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Non rientro nella «quota 100»: che fare?

sono un’insegnante di Religione, sono precaria pur avendo fatto e vinto il concorso perché, nel frattempo che scorrevano le graduatorie io ho cambiato classe di concorso e dalla scuola Primaria sono passata alla Secondaria. Poi ho cambiato regione e il concorso era legato alla sede dove veniva fatto.
Io ho 64 anni. Me ne dovrei stare a casa. Ma ho 28 anni di lavoro con la scuola. Ne ho altri 5 con il privato ma non posso riscattare i contributi perché chiedono troppi soldi.
Sono una di quelle persone che, avendo messo al primo posto i figli da seguire (anche perché ero in Calabria a 1200 km dalla mia famiglia, ecc ecc.. ) ho ripreso a lavorare di 5 anni di sospensione. Sono state scelte etiche in tanti sensi, compreso il fatto di lasciare il veneto per la calabria. Bene, il punto è che io non rientro nella quota 100. Spero che ci pensino.

A livello di diritto già in vigore (de iure condito) non ci sono discorsi da fare, la tua situazione e la tua problematica riguardano riforme legislative di cui si sta discutendo proprio in questo periodo (de iure condendo).

Quindi nel tuo caso non ci sono iniziative legali adottabili già da ora a tua tutela, ma bisogna cercare di intervenire «a monte» per fare in modo che la legge di riforma in qualche modo preveda soluzioni anche per le persone che si trovano in situazioni come la tua in modo che ogni categoria, tendenzialmente, riceva un trattamento equo.

Da questo punto di vista, ci sono alcune cose che puoi fare. Non ho capito bene però se la tua situazione è «scalabile», nel senso che ci possono essere anche altre persone in situazioni simili, in tutto o in parte, o se invece il tuo è un caso talmente particolare che difficilmente ci possono essere tanti altri soggetti nella medesima situazione. Nel primo caso, ovviamente, una delle prime cose da fare sarebbe questa di costituire una piccola associazione, comitato o anche solo gruppo spontaneo di lavoro per avere più forza, dividere le spese e organizzare le attività da svolgere con più incisività da un lato e meno fatica dall’altro.

Detto questo, ovviamente quello che potete fare è provare a parlare con uno o più parlamentari di riferimento per esporre la vostra problematica. Vedere se c’è qualche sindacato già costituito in grado di sostenere le vostre posizioni. Interessare magari, una volta costituito un gruppo di lavoro, i media e gli organi di stampa.

Insomma, ti consiglierei di iniziare a lavorare sin da adesso, finché il progetto di riforma è in discussione, senza attendere quello che «decideranno», perché poi le possibilità di azione saranno molto ridotte – sostanzialmente ricorsi alla corte costituzionale, sempre che siano ammissibili e con tutte le incertezze e le lentezze del caso.

Se vuoi un preventivo da parte nostra per un’attività di assistenza in tutte queste cose che ci sarebbero da fare, puoi chiedercelo compilando il modulo apposito del blog. Ti raccomando, con l’occasione, di iscriverti alla newsletter del blog, o, se non ti piace la mail, al gruppo Telegram, in modo da non perderti importanti e utili aggiornamenti quotidiani.

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Se l’azienda subentrante non rispetta le promesse che posso fare?

Il 04/07/2012 e fallita la azienda dove lavoravo assieme con mia moglie, e il giorno 25.06.2012 tale Azienda che subentrato con un acordo newco stabilito da un programma firmato dalle rapresententi ooss e administratore della Azienda e rapresentante dell unione industriali,
Stabiliscono un programma dove vengono a legere e garantire ai operai il giorno 26.06.2012, da dove garantiscono per le coppie coniugi di questa Azienda che Almenno riassunto uno dei due con accordo verbale alla presenza di tutti operai presenti in assemblea sindacale per firma di conciliazione
Ci siamo sentiti di firmare la conciliazione con azienda Affittuaria per la garanzia data per la nostra famiglia.
Ma in questo momento non hanno intenzione di rispettare il accordo con la nostra famiglia. Ma in questo momento non hanno rispettato anche accordi siglati con sindacati e e unione industriali.
Poso denunciarli, o avuto una lettera dove o fatto firmare da un po di operai che confermano che accordo.

Bisogna prima di tutto leggere i documenti che sono stati fatti per iscritto.

Dopodiché, se nei documenti sviluppati e concordati per iscritto non si trovano elementi utili, si può provare a comprovare con testimoni gli accordi che erano stati proclamati solo verbalmente, anche se ovviamente in questo caso la strada è molto più in salita.

Vi consiglierei di rivolgervi ad un’organizzazione sindacale e/o ad un legale, costituendo un gruppo per avere più forza e magari contenere anche le spese.

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Se il sindacato non mantiene la promessa di tenermi indenne dalle spese legali che posso fare?

Ho avuto una brutta esperienza con una vertenza di lavoro intrapresa tramite sindacato e vorrei un parere obiettivo.
Ho intrapreso la causa su suggerimento della Fiom. Mi era stato detto che non avrei dovuto affrontare altri costi e che sarebbe stato tutto a carico del sindacato. TUTTO: sia le spese processuali sia le spese in caso di un’eventuale condanna. Con questi presupposti ho intrapreso la causa.
Ora ho perso la causa. Il giudice mi ha condannata e ora devo pagare la controparte. La cosa assurda, però, è che il sindacato si è rimangiato tutto: non solo non vuole pagare la mia condanna, ma mi dice anche che le spese legali del mio avvocato devo pagarle io! Io purtroppo non ho niente di scritto che dimostri quello che mi è stato detto, come posso fare a dimostrare la verità? Cosa mi consigliate?

È poco verosimile la promessa di un’organizzazione sindacale di farsi carico non solo delle spese di un professionista esterno, ma anche di quelle di soccombenza, che rappresentano un’incognita difficilmente quantificabile.

A fronte, infatti, di che cosa un sindacato dovrebbe assumersi un onere del genere? Considera che se facesse una cosa di questo tipo con tutti i lavoratori finirebbe in fallimento entro al massimo sei mesi.

L’unica soluzione che ti consente di avere una copertura di questo genere, proprio nelle controversie di lavoro dipendente, è ancora una volta la tutela giudiziaria, che ti dà una «forza» che nessun sindacato o anche professionista individuale ti potrà mai dare, visto che copre per contratto anche le spese di soccombenza.

Detto questo, non c’è molto che tu possa fare per far valere quello che ti avevano promesso e così il problema adesso ti è ricaduto in mano nella sua interezza. Infatti, gli accordi sulle spese legali andrebbero sempre fatti per iscritto, fatti a voce non hanno valore per legge e comunque sono poi molto difficilmente dimostrabili.

Intanto bisognerebbe vedere la sentenza e valutare le eventuali possibilità di impugnazione, che possono avere rilevanza anche in questo momento, dedicato a risolvere il problema del pagamento delle spese legali proprie e dell’avversario.

A parte questo, probabilmente, l’approccio migliore per risolvere concretamente il problema è ancora quello negoziale. Per fare questo, ti serve un bravo avvocato di cui tu possa avere fiducia e con il quale si possa instaurare un rapporto basato sulla massima chiarezza possibile.