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cultura diritto

insieme a te non gioco più?

Leggo che il Codacons – una associazione formalmente di consumatori ma più verosimilmente di avvocati alla ricerca di cause “importanti”, almeno stando a quanto riferito dal suo storico presidente in una incredibile intervista di qualche anno fa – ha richiesto addirittura il sequestro di GTA IV, dal momento che l’obiettivo del gioco sarebbe quello di “diventare un capo mafioso”, attraverso rapine, pestaggi, prostituzione, omicidi e stupri.

Si tratta di un fenomeno oramai ricorrente. Ogni tanto qualcuno, a volte anche dotato di maggior credibilità del Codacons, se la prende con un film, un libro, un atteggiamento, persino un giornalista o un blogger, un videogame, colpevolizzandoli e sostenendo che sarebbero di incitamento alla violenza, alla commissione di reati e così via.

Personalmente, non condivido queste conclusioni.

Intanto un film, una commedia, un videogioco e persino un mondo virtuale non sarebbero seguiti da nessuno se fossero totalmente politically correct. La riprova ne è Second Life, dove la gente vera non va più perchè si stanno introducendo regolamenti tali da renderlo simile al mondo reale. Gli utenti, infatti, hanno ragione: chi è che si cala in un mondo virtuale, rappresentato appunto da un film, un videogioco, un mondo come Second Life, se non può farci quello che invece non può fare nel mondo vero?

Insomma, se non posso bestemmiare, andare a letto con tre donne contemporaneamente, girare nudo per la strada e andare in moto a 300 all’ora, su Second Life allora cosa ci vado a fare? Per rompermi le scatole mi basta la mia prima vita, senza bisogno di farmene una seconda altrettanto noiosa.

Siamo fatti così, ma c’è anche una ragione per tutto questo ed è che tramite la mimesi che si ritrova in qualsiasi contesto multimediale l’utente arriva a sfogare i suoi istinti, a viverne la catarsi ed alla fine la cosa è utilissima per mantenere la convivenza civile. E’ vero che ci possono essere utenti che, anzichè vivere questi momenti nel modo in cui vanno e vengono vissuti dalla quasi totalità delle persone, li vedono come un incitamento alla delinquenza, ma il problema non sono queste stesse occasioni, ma altre cause relative a questi utenti e molto più profonde.

In conclusione, vorrei dire a questi, a tutti questi che ogni tanto escono da sotto ad un fungo e se la prendono con i nostri divertimenti: lasciateci in pace, lasciateci sfogare, non rompete le scatole a milioni di persone che fanno la cosa più naturale che ci sia per l’uomo, cioè giocare, nel modo che pare a loro, solo per colpa di pochi cretini, perchè ogni uomo quando gioca lo vuol fare come pare a lui e, finchè non fa effettivamente male a nessun altro, ha diritto di farlo.

Leggetevi Gomorra di Saviano e capirete che i problemi della nostra società – di tutta la società, non solo di Napoli – non sono precisamente i videogiochi.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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