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Posso essere risarcito per problemi ad un’auto che ho già venduto?

Ho comprato un TOYOTA RAV4 – a 3000 km guasto iniettore (cambio in garanzia) – a 5500 km pulizia filtro carburante per presenza acqua (a mie spese) – a 6000 km guasti 4 iniettori (cambio in garanzia). Ho rivenduto l’auto dopo 6 mesi per disperazione. Ho inviato raccomandata casa madre. Sono stato contattato da TOYOTA per un accomodamento che non ho accettato perché ridicolo. Mi hanno risposto dicendo che i guasti si sono verificati per un pieno fatto male. Le loro deduzioni sono a mio parere completamente arbitrarie: a 3000 e 6000 km non hanno riscontrato acqua nel carburante o altre anomalie di questo genere. Il danno è di 8500 €.

Credo che avresti dovuto, prima di vendere il veicolo, far eseguire una perizia tecnica dapprima da un tuo tecnico privato di fiducia, almeno per capire l’origine dei problemi e lo stato del motore e, in seguito, magari un ricorso ex art. 696 bis per CTU preventiva, che è lo strumento che si utilizza in questi casi.

Adesso, dopo aver perso il possesso dell’auto, non hai in mano che la documentazione, peraltro formata fuori da qualsiasi contesto processuale, dei tre interventi, che ti possono essere, come in effetti sono stati, contestati, indicando la causa dei problemi oggetto degli stessi in altri fattori, come il rifornimento con carburante contaminato, un evento che come è noto in effetti peraltro capita anche abbastanza di frequente.

Infine, non hai alcuna azione diretta nei confronti di Toyota a mio giudizio, ma solo nei confronti del soggetto dal quale avevi acquistato a suo tempo il veicolo.

Direi che attualmente ci sia davvero poco spazio per fare iniziative legali su solide basi, puoi fare un tentativo ma sei un po’ fuori tempo massimo.

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Se un avvocato lascia passare un anno dopo un ATP è responsabile?

Nel 2011 io e mio marito ci siamo rivolti a un’avvocatessa per dei problemi occorsi al nostro appartamento, la suddetta ci faceva eseguire una perizia di parte e successivamente in data 15/1/2012 promuoveva un ATP presso il Tribunale. Dopo trattative riservate con l’Immobiliare, l’avvocatessa si mostrava evasiva alle nostre richieste sull’ATP e sul proseguimento della vertenza. Insospettiti l’abbiamo revocata e ci siamo rivolti a una seconda avvocatessa la quale ci ha informati che il precedente legale aveva fatto scadere l’ATP a noi favorevole. L’attuale avvocatessa mi ha detto che posso chiedere i danni all’assicurazione della prima avvocatessa. Se decido di farlo dovrò pagare un ulteriore onorario all’attuale avvocato? Mi verrebbero rimborsate le spese legali, le spese dell’ATP e quelle della perizia di parte?

Non è l’ATP che è scaduto ma il termine di decadenza previsto per l’azione dei vizi nella compravendita: entro un anno che questi vizi sono stati regolarmente denunciati ed accertati, bisogna agire altrimenti si decade dall’azione, in base alle disposizioni sui contratto di compravendita e vizi relativi.

A me è capitato un caso simile, in cui difendevo il costruttore, e ho potuto eccepire l’avvenuto verificarsi di questa decadenza, considerato che dopo un anno dall’ATP gli acquirenti non avevano fatto nulla.

La legge, insomma, presume che una volta accertati i problemi, i proprietari valutino se agire o meno e che se non lo fanno entro l’anno previsto dalla legge abbiano deciso di lasciar perdere.

Chiaramente, all’approssimarsi della scadenza del termine la prima avvocatessa avrebbe dovuto avvertirvi di questa decadenza per mettervi in grado di attivarvi o meno.

Per cui la responsabilità potrebbe esserci.

Per quanto riguarda le spese, naturalmente il compenso dell’avvocato che incaricherete per coltivare questa questione sarà almeno al momento a carico vostro e solo in seguito si vedrà, senza nessuna garanzia al riguardo, se riuscirete a recuperarlo dall’avvocatessa responsabile o dalla sua compagnia.

Quanto alla quantificazione del danno subito, direi che la voce più importante non siano quelle spese ma i danni derivanti dai vizi per cui avete perso il diritto all’attivazione della garanzia. Forse poi possono essere inserite anche quelle voci, anche se hanno un rapporto causale certamente più blando con l’illecito. Chiaramente, nel momento in cui si presentano i conteggi si cerca di fare un quadro completo, ma anche qui non ci sono in realtà tante certezze.

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cosa fare se si notano vizi dopo una permuta di telefoni?

Vi scrivo perchè ieri, avevo scambiato un mio telefono in ottime condizioni, con un altro che dopo averlo portato a casa, ho notato che esteticamente presentava dei problemi, non visibili alla prima impressione e non facilmente fattibili da me, visto che è di metallo e vetro. Il tizio  mi aveva assicurato che era in ottime condizioni ma poi si è rivelato che non lo è. Gli ho proposto di ri-scambiare il telefono che mi ha dato , con quello che gli ho ceduto ma non ne vuole sapere. Che cosa devo fare ? una querela ? se si poi come mi devo muovere? Vorrei un risarcimento o il telefono di prima. Informazioni aggiuntive : posso stampare la conversazione della email, ho il suo numero di telefono e conosco il suo nome e cognome e sono minorenne.

Non so che valore avessero questi due telefoni, ma a meno che non si trattasse di due edizioni speciali dell’iPhone placcati in oro o altro metallo pregiato, direi che la vicenda rientri pienamente in quell’area in cui non conviene assolutamente, salvo che non si disponga di una forma di tutela giudiziaria, muoversi tramite il ricorso alle leggi e agli avvocati.

In teoria, ci potrebbero essere diverse cose a tuo favore, a cominciare dalla minore età che ti vede, per legge, incapace di agire (anche se comunque sei dotato di capacità naturale…), poi anche la disciplina sui vizi, applicabile oltre che alla vendita, ovviamente anche alla permuta, anche se non si capisce bene la natura di questi vizi che non sei riuscito a vedere alla prima impressione ma che poi hai notato una volta arrivato a casa senza però fare analisi specifiche diverse da quelle che avevi già potuto fare al momento dello scambio…

Ovviamente, una querela non la puoi proprio fare perchè non c’è nessun reato, al massimo un illecito civile. L’unico approccio che possa avere un senso è quello negoziale. Se proprio hai soldi da investire su questa cosa, puoi incaricare un legale di fare una diffida, ma sarebbe solo un tentativo e niente garantisce che sia risolutivo.