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Causa di rivendicazione e usucapione: che fare?

Espongo il mio problema. La rete di recinzione che divide la mia proprietà da quella dei miei vicini non è posta sul reale confine catastale ma 10mt. più dentro rispetto allo stesso, in difetto rispetto alla mia proprietà. Ho intentato una causa di rivendicazione di questo terreno perché ho costruito la mia abitazione su l’attuale confine, in difetto rispetto alle norme del mio comune che prevedono una distanza minima di mt.5. Il mio vicino dichiara di aver sanato la sua invasione per effetto di usucapione e minaccia di chiedere l’abbattimento della mia abitazione. Ora io le chiedo in caso io perda la causa davvero il mio vicino non solo diventerà proprietario del mio terreno ma può anche chiedere la demolizione di casa mia?

È una situazione che richiede un approfondimento molto, ma molto maggiore.

Mi limito a qualche breve cenno, restando inteso che conviene che tu chieda delucidazioni al legale che ti sta seguendo la posizione e che conosce il caso meglio di chiunque altro.

L’usucapione è un istituto basato sul possesso, che è una situazione di fatto, cioè un potere esercitato, anche a prescindere da qualsiasi legittimazione giuridica, su una cosa. In altri termini, un utilizzo, un uso puro e semplice.

Nelle cause in cui si verte, a titolo principale o in via di eccezione, di usucapione, dunque la prova dei fatti riguarda semplicemente l’avvenuto uso di un bene.

La prova pressoché esclusivamente utilizzata per dimostrare gli usi pregressi è quella testimoniale, questo fa sì che una vertenza in cui è coinvolto l’usucapione possa finire davvero in qualsiasi modo, perché nessuno sa cosa esattamente possano venire a dire i testimoni e come ciò che hanno riferito possa venire interpretato dal giudice.

Il secondo grosso problema di questa situazione è che sulle questioni civili si innestano quelle urbanistiche, rispetto alle quali non si può dire nulla di particolareggiato, dal momento che gli strumenti urbanistici variano a seconda della zona in cui ci si trova, anche all’interno dello stesso territorio comunale a volte.

Non so se tu abbia già instaurato la causa di rivendicazione della fetta di terreno in contestazione, ovviamente qualora tu non lo avessi già fatto sarebbe bene fare un adeguato approfondimento di tutti questi aspetti, ed altri (questi sono solo quelli principali e più problematici), che riguardano la situazione.

L’unica cosa che, in generale, si può aggiungere è che anche in situazioni come queste sicuramente una soluzione di tipo amichevole, basata sul raggiungimento di un accordo con il tuo vicino, potrebbe essere tutto sommato quella ideale. Quindi valuta anche di investire su una trattativa col tuo vicino.

Se vuoi approfondire maggiormente, tramite un secondo parere rispetto a quello del legale che ti sta già seguendo, puoi valutare di acquistare una consulenza. Ti raccomando, con l’occasione, di iscriverti alla newsletter del blog, o, se non ti piace la mail, al gruppo Telegram, in modo da non perderti importanti e utili aggiornamenti quotidiani, che possono evitarti di cadere in situazioni difficili.

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Giudice arrestato: diventa invalida l’intera causa?

vorrei cortesemente informazioni in merito a una sentenza civile che doveva essere emessa a giorni ma purtroppo il giudice che doveva mettere la sentenza e stato arrestato per varie truffe immobiliare in questo caso vorrei sapere se e possibile annullare anche le precedenti sentenze Avvocato si tratta di una causa per la vendita di una casa la quale il nuovo propretario fa richiesta di un abbattimento del prezzo ma noi abbiamo ricevuto la confermità della casa con tutte le pratiche consegnate per l’agibilità che i tenc ci anno consegnato trascorso qualche anno in questo periodo doveva essere messa la sentenza ma come già detto il giudice che si occupa di questa vicenda e stato arrestato la mia domanda Avvocato potrebbe essere annullato tutte le sentenze precedenti

È, di solito, molto difficile prevedere i tempi in cui verrà depositata una sentenza, nel caso in cui il giudice che avrebbe dovuto scriverla, designato per il procedimento, è addirittura stato arrestato ovviamente diventa impossibile poterlo fare.

