissimo che nessuno di noi uscirà mai del tutto dal suo egoismo, dalla sua ipocrisia, ma resterà sempre, anche se magari poco, legato alla dimensione terrena, con tutto ciò che ne consegue.

Chi è autentico e consapevole accetta le sue emozioni e, soprattutto, le ascolta, cosa quest’ultima che la maggior parte delle persone evita accuratamente come se ne potessero derivare le più grandi catastrofi, mentre é vero l’esatto contrario.

Le nostre emozioni non sono sempre nobili o piacevoli come vorremmo, ma intanto le possiamo ascoltare per capire che messaggio sono venute a portarci.

Umberto Eco ha scritto «Il nome della rosa» partendo dal desiderio di avvelenare un monaco.

Io stesso desidero a volte che una determinata persona muoia e, al solo pensiero che questo possa accadere, mi sento sollevato… É una cosa che ho portato in confessione, ovviamente, ma non posso nemmeno fare finta che una parte di me non abbia questa idea.

Se decidessi di far finta di non avere questo sogno nero dentro di me, di negarlo e soffocarlo, cosa diventerei?

Esatto: solare.

Una persona piena solo di allegria, felicità, sentimenti nobili ed elevati… Peccato che sia tutto di plastica. Che non sia vera allegria, felicità e nobiltà.

Ecco perché ha ragione Morelli, il modo migliore che ha una persona di cagarsi in testa da sola é quella di definirsi solare, cioè una persona non autentica, di plastica, uguale alle altre, da mettere nel mucchio quando va bene.

Altra dichiarazione consimilare é quella di chi si dichiara essere uno/a che «dice sempre quello che pensa» che é in realtà quasi sempre il verso che fa un narcisista bugiardo che fa outing.

Abbraccia le tue ombre e arriva ad avere la capacità di giocarci, smetti di giudicare gli altri e vedrai che smetterai di giudicare anche te stesso.

Lascia il sole nel cielo, la luna nella notte e cerca di diventare sempre più forte, nel corpo e nello spirito, e sempre più te stesso, mai un altro.

Essere te stesso é come andare a pisciare: puoi farlo solo tu ?.

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Aborto: solo una cultura di morte lo festeggia.

Donne che cantano, saltano e ballano nella mia cara Argentina per festeggiare l’approvazione della legge che consente l’aborto.

Ora, si può anche essere d’accordo, malgrado tante cose,
sull’opportunità di una legge che consenta l’aborto, per evitare mali peggiori, sempre a condizione che tale percorso sia circondato da una cultura di vita e sia soprattutto consapevole e non utilizzato come mezzo di contraccezione a posteriori.

Non si può tuttavia, in nessun caso, festeggiare e accogliere una legge che consente, di fatto, alle mamme di sopprimere i loro piccoli mentre stanno ancora nel loro ventre.

Mi dispiace, ma questo può accadere solo in una cultura di morte.

Solo in una cultura di morte si può festeggiare un evento come questo.

Senza alcun giudizio, ma con tutta la compassione possibile, quelle donne che festeggiano cantando e ballando come se fosse nato un figlio o un figlio facesse la cresima sono nelle mani di Satana dalla testa ai piedi.

Questo va detto e testimoniato molto chiaramente, specialmente di fronte alle nuove generazioni, in modo che non confondano la felicità di plastica con la vera felicità, quella dell’anima, di Colui che è, nella cultura della vita, in contrapposizione alla prima, quella di colui che non è e appartiene alla morte.

Testimonia sempre la tua fede e le tue idee.

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«Una cosa morta può seguire la corrente, solo …

/n«Una cosa morta può seguire la corrente, solo una cosa viva può andarvi contro» (G. K. Chesterton)

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«La verità è che la mancanza di religione è l …

/n«La verità è che la mancanza di religione è l’oppio dei popoli. Ovunque il popolo non creda in qualcosa al di là del mondo, adorerà il mondo. Ma, soprattutto, adorerà la cosa più forte del mondo.» (G. K. Chesterton)

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Un grande genio, che ha capito perfettamente …

Un grande genio, che ha capito perfettamente la società contemporanea, che – io dico sempre – ormai da liquida é divenuta squagliata.

