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come farsi pagare da aucland

Vorrei portare alla vostra conoscenza un fatto e magari ottenere una risposta, che io da solo non ho potuto avere. Attualmente molti siti internet offrono la possibilità di guadagnare esponendo i banner pubblicitari, pagando per ogni click univoco che porti al loro sito. Interessato da questa proprosta ho deciso di affiliarmi ad una società come Aucland (www.aucland.it) ben nota in Italia per le sue aste, esponendo i loro banner sul mio sito. Il contratto stipulato tra le parti riporta da un punto di vista economico, che saranno accreditate all’affiliato “0,15 € ogni volta che un visitatore clicca su un banner Aucland caricato sul sito dell’affiliato stesso” Dopo diverso tempo ho raggiunto 597 click totalizzando 96,05 € convertite in credito su Aucland, oppure 48,03 € (esattamente la metà) se pagate tramite assegno. Cifra alquanto irrisoria, ma raggiunta senza alcuna violazione delle politiche di Aucland, e di diritto di mia proprietà. Raggiunto il valore minimo di € 25 per ottenere l’assegno, ho richiesto chiarimenti in merito alla Società, cercando di ottenere informazioni anche sul come poter spendere quanto sopra nelle varie aste promosse dai navigatori. Non ho ricevuto nessuna risposta in merito. Tornando nel pannello di controllo del sito, risulta che non è possibile convertire il credito in assegno, o meglio il testo di contratto presente nella pagina non ha subito variazioni, è quindi ancora presente la duplice possibilità, ma la possibilità di scelta si limita a convertire il credito in “credito spendibile su Aucland”. Provo ad inviare una e-mail per la seconda volta ma non trovo nessuna risposta dallo Staff. Decido di vendere attraverso il loro servizio, all’asta, alcuni personal computer. Attivando le varie opzioni di vendita (vendita pubblizzata in home page, testo in grassetto…….) mi viene addebitato un costo di 14,04 €, non scalato dal credito raggiunto, ma che risulta dover essere saldato con Assegno intestato a AUCLAND Via Quadronno, 6 Route des Dolines 20122 Milano. Ad oggi, dopo alcune settimane dalla vendita, non conclusa tra l’altro, non ho inviato nessun assegno, in quanto ad ogni mia e-mail di richiesta di chiarimenti e soprattutto di richiesta per il versamento di quanto dovuto, non mi è stata inviata nessuna replica. Ora quello che mi chiedo è: possibile che solo in Italia società del genere si sentano autorizzate a truffare i clienti, ben sapendo che nessuno farà mai causa per 100 €? Il contratto è stato rispettao in ogni parte, i banner regolarmente esposti, eppure nessun corrispettivo economico versato. Da quello che ho potuto constatare in rete non sono la prima persona che ha questi problemi con Aucland. Forse Vanna Marchi esiste anche in rete. Mi rivolgo a voi sperando in una risposta, non tanto per i € 96, ma per una mera questione di principio. (Mauro, via mail)

Il problema descritto dal lettore sembra sia ben noto e diffuso, basta fare una piccola ricerca in rete per trovare discussioni di persone che si chiedono come fare a farsi pagare (http://groups.google.com/groups?hl=it&th=182a60d49f0ad862&seekm=9haobc%24n7c%241%40nreadB.inwind.it&frame=off) o che addirittura si spingono oltre, con definizioni non proprio gentili nei confronti di Aucland (http://groups.google.com/groups?hl=it&th=49518979afc24c60&rnum=3). E’ difficile riuscire a stabilire se si tratti delle oramai diffuse difficoltà gestionali delle iniziative della new economy ovvero se l’atteggiamento di Aucland sia il portato di una cosciente politica aziendale, basata sulla considerazione per cui, al di là di proteste più o meno vibranti, la quasi totalità degli utenti preferirà, vista l’esiguità delle somme in ballo, lasciar perdere e non prendere nessuna iniziativa nei confronti di Aucland. Ad ogni modo, e quale che sia il retroscena della vicenda, il lettore, e tutti coloro che si trovano nella medesima condizione, hanno diritto di essere pagati. Addirittura, dal momento che, entrando nel sito di Aucland è possibile per ogni sottoscrittore visualizzare il proprio credito, si può provare a ottenere una ingiunzione di pagamento, fornendo come prova scritta la “stampata” con il prospetto del credito maturato, nonché il testo del contratto e la corrispondenza scambiata sia al momento della conclusione del contratto che eventualmente in seguito. L’ingiunzione, o decreto ingiuntivo, è un procedimento molto più veloce di quello ordinario, che serve appunto per il recupero di crediti che sono liquidi, cioè determinati nel loro ammontare, esigibili e forniti di prova scritta. Il ricorso diretto ad ottenere l’ingiunzione di pagamento si può presentare presso il Giudice di Pace del proprio luogo di residenza e, se la somma dovuta è inferiore a £1.000.000, si può presentare anche senza l’assistenza di un avvocato, anche se non sarà facilissimo districarsi nelle varie fasi del procedimento e tra i diversi uffici senza l’aiuto di funzionari davvero molto disponibili. Ovviamente la strada è più agevole se si sceglie di avvalersi di un professionista di propria fiducia: in questo caso, per quanto riguarda gli onorari del legale, sarà il Giudice a stabilire chi li deve pagare, anche se nel momento in cui concede un’ingiunzione, il Giudice condanna sempre controparte al pagamento anche delle spese legali.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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