Al mio tre, smettere di darla a chi usa la parola resilienza. Pronte?
Tag: resilienza
/nQuando sei talmente distrutto da aver bisogno di qualcuno che ti prenda su col cucchiaino, la fortuna più grande che puoi avere é che non ci sia nessuno
/n«Nei periodi difficili, vai avanti a piccoli passi. Fai ciò che devi fare, ma poco alla volta. Non pensare al futuro, nemmeno a quello che potrebbe accadere domani. Lava i piatti. Togli la polvere. Scrivi una lettera. Fai una minestra.
Vedi?
Stai andando avanti passo dopo passo. Fai un passo e fermati. Riposati. Fatti i complimenti. Fai un altro passo. Poi un altro. Non te ne accorgerai, ma i tuoi passi diventeranno sempre più grandi. E verrà il tempo in cui potrai pensare al futuro senza piangere.»
(Elena Mikhalkova, “La stanza delle chiavi antiche”)
/n«L’uccello lotta per uscire dall’uovo.
L’uovo è il mondo. Chi vuol nascere deve distruggere un mondo.»
(Hermann Hesse)
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«Qui fodit foveam incidet in eam»
(Ecclesiaste, 10-8)

«Gli esperti … hanno definito un «quoziente emotivo» (QE) per misurare l’intelligenza emotiva in base a quattro funzioni essenziali:
1) l’attitudine a identificare il proprio stato emotivo e quello degli altri;
2) l’attitudine a conoscere il naturale sviluppo delle emozioni (paura e collera hanno evoluzioni temporali diverse, come il pedone e il cavallo si muovono sulla scacchiera seguendo regole diverse);
3) l’attitudine a ragionare sulle proprie emozioni e su quelle altrui;
4) l’attitudine a gestire le proprie emozioni e quelle di chi ci circonda.
Questi quattro elementi costituiscono le fondamenta dell’autocontrollo e del successo sociale, sono alla base della conoscenza di sé, della compassione, della cooperazione e della risoluzione dei conflitti. Tutto questo sembra ovvio, e ognuno è convinto di eccellere in tutti e quattro i campi. Ma non è affatto così.»
David Servan-Schreiber – Guarire
Il quoziente emotivo, a quanto pare, è dunque molto più funzionale di quello intellettivo, il celebre QI, che consiste nell’attitudine a risolvere problemi logici ed astratti.
Ci sono, dunque, diverse forme di intelligenza, quella emotiva è però più importante di quella meramente intellettiva: garantisce molto di più il successo nella vita e, soprattutto, il proprio benessere spirituale e la propria centratura.
Quale tipo di intelligenza sviluppa tuttavia la scuola? Quella meno utile, la intellettiva, per creare una generazione di schiavi insoddisfatti e non di uomini liberi e felici. Un popolo di mentalizzati, come in effetti siamo, in uno stato di nevrosi permanente.
Al momento, lo sviluppo e l’educazione delle e alle qualità dell’essere viene lasciato alle famiglie (dove però siedono quasi sempre adulti inconsapevoli e disorientati), per i giovani, e al lavoro di crescita personale che ognuno decide di fare su se stesso, per gli adulti.
Ricordati. Lo sviluppo della tua forza, della tua resilienza, passa per la tua crescita personale.
La crescita passa dal lavoro sul corpo e dallo sviluppo delle qualità dell’essere.
Vai in palestra, leggi i grandi capolavori della letteratura mondiale, e russa in particolare, medita, inizia un percorso di counseling.
Prenditi cura della tua anima, è il solo modo in cui potrai essere felice e aiutare gli altri ad esserlo.

Ti auguro di riuscire ad accogliere Gesù con almeno 1/4 dell’entusiasmo con cui accogli la coop o l’esselunga che ti porta la spesa a casa.
Anche Gesù si è trovato nel deserto, e non per sfortuna o per caso, ma per mano dello Spirito, come nel deserto ci troviamo anche tutti noi oggi, probabilmente di nuovo per mano dello Spirito…
Al diavolo che lo tentava col cibo, Gesù rispose che «non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
Queste sono le mie riflessioni per questa particolare domenica delle palme, in cui non possiamo andare in Chiesa e non possiamo avere l’ulivo benedetto, non possiamo stare con i nostri amici, i nostri cari, ma dobbiamo restare nel nostro deserto.
In questo deserto, però, ci ha portato lo Spirito e lo ha fatto per un motivo preciso: perché ormai ci serviva un cuore nuovo.
Allora chiediamo di averlo al più presto.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
E buona domenica delle palme di «quarantesima».
La resilienza in quarantena di chi ha uno stipendio garantito sembra maggiore, gli scienziati si mettano subito al lavoro per capire perché.
Soffrire quando si sta soffrendo cagiona un dolore minore di quando si è nella sofferenza e si deve, nonostante ciò, ugualmente continuare ad amare