«Il mercato ha fiutato nel nostro bisogno disperato di amore l’opportunità di enormi profitti.
E ci alletta con la promessa di poter avere tutto senza fatica: soddisfazione senza lavoro, guadagno senza sacrificio, risultati senza sforzo, conoscenza senza un processo di apprendimento.
I “legami umani” sono stati sostituiti dalle “connessioni”.
Mentre i legami richiedono impegno, “connettere” e “disconnettere” è un gioco da bambini.
Sui “social network” si possono avere centinaia di amici muovendo un dito. Farsi degli amici offline è più complicato.
Ciò che si guadagna in quantità si perde in qualità.
Ciò che si guadagna in facilità (scambiata per libertà) si perde in sicurezza. L’amore richiede tempo ed energia.
Ma oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l’altro nei momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri, è diventato superfluo: comprare regali in un negozio è più che sufficiente a ricompensare la nostra mancanza di compassione, amicizia e attenzione.
In una società di consumatori la “novità” è stata elevata al più alto grado della gerarchia dei valori e considerata la chiave della felicità.
Tendiamo a non tollerare la routine, perché fin dall’infanzia siamo stati abituati a rincorrere oggetti “usa e getta”, da rimpiazzare velocemente.
Non conosciamo più la gioia delle cose durevoli, frutto dello sforzo e di un lavoro scrupoloso.
L’amore non è un oggetto preconfezionato e pronto per l’uso. Quando ciò che ci circonda diventa incerto, l’illusione di avere tante “seconde scelte”, che ci ricompensino dalla sofferenza della precarietà, è invitante.
Muoversi da un luogo all’altro (più promettente perché non ancora sperimentato) sembra più facile e allettante che impegnarsi in un lungo sforzo di riparazione delle imperfezioni della dimora attuale, per trasformarla in una vera e propria casa e non solo in un posto in cui vivere.
“L’amore esclusivo” non è quasi mai esente da dolori e problemi – ma la gioia è nello sforzo comune per superarli.
È affidato alle nostre cure, ha bisogno di un impegno costante, di essere ri-generato, ri-creato e resuscitato ogni giorno.»

(Zygmunt Bauman, “Le emozioni passano, i sentimenti vanno coltivati: sull’amore liquido”)

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Veri uomini, vere donne: torniamo a noi stessi.

Una delle cose meno comprensibili delle donne è la smaccata tendenza a obbedire alle regole, sentendosi in colpa ogni volta che non lo fanno, fossero anche banali convenzioni sociali, quando io, se una cosa non la condivido e non la ritengo sensata, non ho alcun problema a violarla senza un nemmeno remoto senso di colpa.

Una delle cose che limita a tutt’oggi ancora molto le donne è la dipendenza dal giudizio altrui, cosa che in noi maschi si presenta esattamente rovesciata, in forma di indipendenza da tale giudizio.

È per questo che il potere conduce ormai da decenni una guerra ai maschi, dal primo di essi, il Padre, a tutti gli altri, e persino al maschile, che può essere presente – o anche no – a prescindere dal sesso. Di «character assassination» ha parlato, a riguardo, persino Claudio Risé.

Volendo far confluire tutte le persone verso una identità sessuale neutra – che in fondo non rappresenta più una identità, ma, all’esatto contrario – di quella identità rappresenta la perdita, il potere vuole ottenere un popolo di persone docili e confuse, come tali bravi consumatori e fedeli elettori.

Ecco perché oggi c’è più che mai bisogno sia del maschile in generale che di noi maschi in particolare perché è con le nostre gambe che può viaggiare il maschile, per quanto una donna possa svilupparlo non potrà mai essere come quello di un maschio. Io stesso ho sviluppato molto il femminile per il mio lavoro di counselor, ma resto sempre un maschio (almeno dall’ultima volta che ho controllato ?).

Il maschilismo, come la femminilità, non sono mai tossici, l’unica cosa tossica, demenziale e criminale è il femminismo.

Il maschilismo in cui credo io è quello degli uomini che cercano di sviluppare quanto più possibile la loro forza fisica e spirituale, per poi metterla a disposizione e a servizio degli esseri più belli e preziosi: le donne.

Oggi il maschilismo è quanto di più necessario.

Viva le differenze con cui siamo stati creati e di cui siamo grati al Padre: sii un vero uomo, sii una vera donna.