Il giudice dovrà a questo punto molto probabilmente essere sostituito, dopodiché i tempi dipenderanno dal «ruolo» del nuovo giudice cui verrà assegnata la causa, che sicuramente ne aveva già altre sue e che di certo, prendendo magari diverse cause dal collega che in questo momento non può gestirle, non velocizzerà il suo lavoro, ma, tutto al contrario, lo rallenterà.

I termini previsti dal codice di procedura civile per i giudici per il deposito delle sentenze sono privi di sanzioni dirette, come abbiamo ricordato diverse volte, a differenza di quelli previsti per gli avvocati che sono spesso perentori, cioè tali per cui in caso di mancata osservanza degli stessi si determinano decadenze, preclusioni o altre conseguenze negative.

Onestamente, non puoi fare molto altro che aspettare. Qualora l’attesa dovesse diventare molto lunga, un domani, puoi valutare un’istanza di prelievo o sollecito, magari di rassegnazione del procedimento.

Per quanto riguarda l’altra domanda, immagino che con il termine «sentenze» tu ti voglia riferire alle precedenti «udienze» e, comunque, più in generale all’intero procedimento.

A riguardo, c’è da dire che un procedimento non può certo essere ritenuto viziato e quindi invalido solo perché il giudice che lo seguiva è stato arrestato per altri fatti, seppure connessi, ma bisogna prima dimostrare che nel procedimento in questione sono stati, positivamente e concretamente, commessi degli illeciti specifici.

Qui, se credi, puoi far esaminare il fascicolo dal tuo attuale avvocato. Oppure puoi chiedere un secondo parere ad un altro avvocato, acquistando una consulenza.

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Giudice rigetta le mie prove: cosa posso fare?

Riconoscimento paternità legge 219/12. Prove: DNA parziale tra fratellastri (7 su 10) tre testimonianze scritte. Controparte invoca “pietas defunti” per evitare DNA su padre defunto nel 1956. Ordinanza giudice primo grado non ammette le prove, difende la pietas defunti. Cassazione 12549/2012 :”inammissibile la censura,DNA non è invasivo. Cosa posso fare?

Il caso non è descritto con sufficiente chiarezza, provo comunque ad abbozzare qualche considerazione.

A quanto capisco io, la Cassazione che citi non è stata resa nel tuo caso, ma in un altro processo e tu la vorresti invocare come «precedente» utile anche nel tuo.

Quindi il punto dovrebbe essere vedere quali rimedi o impugnazioni sono esperibili contro l’ordinanza istruttoria con cui il giudice, nel corso del processo di primo grado, che, a quanto sembra di capire, sarebbe ancora pendente.

Per fare questa valutazione, bisogna capire meglio la motivazione di questa ordinanza istruttoria perché a volte ci sono sfumature molto importanti e non è detto che tutto si possa esaurire nella pietas defunti; quand’anche fosse, poi, bisognerebbe vedere in che modo è stato richiamato in causa il concetto.

Ad ogni modo, parlando in generale, le ordinanze istruttorie sono sempre revocabili dal giudice che le ha emesse. Ovviamente, questa considerazione generale non ci è molto utile, dal momento che è estremamente difficile che un giudice possa cambiare idea senza che ci siano elementi di novità, anche se si può sempre provare, ma se esistono margini per un tentativo del genere si può valutare solo studiando l’intero fascicolo del procedimento e paragonandolo alla motivazione.

Peraltro, può anche darsi che il giudice abbia ritenuto le prove in questioni inutili, cioè superflue, perché si è già convinto, sulla base delle prove appunto già assunte, in un senso o nell’altro, magari anche proprio a tuo favore. Questo accade abbastanza frequentemente.

Comunque, se queste non fossero le ipotesi, non ci sono altri mezzi di impugnazione. Se il giudice, dunque, non cambia idea sulla prove e alla fine rigetta la tua domanda, l’unico modo per «lamentare» l’ingiustizia della decisione sulle prove è quello di appellare la sentenza. Tale evenienza va valutata molto attentamente, perché, a parte le norme processuali generali, di fatto è abbastanza difficile che in sede di appello una corte proceda ad una nuova istruttoria del procedimento.

