Avendo regolarmente acquistato un programma di dettatura vocale in un negozio di informatica, del quale conservo ancora lo scontrino fiscale, posso installarlo ed usarlo non a casa ma in un computer che utilizzo nello studio a cui sono associato? Lo chiedo in quanto il fornitore abituale di hardware dello studio, che in genere viene chiamato a collaborare, in qualità di esperto, durante le verifiche del software, mi ha detto che non è possibile utilizzare tale programma in studio non essendovi una fattura di acquisto da parte dello stesso. Inoltre mi chiedo, più in generale, se è possibile usare i programmi dei quali è consentito l’utilizzo per solo uso personale – come Zone Alarm e Esafe Desktop, ad esempio – in studio per attività di libero professionista? (Eustachio Mauro, via mail)
Il software non si acquista mai. Un software, infatti, fa parte del novero delle cose che gli antichi definivano come quelle che “cum digito tetigere non possumus”, quelle che non si possono toccare con un dito; si tratta, insomma, di un bene “immateriale” o opera dell’ingegno. Si può toccare il floppy, o il cd rom, ma il software non è quello, bensì la particolare combinazione di codice contenuta al suo interno e che, una volta compilata, serve per far eseguire determinate operazioni ad un elaboratore elettronico. E’ chiaro che un’opera intellettuale non si possa acquistare come si fa con un’auto o con le mele. Il software, in realtà, si prende piuttosto in locazione, anche se non tutti i giuristi sono completamente d’accordo su questa formula. In sostanza, chi sviluppa un software è l’unico soggetto titolare del diritto di farne copie ulteriori e quindi, in sostanza, di usarlo. Questi può concederne l’uso a terzi, ma i terzi dovranno attenersi strettamente alle sue condizioni, perché in caso contrario di ha la violazione del diritto d’autore (copyright) dell’autore o editore (software house). Dunque, se il titolare del diritto d’autore sul software ha stabilito, come avviene spesso, che un determinato prodotto può essere utilizzato, se licenziato per uso personale, solo appunto per uso personale, metterelo in studio e usarlo per scopi commerciali configura una violazione del diritto d’autore, del tutto analoga a quella che si avrebbe piratando puramente e semplicemente il software, perché dello stesso si è fatto un uso non autorizzato dall’autore. La logica che presiede all’articolazione, diffusissima, delle licenze software dal punto di vista dell’utilizzo finale che ne verrà fatto si basa sulla considerazione per cui il privato cittadino gode di minori disponibilità economiche rispetto agli enti e alle istituzioni e magari utilizza il software per scopi limitati, mentre i soggetti più economicamente capaci, che utilizzano il software per scopo di lucro e pertanto magari in modo più esteso, devono dare all’autore un contributo maggiore. Un esempio noto di licenza per scopi particolari è quella di Microsoft, denominata Education, offerta solo ed esclusivamente agli studenti e che comprende gli stessi programmi che vengono licenziati, a prezzi molto maggiori, alle aziende. Per quanto riguarda la fattura d’acquisto, si tratta di un aspetto puramente fiscale che riguarda la gestione dei cespiti e dei beni strumentali che vengono utilizzati in azienda, che andrebbe verificato non con il fornitore software ma con il commercialista: restando, tuttavia, nel campo del software vero e proprio se la licenza conseguita non differenzia tra uso personale e professionale, lo stesso può senz’altro essere installato in ufficio. Attenzione però a non usarlo sia in ufficio che a casa perché – ma è sempre la licenza che fa testo e alla quale bisogna far capo – solitamente del software “acquistato” si può usare solo una copia e in caso di più computer bisogna acquistare più licenze.