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Coronavirus: per tornare al cuore.

Per un nemico della mentalizzazione come me, vedere in questo periodo, sul coronavirus, i celebri «esperti» dire tutti i giorni l’uno l’esatto contrario di quello che dice l’altro, per poi arrivare, col tempo, a volte anche breve, a contraddirsi persino da soli, è un vero godimento e una grande liberazione.

Anche se capisco che ciò, per l’uomo contemporaneo, che ha creduto così tanto nella scienza da farne un vero e proprio idolo, sino a metterla addirittura al posto di Dio, tutto ciò rappresenti una delusione davvero cocente.

È il fallimento della «religione della matematica» di cui si è già parlato.

Ma è uno dei tanti dolori funzionali di questo periodo difficile e, comunque, completamente inedito e inaspettato per l’uomo di oggi, che, se il suo sale avrà ancora, o di nuovo, sapore, potrà però trarne tanto in termini di miglioramento della propria vita.

La medicina è pressoché impotente, la scienza non riesce nemmeno a spiegare e offre solo litigi e contraddizioni!

Il chiaro messaggio è che ci sono ancora cose più grandi noi e che, dunque, noi uomini non siamo al centro di tutto, siamo limitati, finiti, pieni di difetti e di – usiamola, finalmente, questa bellissima parola – peccati.

Questo non è più il tempo della mente, che ha finalmente dimostrato tutti i suoi limiti.

È il tempo del cuore, della riconnessione a noi stessi e agli altri, al «cuore del nostro cuore» dove c’è, ormai è diventato davvero inutile e stupido negarlo, Lui: il Padre.

Non è importante spiegare, organizzare, preparare, pre-occupare e pre-occuparsi, produrre o consultare tutti i momenti stupide statistiche. È invece fondamentale ascoltare, accogliere, riconoscere, stare accanto, connettersi, impegnarsi per un proprio caro o un assistito.

Non è la tua logica che ti salverà o ti consentirà di essere utile agli altri, è la tua umanità: corri a riprenderla. Rimetti nel giusto ordine mente, cuore, inconscio.

Torna al cuore, veglia e prega in ogni momento.

Un abbraccio.

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«I delitti dell’estrema civiltà sono più atro …

«I delitti dell’estrema civiltà sono più atroci che quelli
dell’estrema barbarie»

J. A. Barbey, Le diaboliche

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Buona domenica delle palme di «quarantesima».

Ti auguro di riuscire ad accogliere Gesù con almeno 1/4 dell’entusiasmo con cui accogli la coop o l’esselunga che ti porta la spesa a casa.

Anche Gesù si è trovato nel deserto, e non per sfortuna o per caso, ma per mano dello Spirito, come nel deserto ci troviamo anche tutti noi oggi, probabilmente di nuovo per mano dello Spirito…

Al diavolo che lo tentava col cibo, Gesù rispose che «non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

Queste sono le mie riflessioni per questa particolare domenica delle palme, in cui non possiamo andare in Chiesa e non possiamo avere l’ulivo benedetto, non possiamo stare con i nostri amici, i nostri cari, ma dobbiamo restare nel nostro deserto.

In questo deserto, però, ci ha portato lo Spirito e lo ha fatto per un motivo preciso: perché ormai ci serviva un cuore nuovo.

Allora chiediamo di averlo al più presto.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

E buona domenica delle palme di «quarantesima».

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All’inizio pensi che potrebbe essere molto in …

All’inizio pensi che potrebbe essere molto interessante avere uno specchio magico, guardando nel quale si può vedere la cosa che ti spaventa di più, per capire che cos’è e iniziarla ad affrontare.

Poi capisci che tutti gli specchi sono già così. Senza bisogno di nessuna magia, ogni volta che ci guardi dentro ti fanno vedere la cosa che temi di più.

Siamo spaventati, infatti, molto di più dai nostri limiti, dalla nostra finitezza, che dagli altri.

Oggigiorno, siamo persino nevroticamente spaventati dall’essere limitati, o «non onnipotenti»: non accettiamo la vulnerabilità, che è la prima cosa da fare per essere davvero coraggiosi, e finiamo così per avere paura di tutto.

Un abbraccio.