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12 cose sulla alienazione genitoriale.

1) Si ha quando un genitore mette i figli contro l’altro genitore, manipolando i figli e denigrando l’altro genitore.

2) É conosciuta anche con l’acronimo di PAS, che sta per parental alienation syndrome.

3) Alcuni professionisti e studiosi negano l’esistenza di situazioni di alienazione genitoriale, ma chi si occupa di famiglia sa che in realtà, se magari di una vera e propria «sindrome» forse non si può parlare, fenomeni di questo genere, in varia misura, esistono e sono reali in diverse situazioni di famiglie disgregate.

4) Una cosa importante da capire é che chi pratica l’alienazione genitoriale non danneggia tanto l’altro genitore, quanto i figli stessi, che, resi oggetto di un tentativo di manipolazione tra due affetti importanti, entrano immediatamente in una situazione di forte stress, che non di rado li porta a sviluppare disturbi ulteriori, tra cui quelli del comportamento alimentare, l’autolesionismo ed altri.

5) Un genitore, comunque, non ha mai bisogno di denigrare l’altro genitore, anche quando lo dovesse ritenere educativo: se intende insegnare ai figli a «non comportarsi come la mamma / papà», é sufficiente focalizzare l’indicazione solo sul comportamento, senza mai sconfinare nell’identità.

6) Sì può dire ad esempio una cosa del genere: «sai che per me la mamma é una bravissima persona, però quella decisione che ha preso, quel comportamento che ha mantenuto non li condivido, li trovo molto sbagliati e voglio che tu lo sappia perché è importante che tu non commetta errori analoghi in futuro».

7) Nessuno vuole essere figlio di un idiota, specialmente chi purtroppo lo é davvero, quindi ogni genitore deve sempre tenere fuori i figli dai propri giudizi sull’altro genitore.

8) Quando una coppia genitoriale si disgrega, oggigiorno si tende a porre l’accento su amenità come «l’amore che finisce» e altre vacuità del genere, più interessante è tuttavia focalizzare come nelle separazioni si verifichi quasi sempre uno scollamento di uno dei due partner rispetto ai valori di coppia sino al momento prima condivisi.

9) Le crisi di coppia, quindi, spesso sono vissute come mancanza di lealtà da parte di chi viene lasciato, ma anche come cambio di personalità o identità rispetto ad alcune convinzioni che prima erano o quantomeno si ritenevano comuni – per questo, la tentazione di nutrire e manifestare biasimo nei confronti dell’altra persona é non di rado presente.

10) Nel momento in cui un genitore si accorge che l’altro genitore sta tentando di manipolare gravemente i figli e metterli contro di lui, può reagire in vari modi, a seconda della situazione in cui si trova, anche a livello giudiziario, la famiglia, ma l’importante è che agisca immediatamente, senza rimandare di un solo giorno.

11) Di nuovo: contrastare l’alienazione genitoriale non serve a tutelare il genitore, ma i figli che, sotto la pressione della manipolazione altrui e dello stress della situazione conseguente, possono diventare nevrotici o persino psicotici, cosa particolarmente grave e dannosa quando sono in tenera età.

12) Se ti accorgi, o anche solo sospetti, che l’altro genitore stia tentando di manipolare i tuoi figli cercando di metterli contro di te, incarica immediatamente un avvocato e valuta insieme a lui le iniziative più utili da adottare a seconda della situazione in cui ti trovi.

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Lo psicologo giuridico nella crisi familiare.

Riporto un contributo della dott.ssa Anna Perez, che inizia una collaborazione con lo studio come psicologo giuridico, una figura che, come spiega il post, può essere molto utile nella gestione delle crisi familiari, specialmente quando ci sono figli (Tiziano Solignani).

«Quando le separazioni e i divorzi diventano conflittuali o giudiziali, può essere utile l’intervento di uno psicologo giuridico per tutelare i minori coinvolti.

Anna Perez


Le separazioni e i divorzi sono degli eventi di vita stressanti, paragonabili a dei veri e propri lutti: la persona con la quale eravamo coinvolti affettivamente ed emotivamente viene a mancare nella nostra quotidianità, costringendoci a rimodulare il nostro tempo, i nostri spazi e le nostre azioni. Avviene ciò che Brodbeck definisce una vera e propria revisione della propria routine quotidiana e delle proprie prospettive future (et.al., 2017). La risoluzione di questa condizione richiede tempo, e se per alcuni è un processo molto doloroso, per altri può esserlo meno.


