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il mio stipendio è diminuito: posso chiedere una riduzione del mantenimento?

Cercherò di riassumere in breve il mio caso. Ho 47 anni. Sposato con una bimba nata nel 19XX e residente a XXX, nel giugno 20XX mi sono trasferito a XXX per un nuovo lavoro. Nel luglio dello stesso anno nasceva la seconda figlia e pochi mesi dopo, decidevo di separarmi. La decisione é stata ovviamente traumatica sia per me che per la mia ex moglie. Decidemmo di andare da un avvocato di XXX, che conoscevamo entrambi essendo la sorella di una nostra comune amica, per avviare la pratica di separazione consensuale. Pieno di sensi di colpa per aver lasciato la mia ex moglie con due bimbe piccolissime e con una prospettiva di lavoro che all’epoca sembrava molto favorevole, accettai delle condizioni economiche particolarmente pesanti e, mentre devo ammettere che onestamente la mia ex sottolineò che tali condizioni erano particolarmente onerose, l’avvocato non fece nulla per farmi riflettere su di essa. Risultato: il Tribunale di XXX il XX/XX/20XX fissò quali condizioni di separazione un assegno di 4 milioni delle vecchie lire (di cui 1,5 milioni di lire per ciascuna delle due figlie minori, pari a 774,69 euro ciascuna, ed 1 milione di lire per la moglie, pari a 516,46 euro) cui aggiungere il fatto che le spese mediche delle bimbe, fiscalmente a mio carico, erano e sono tuttora coperte all’80% da una polizza assicurativa stipulata con l’azienda. La casa che possedevo a XXX, al 50% mentre l’altra metà era intestata alla mia ex-moglie, venne affidata a lei per vivere con le bimbe. Su tale casa gravava un mutuo erogato dalla Banca XXX. Il mutuo, originariamente intestato ad entrambi, nel luglio del 20XX era stato girato su Banca XXX , intestandolo soltanto a me, con una rata mensile pari a circa 550 euro. Occorre considerare che all’epoca guadagnavo circa 6 milioni di lire nette al mese per 14 mensilità e che l’azienda per la quale lavoravo mi pagava interamente le spese di affitto (affitto e spese condominiali) dell’appartamento di XXX nel quale mi ero trasferito e che pensavo ad una prospettiva di crescita di carriera con conseguente incremento della retribuzione. Preciso, inoltre che l’appartamento in cui risiedevo a XXX disponeva di due camere da letto, una delle quali era stata prevista per le bimbe quando fossero state un po’ più grandicelle per trascorrere con me un week end ogni due settimane. Purtroppo, a queste condizioni onerose, si aggiunse la crisi che attraversò la mia azienda nel corso del 20XX, crisi che provocò il cambio del management e bloccò tutti i bonus ed i premi di produttività. Per continuare a pagare regolarmente l’assegno (vivere a XXX con circa 2 milioni netti al mese non era facile) cominciai ad intaccare i miei risparmi e, poco alla volta, dovetti vendere la quota di fondi e le azioni che mi erano rimaste. Dopo tre anni dalla separazione, nel 2004 avviammo le pratiche per la richiesta di divorzio. A quel punto, date le mutate condizioni economiche, la mancanza di risparmi cui attingere, il pagamento del mutuo solo a mio carico ed il venir meno delle prospettive di carriera nel presentare istanza di divorzio, nel corso del 20XX, chiesi anche una revisione dell’importo dell’assegno, avvalendomi dell’assistenza di un legale di XXX. La questione andò avanti fino al 20XX, quando il Tribunale di XXX si pronunziò sancendo il divorzio e stabilendo una minima riduzione dell’importo dell’assegno pari a 760,00 euro per ciascuna delle due figlie (a fronte degli originari 774,69) e di 400,00 euro per mia moglie (a fronte degli originari 516,46), da cui veniva dedotta la metà della rata di mutuo (275 euro). Complessivamente pagavo quindi 1.645,00 euro (760,00 x 2 più 400 più 275). Devo precisare che il mio stipendio netto mensile era pari a circa 3.200 euro per 14 mensilità. Sempre nel 20XX l’azienda, avvalendosi di un cavillo legale, pretese dal me il pagamento delle spese dell’alloggio dal 20XX al 20XX, per complessivi 9.000 