In conclusione, se non sei convinto di quanto ti riferisce al riguardo il tuo avvocato attuale, ti consiglio di chiedere un secondo parere ad un altro avvocato, che non fa mai male, previa ostensione dell’intero fascicolo in modo che possa vedere se possibile praticare qualcosa.

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Fiducia: perché è necessaria tra cliente e avvocato?

In forza della sentenza della sentenza 04-07-2014 dove vengo condannato (ingiustamente)
a pagare euro56.103,15 oltre IVA e CP +interessi Tot euro 115.853.00.
seguono pignoramenti di immobili e ipoteca su un bene strumentale.
il tutto per una truffa architettata da un tecnico a cui avevo dato l’incarico di progettare un capannone per il valore complessivo di lire 530milioni e che il suo compenso come da fattura era di lire 18milioni.con l’avv. ci siamo appellati ,pare che l’appello si svolga nel 2018.il mio timore è che l’attuale avv.to difensore,non sappia difendermi come purtroppo è avvenuto per la sentenza

Partiamo dall’ultima riga.

Alla base di un rapporto cliente – avvocato deve sempre esserci la fiducia.

Questa fiducia può essere più o meno piena, ma deve più sussistere che no, altrimenti diventa un tormento sia per il cliente che per il difensore.

Mettiamo anche il caso che tu, in diritto, abbia torto. Questo non significa che sia giusto che tu perda la causa, magari è ingiusto, ma la tua perdita è conforme al diritto, perché, come abbiamo detto centinaia di volte, le leggi spesso non sono giuste, se applicate al caso concreto, e in alcuni casi nemmeno in generale.

Mettiamo dunque che tu perda la causa, per qualsiasi motivo. In mancanza di fiducia nel tuo avvocato, per tutta la vita ti porterai il rimpianto e il pensiero «Se avessi avuto un altro avvocato, forse avrei vinto, avrei avuto giustizia».

Una cosa che non ha senso, se vuoi il mio punto di vista.

Per questo è fondamentale, che ci sia sempre fiducia nella persona che ti accompagna ed assiste in un percorso giudiziario, qualunque sia il risultato che arriva alla fine.

Chiarito che la fiducia è sempre necessaria, va però detto che c’è un altro problema e cioè che in realtà tu non hai molti strumenti che ti possano consentire di valutare se davvero il tuo avvocato ne è degno o meno.

Gli aspetti tecnici purtroppo non sono, specialmente nel diritto civile, apprezzabili e comprensibili da persone che non hanno alle spalle lunghi anni di studi giuridici e altrettanti di pratica giudiziaria. Raramente una persona priva di educazione legale è in grado di comprendere davvero una sentenza, anche dopo che un avvocato gliel’ha illustrata e tradotta in un linguaggio più semplice e alla portata di tutti.

L’unico modo in cui puoi saggiare effettivamente la qualità del lavoro svolto dal tuo attuale avvocato sarebbe acquisire un secondo parere da un altro avvocato. Questa è una opzione sempre possibile, che le persone praticano ad esempio in ambito sanitario, quando un medico consiglia un trattamento particolarmente sgradito, come ad esempio un intervento, si sente sempre anche il parere di un altro sanitario o due. Si può fare anche nel settore legale. Non è così semplice, specialmente se parliamo di procedimenti già in grado di appello, dove il «secondo» avvocato si deve studiare una certa mole di materiale (almeno la sentenza e gli atti introduttivi, ma spesso anche i verbali) e di conseguenza può richiedere anche diverse ore di lavoro.

Questo tuttavia è l’unico sistema in cui puoi avere conferma della bontà dell’operato o meno del legale attualmente incaricato. Può anche essere che da questo lavoro venga confermata la qualità del lavoro già svolto, ma magari vengano ulteriormente enucleate alcune idee o strategie che, in aggiunta a quello già fatto, possono essere utili.

Altre strade non ne vedo, valuta dunque se chiedere un secondo parere, richiedendo sempre prima un preventivo, perché il lavoro potrebbe avere una sua importanza in termini di impegno anche orario.