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Coronavirus: per tornare al cuore.

Per un nemico della mentalizzazione come me, vedere in questo periodo, sul coronavirus, i celebri «esperti» dire tutti i giorni l’uno l’esatto contrario di quello che dice l’altro, per poi arrivare, col tempo, a volte anche breve, a contraddirsi persino da soli, è un vero godimento e una grande liberazione.

Anche se capisco che ciò, per l’uomo contemporaneo, che ha creduto così tanto nella scienza da farne un vero e proprio idolo, sino a metterla addirittura al posto di Dio, tutto ciò rappresenti una delusione davvero cocente.

È il fallimento della «religione della matematica» di cui si è già parlato.

Ma è uno dei tanti dolori funzionali di questo periodo difficile e, comunque, completamente inedito e inaspettato per l’uomo di oggi, che, se il suo sale avrà ancora, o di nuovo, sapore, potrà però trarne tanto in termini di miglioramento della propria vita.

La medicina è pressoché impotente, la scienza non riesce nemmeno a spiegare e offre solo litigi e contraddizioni!

Il chiaro messaggio è che ci sono ancora cose più grandi noi e che, dunque, noi uomini non siamo al centro di tutto, siamo limitati, finiti, pieni di difetti e di – usiamola, finalmente, questa bellissima parola – peccati.

Questo non è più il tempo della mente, che ha finalmente dimostrato tutti i suoi limiti.

È il tempo del cuore, della riconnessione a noi stessi e agli altri, al «cuore del nostro cuore» dove c’è, ormai è diventato davvero inutile e stupido negarlo, Lui: il Padre.

Non è importante spiegare, organizzare, preparare, pre-occupare e pre-occuparsi, produrre o consultare tutti i momenti stupide statistiche. È invece fondamentale ascoltare, accogliere, riconoscere, stare accanto, connettersi, impegnarsi per un proprio caro o un assistito.

Non è la tua logica che ti salverà o ti consentirà di essere utile agli altri, è la tua umanità: corri a riprenderla. Rimetti nel giusto ordine mente, cuore, inconscio.

Torna al cuore, veglia e prega in ogni momento.

Un abbraccio.

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Il punto di vista del cuore è sempre molto d …

Il punto di vista del cuore è sempre molto diverso da quello della ragione. Il primo, se usi la ragione, sembra una pazzia, ma se ti riconnetti con te stesso, se riesci davvero a centrarti, capisci che la pazzia del cuore è quella che ha davvero ragione, che il cuore ha sempre più ragione della mente.

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«Without education we are in a horrible and d …

«Without education we are in a horrible and deadly danger of taking educated people seriously.» G. K. Chesterton

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«Il Signore conosce i pensieri dell’uomo: non…

«Il Signore conosce i pensieri dell’uomo: non sono che un soffio.»

(Salmo 94, 11)

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«Fai attenzione: non puoi pensare e sentire…

«Fai attenzione: non puoi pensare e sentire allo stesso tempo! La nostra mente o dedica la capacità di attenzione e focalizzazione di cui dispone a svolgere ragionamenti (pensare) oppure la dedica ad osservare le sensazioni (sentire), non può fare le due cose
contemporaneamente.»

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«Quando ci arrabbiamo con qualcuno, é sempre …

«Quando ci arrabbiamo con qualcuno, é sempre perché stiamo usando il punto di vista del giudizio, e quindi della mente, per guardare questa persona, al posto di quello del cuore o dell’anima»

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Giudizio: un processo mentale altamente tossico.

Quando ci arrabbiamo con qualcuno, é sempre perché stiamo usando il punto di vista del giudizio, e quindi della mente, per guardare questa persona, al posto di quello del cuore o dell’anima.

Il punto di vista contrario a quello del giudizio é quello della compassione, nel suo significato etimologico di cum patior e non, invece, di pietismo: una connessione con l’altro che, a prescindere da qualsiasi valutazione, e quindi giudizio, ci consente di sentire le emozioni che l’altro sta provando in quel momento.

Per passare dal giudizio alla compassione, il cambiamento da fare é quello dal pensare al sentire.

Fai attenzione: non puoi pensare e sentire allo stesso tempo!

La nostra mente o dedica la capacità di attenzione e focalizzazione di cui dispone a svolgere ragionamenti (pensare) oppure la dedica ad osservare le sensazioni (sentire), non può fare le due cose contemporaneamente.

L’uomo di oggi, che si crede furbo, affronta tutto col pensiero, finendo con l’ottenere però risultati poco lusinghieri, quando invece tutto può essere gestito molto meglio dando il focus alle sensazioni, focus che generalmente non si vuole dare per … paura di soffrire, finendo poi per soffrire ancora di più.

Ma non è finita qui.