Alcuni soggetti riescono comunque ad affrontare questo evento e a riprendere in mano la loro vita vivendola anche come una sorta di ripartenza; altri, invece, sprofondano in un baratro senza apparente via d’uscita, ripercuotendo le loro frustrazioni e i loro malesseri nelle situazioni e nelle persone che li circondano.
Ecco perché è importante che, nel caso in cui vi siano dei minori coinvolti, questi ricevano comunque le cure e il sostentamento di cui hanno bisogno dalle proprie figure genitoriali.


Ma allora che ruolo svolge, in tutto questo, la figura dello psicologo giuridico?


Quello di supportare i genitori, attraverso strumenti standardizzati come i test per l’individuazione dei punti di forza e di debolezza delle figure genitoriali nelle varie situazioni di accudimento dei figli.


Come stabilito dal protocollo di Milano (2012), le competenze di base richieste da ciascuna parte sono basate da fattori plurimi, che non riguardano solo le cure volte al soddisfacimento dei bisogni primari – quali l’alimentazione e i bisogni igienico-sanitari – ma anche alla comprensione dello stato d’animo e dell’emotività del minore, rispettandone l’andamento evolutivo, l’età e le esigenze personologiche.
Il ruolo dello psicologo giuridico, in questo senso, può supportare l’accesso e la mediazione volta alla salvaguardia della genitorialità e potrebbe altresì valutare la proposta di un percorso volto al principio della bigenitorialità, ovvero nel diritto imprescindibile di un figlio ad avere rapporti stabili con entrambi i genitori ed accesso ad entrambe le famiglie di origine ad eccezione di situazioni pregiudizievoli (legge n.54 del 9 febbraio 2006).


Attraverso strumenti come il Parent Awareness Skills Survey (PASS), messo a punto dal prof. Barry Bricklin, il genitore viene posto di fronte a 18 problemi tipici dell’accudimento dei figli e pertanto è possibile far luce su quelli che rappresentano i punti di forza e di debolezza in alcune tipiche situazioni. Lo scopo non consiste nel testare l’ampiezza o la portata delle abilità, ma nel raggiungere una maggiore consapevolezza del genitore rispetto alle sue abilità in alcune aree, analizzandone i punti critici e rimodulandole con il supporto dello psicologo.


Il test Assessment of Parenting Skills: Infant and Preschooler (APSIP), permette di valutare le abilità parentali di ciascun genitore quando i figli hanno un’età inferiore ai cinque anni, ed è un altro possibile strumento che lo psicologo giuridico può scegliere di applicare.

Ancora, il test “Parent Perception of Child Profile” (PPCP), permette di raccogliere diverse informazioni relative a più aspetti di vita del bambino (routine quotidiana, medica, scolastica, ecc.) e permette al consulente di determinare che percezione ha un genitore del proprio figlio in relazione ad una varietà di situazioni, fornendo una cornice utile per valutarne l’accuratezza. Inoltre, questo test risulta utile nei casi in cui si dichiari che la babysitter o il nuovo compagno dell’ex coniuge, con cui il bambino è a contatto, non si prenda cura del minore in modo adeguato. Questo test permette infatti di confermare o confutare le accuse, o di individuare le aree di debolezza da potenziare nella cura del figlio, in modo da ottenere un livello soddisfacente di serenità per il genitore che ha presentato la domanda di accusa.


Il professionista può porre l’attenzione su elementi di rischio quali una possibile adultizzazione del minore coinvolto, un linguaggio inadatto rispetto all’età, una campagna denigratoria di un genitore verso l’altro, al fine di prevenire il senso di colpa del bambino e anche la paura dell’abbandono e della perdita dell’altro genitore.

Pertanto, lo scopo dello psicologo giuridico è quello di promuovere – soprattutto in casi di separazione conflittuale – una collaborazione tra ex partner, nello svolgimento di una corretta funzione genitoriale, nella tutela e nella salvaguardia del minore.»

Dott.ssa Anna Perez