euro. Concordammo che avrei pagato tale somma rateizzandola con un addebito sullo stipendio di circa 500 euro mensili. Nel corso del 2007 sono intervenuti ulteriori mutamenti in negativo. In primo luogo, a seguito della fusione fra la mia azienda ed un’altra, si è creato un esubero di personale per cui sono stato licenziato il XXX. Tuttavia si è addivenuti ad un accordo con il datore di lavoro per cui sarei stato assunto da un’altra azienda del gruppo con un livello gerarchico inferiore ed uno stipendio annuo lordo di 63.000 euro, con una sorta di buonuscita di ulteriori 40.000 euro lordi (da cui sono però stati dedotti i circa 7.000 euro residui per gli arretrati delle spese di condominio) ed il mantenimento del benefit costituito dalla polizza sanitaria anche a favore delle figlie. Tuttavia con il licenziamento decadeva anche il benefit della casa, per cui dall’ottobre del corrente anno devo pagare di tasca mia circa 1.500 euro di affitto (più circa 300 euro di spese) per l’appartamento in XXX. Insieme alla mia nuova compagna convivente (insegnante di inglese con contratti di collaborazione per circa 14.000 euro l’anno) abbiamo deciso di acquistare un appartamento più piccolo (ma sempre con una stanza per le figlie che ora trascorrono con noi il week end ogni due settimane) fuori XXX. Per poter accedere al mutuo, necessario all’acquisto, ho convenuto, d’intesa con la mia ex moglie, di cederle il mio 50% dell’appartamento di XXX e di estinguere congiuntamente il mutuo residuo gravante su di esso. Tale operazione si è concretizzata lo scorso XXX ed ho incassato 148.000 euro di cui circa 84.000 ad estinzione del mutuo. Avendo estinto il mutuo, da settembre l’importo totale che corrispondo alla mia ex-moglie è pari a 1.920,00 euro (760,00 per le due figlie più 400,00 per la ex-moglie) più la rivalutazione ISTAT, per complessivi 1.944,68 euro. La mia ex moglie ha 43 anni, è in possesso di un dottorato di ricerca in biologia e svolge contratti a progetto presso l’Università di XXX. Adesso vive con il suo compagno, anche se ufficialmente non risultano conviventi, che svolge l’attività di agente immobiliare con propria agenzia. Per completezza ricordo che il mio reddito da lavoro dipendente risultante dal Modello 730 è stato di 84.628.000 euro nel 2005, di 70.521.000 euro nel 2006 e, secondo quanto concordato con l’azienda nel protocollo di conciliazione, di 63.000.000 euro nel 2007. Tenuto conto che il mio stipendio attuale è pari a circa 3.100 euro mensili per 14 mensilità, vorrei sapere se e di quanto posso ragionevolmente chiedere una riduzione dell’assegno (che è pari a circa il 63% del mio attuale stipendio netto mensile). E’ possibile arrivare ad un assegno complessivo pari a circa 1/3 del mio stipendio? E’ vero che il Tribunale non modifica gli importi riconosciuti alle minori? E’ possibile avere il riferimento di un legale del vostro network a XXX? (Giorgio, via posta elettronica)

Posso dirTi che è possibile chiedere la riduzione dell’assegno di mantenimento per le figlie – ma soprattutto per Tua moglie dato che potrebbe risultare autosufficiente – dato che la Tua condizione economica è sostanzialmente peggiorata negli ultimi anni.

Tuttavia, non ci sono garanzie in tal senso ed è giusto che Tu lo sappia fin da subito.

Non posso dirTi se e di quanto puoi ottenere una riduzione perchè dipende da tantissime variabili che qui non possono essere prese in considerazione.

Non è vero che il Tribunale non modifica gli assegni per i figli, tuttavia è vero che è molto difficile che lo faccia: se lo fanno lo fanno solo sulla base di modifiche sostanziali.

Per quanto riguarda il network, siamo sempre noi dello Studio Legale Solignani che operiamo avvalendoci dell’opera di un legale della Tua città.

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Di Antinisca Sammarchi

Avvocato tra Casalecchio di Reno (dove vivo) e Vignola. Convivo e abbiamo la fortuna di avere la compagnia di due splendide gatte europee, Triplette e Mimì.

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