La nostra rabbia viene sempre da un giudizio, tuttavia parte di questo giudizio é sempre sull’altro, su quello che lui o lei ha fatto nei nostri confronti, ma un’altra parte di questo giudizio é sempre anche su noi stessi, per la nostra inadeguatezza a gestire situazioni di questo tipo… Praticamente ci diamo anche la colpa e ci giudichiamo per il fatto di arrabbiarci per cose che magari ci rendiamo conto noi stessi essere non così gravi, cose su cui non ci sarebbe da adontarsi, o persone per cui non ce la dovremmo prendere…

Ma il giudizio é un tossico che funziona esattamente così, perché se tu adotti quel punto di vista per guardare fuori da te la realtà, quello stesso punto di vista ti rimane addosso anche quando poi guardi te stesso e così finisci per tagliarti con la stessa lama che avevi impugnato per gli altri…

Se ti metti addosso un paio di lenti che distorcono vedrai tutto storto, sia gli altri, che quando ti piegherai a guardare te stesso…

L’unica strada é uscire dalle gabbie della mente e del pensiero e tornare agli infiniti della consapevolezza e del cuore.

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Mentalizzazione: il principale ostacolo alla felicità.

Qui a Modena c’è un detto di profonda saggezza: «piú studiano, più diventano ignoranti».

É una considerazione talmente esatta da sembrare quasi una delle svariate leggi dell’anima messe a fuoco dall’uomo nel corso dei secoli, specialmente con il contributo dei più evoluti.

Significa che lo studio, l’applicazione nell’intelletto, determina mentalizzazione: il centro della vita di una persona, la sua angolazione, il punto di vista da cui guarda gli altri e il resto del mondo «sale» dal cuore alla testa, perde gli infiniti cardiaci e si va a incastrare nelle gabbie della mente.

La persona mentalizzata – a star bassi, il 90% di chi vive oggigiorno – perde la compassione, la capacità di perdonare, la gratitudine, la contentezza e la consapevolezza del momento presente, per guadagnare il giudizio, che é un processo altamente tossico per l’anima.

«Il Signore conosce i pensieri dell’uomo: non sono che un soffio

(Salmo 94, 11)

Questa è l’«ignoranza» degli studiati: gente che va in alto, entra nel mondo astratto della mente, diventa brava a progettare e a lavorare, ma perde la capacità di percepire lo stato d’animo di chi le si trova di fronte, pone come obiettivo di fare quel che «é giusto», anche se questo fa sanguinare l’anima, la loro e quella di coloro che gli stanno intorno.

É il paradigma inverso a quello dettato dal maestro Yeshua: sacrifici, non misericordia.

Un tempo le persone così erano poche, ma oggi, con il benessere generalizzato e l’accesso all’istruzione disponibile a tutti, impostato solo sulla mente e non su anima e corpo, che invece sarebbero molto più importanti, più del 90% delle persone sono così, mentalizzate.

Questa è una delle cause principali di sofferenza e insoddisfazione per l’uomo che vive oggi in Occidente.

Clicca di seguito per valutare un percorso di counseling.

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«La parola “meditazione” viene dal latino “me…

«La parola “meditazione” viene dal latino “meditari”, forma passiva del verbo che letteralmente significa “essere mosso verso il centro”. La coscienza rimane passiva mentre è mossa verso il centro
(l’inconscio), dove può raggiungere la totalità: una riunificazione con i contenuti e con le tendenze che sono stati esclusi dalla coscienza.» (Milton Erickson)

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Uomo vero: é quello che protegge e serve la donna.

L’uomo vero é – e questo lo dico senza tema di smentita, sfido chiunque – quello che protegge la donna e mette la sua forza e le sue capacità al servizio di lei.

É quello che per poter servire, e farsi così grande (é un concetto evangelico), resta se stesso, anzi col tempo diventa sempre una versione migliore di se stesso, curando l’anima, il corpo e, per buona ultima (nonostante oggi si tenda a fare l’opposto), la mente.

Su queste premesse, che vi invito a leggere e meditare nel vostro cuore, forse la donna contemporanea dovrebbe riflettere e fare – anche se oggi decidere é per pochi, la massa si limita a vivacchiare – qualche scelta.

In particolare, credo che non si possa, al tempo stesso, lamentare che non ci sono più uomini e adorare personaggi come Achille Lauro. Un uomo che si fa simile ad una donna come potrebbe mai servirla?

E infatti come uomo é inutile. Prova a mettere le tue inquietudini, i tuoi isterismi, le tue nevrosi in mano ad uno così e vedi che cosa ne esce.

Dici che é bello, bono, da impazzire? Benissimo, allora vorrei però sapere quanti anni hai. La sessualità non é sempre la stessa a quindici anni o a trenta.

A un certo punto, anche se tutto il mondo moderno é oggi organizzato per impedirlo, si diventa adulti.