Vi scrivo da Cosenza per un consiglio riguardante un’abbonamento tin.it stipulato il 22 settembre 1999. In tale giorno avvio la procedura di attivazione di un abbonamento try & buy utilizzando le chiavi provvisorie trovate in una rivista, dopo 26 giorni avvio la procedura di disdetta e con mia sorpresa il sistema mi dice che non posso disdire l’abbonamento poichè non era del tipo try & buy (come credevo) ma del tipo TIN-PSTN SEMPRE. Chiamo quindi alla tin.it e mi viene consigliato di disdire l’abbonamento tramite raccomandata con ricevuta di ritorno. Ho fatto esattamente cosi il giorno 19/10/1999.
Dopo circa tre mesi mi arriva la fattura dell’abbonamento da pagare, ritelefono alla TIN spiegando cosa era successo e mi assicurano che avrebbero risolto il problema. Passano altri tre mesi e di nuovo la stessa storia. Oggi a distanza di quasi due anni, mi chiedono di pagare altrimenti procederanno per via legale, essi dicono che l’abbonamento stipulato era del tipo TIN-PSTN SEMPRE, che non può esserci stato errore e che inoltre la raccomandata che io feci per disdire l’abbonamneto lo avrebbe disdetto per l’anno seguente.
Io ho spiegato che la password assegnatami è stata utilizzata per 27 giorni, cosi come accade per gli abbonamenti try & buy appunto perchè ero convinto di avere attivato questo tipo di abbonamento.
Se dovevo comunque pagare un anno, nel caso avrei almeno utilizzato il servizio per un anno intero… poi perchè mi hanno fatto inviare una raccomandata di disdetta? Cosa posso fare? Datemi un consiglio.
(Vincenzo, via mail)
E’ purtroppo impossibile dare una risposta definitiva senza esaminare prima la documentazione di quello che è stato fatto dal lettore nel caso concreto, anche alla luce delle distinzioni tra le due offerte di Tin.it così come configurate dal gestore stesso. A quel che è dato di capire, infatti, Tin.it in quel periodo offriva da un lato classici abbonamenti a pagamento puri e semplici e, dall’altro, abbonamenti di prova, offerti gratuitamente per un periodo limitato, trascorso il quale era necessario registrarsi, e pagare un corrispettivo, per continuare ad usufruire del servizio. A questo punto, bisogna supporre che le procedure per attivare l’uno piuttosto che l’altro tipo di abbonamento fossero diverse e ben distinte: in questo caso può dunque essere il lettore ad essersi confuso e ad aver stipulato un contratto a pagamento invece di uno di prova. Oppure può essere che il lettore abbia correttamente attivato un abbonamento di prova e che Tin.it si stia sbagliando.
Nel primo caso è il lettore che ha sbagliato e non c’è niente da fare: bisogna pagare. Si tratta infatti di un caso di errore ostativo, che rende invalido il contratto solo se riconoscibile dall’altra parte, cosa che nel nostro caso è esclusa in radice perchè Tin.it non aveva nessun modo di immaginare, di fronte alla richiesta di abbonamento a pagamento inoltrata dall’utente, che lo stesso aveva in realtà voluto un abbonamento “di prova” per la stipulazione del quale, in ipotesi, avrebbe dovuto utilizzare diverse modalità.
Nel secondo caso, cioè se il lettore non si è sbagliato ed ha a suo tempo effettivamente posto in essere atti diretti alla stipulazione di un abbonamento di prova così come configurato dal proponente, cioè Tin.it, allora non bisogna pagare. Ma come comportarsi concretamente? Meglio darsi da fare e riassumere compiutamente l’intera vicenda, con ogni dettaglio rilevante, accludendo anche idonea documentazione (schermate, copia di email di conferma ricevute, etc.), in una raccomandata a/r da inviare alla sede legale di Tin.it sostenendo che non si intende corrispondere alcuna somma e che in caso di mancata emissione di nota di accredito o comunque di presa d’atto da parte loro entro 15 giorni dal ricevimento si instaurerà un giudizio per l’accertamento che nulla è dovuto, con ulteriore aggravio di spese a carico di controparte.