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Molestie del creditore sul lavoro: come si può reagire?

l’anno scorso, prima di chiudere la mia attività per crisi e problemi vari, acquistai dei mobili per casa mia presso un negozio di arredamento con un accordo non scritto di pagarli mensilmente con una quota non specificata. Non ho mai firmato ne contratti e ne ricevute delle rate che ho pagato, che non mi sono mai state emesse, poi perdendo il lavoro ho chiesto alla signora di darmi la possibilità di rimettermi in carreggiata dandomi la possibilità di onorare il mio debito pagandola con degli importi minori mensilmente. Fino ed Agosto tutto bene, ora di inizio mese la signora mi tartassa di telefonate e messaggi anche nell’ufficio do sto lavorando ora, facendomi prendere richiami, ha preso informazioni su di me presso alcuni colleghi di tecnorete. Come posso fare per tutelarmi, io voglio pagare ma non posso uccidermi per la signora.

L’errore è ovviamente stato quello di non precisare come sarebbe dovuta avvenire la rateizzazione, anche sotto il profilo della frequenza e dell’importo delle singole rate, e soprattutto di non averlo messo per iscritto, anche perché il codice civile vede con ostilità la prova per testimoni di accordi verbali paralleli al contenuto di contratti, perché la legge ragiona nel senso di presumere che quando si fa un contratto tutti gli accordi si inseriscano al suo interno, senza trattenere nulla a livello verbale.

Quindi la creditrice ad esempio potrebbe sostenere che la rateizzazione è stata solo una concessione da parte sua, che ora legittimamente non intende più elargire, con la conseguenza che tu ti trovi a dover pagare l’intero. Peraltro, anche dimostrando che c’era un accordo di rateizzazione, in caso di mancato pagamento di una rata nei termini si avrebbe la decadenza tua dal beneficio del termine, appunto per inadempimento, con il medesimo risultato di cui sopra.

Premesso, dunque, che la creditrice ha, in diritto, ragione, il problema che residua riguarda le modalità che questa creditrice utilizza per riscuotere il suo credito, che non devono danneggiare il debitore, come appunto sta avvenendo nel tuo caso, dove ricevi telefonate sul luogo di lavoro che ti stanno danneggiando.

Per trattare una situazione di questo genere, il primo passo rimane sempre quello dell’invio di una diffida da parte di un legale, cosa cui ti consiglio di procedere prima possibile, in cui, riconoscendo anche genericamente le ragioni di credito altrui, e magari proponendo a questo punto eventualmente una rateizzazione precisa, la diffidi appunto dal tenere determinati comportanti come chiamare sul luogo di lavoro ed altro che sono inutilmente dannosi, sotto pena, in difetto, di risarcimento del danno, che, come tale, potrebbe rappresentare addirittura una contropretesa del credito vantato.

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Soldi incassati: può trattenerli il mio avvocato?

Circa 10 anni fa, ho presentato un mio amico ad un altro mio amico avvocato. Si trattava di rimborso per multe. L’avvocato ha preso in carico la pratica, chiedendo circa 300 euro per avviare il tutto.
Oggi a distanza di molti anni, la causa è stata vinta. Il mio amico”multato” ha ricevuto 2 assegni a suo nome di circa 600 euro.
L’avvocato dice che questi 600 euro sono suoi, l’altro amico dice che ,essendo intestati a lui, non vede perché dovrebbe renderli all’avvocato.
Scusate il messaggio contorto e non so quanto chiaro… Spero si sia capito il succo. I 600 euro sono del multato o avvocato?

Ovviamente, è impossibile dare un giudizio preciso di una vicenda come questa senza esaminare la documentazione e capire di preciso che lavoro è stato fatto e su che cosa.

In generale, si può solo dire che il compenso dell’avvocato oggigiorno si determina a libero mercato, salvo che non venga concordato nulla nel quale caso si applicano i parametri previsti dalla legge. Bisogna però vedere quando era stato conferito questo incarico che regolazione delle tariffe era prevista, infatti 10 anni fa c’era sicuramente una legislazione diversa, chiaramente bisognerebbe conoscere con esattezza la data del mandato.

Sempre su un piano generale, le somme che un assistito incassa sono di pertinenza dell’assistito stesso, sia per diritto civile che per deontologia professionale, e l’avvocato non può trattenerle. Potrebbe esserci un compenso determinato a percentuale, ma in ogni caso il legale non può trattenere le somme incassate dal cliente, si tratta solo di un metodo tariffario che parametra il compenso del legale a quanto ottenuto dal cliente, ma non è mai una quota lite per cui il legale prende direttamente una porzione di quanto ottenuto appunto dal cliente: una distinzione, per la verità, più concettuale che pratica, specialmente quando si tratta di somme di denaro.

Ciò che importa, tuttavia, è che per la stipulazione di un compenso a percentuale – per approfondimenti sul quale ti rimando alla scheda relativa – occorre un contratto scritto in mancanza del quale non si può parlare di un compenso di questo genere.

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Se presto dei soldi sulla parola come posso farmeli restituire?

il mio problema e semplice o prestato 4000 euro a una mia ex amica fino che le cose andavano bene tuttto ok con la restituzione del prestito ora che le cose vanno male ho dei problemi x avere il retante 1000 euro premesso che il prestito e sulla parola come posso fare in termini di legge avere indietro quello che e rimasto in sospeso

L’errore grave è stato quello di prestare una somma di questo genere sulla parola, senza fare 4 righe di scrittura privata.

A questo punto bisognerebbe vedere se almeno i soldi sono stati consegnati tramite un assegno oppure addirittura in contanti, e se alla dazione sono stati presenti testimoni o meno.

La situazione non è eccezionale, puoi provare ad inviare una diffida tramite un avvocato che, se non altro, potrebbe fare chiarezza, specialmente in caso di risposta sul tema delle prove a tuo favore.