Nel 1986 sposai una cara ragazza (la chiameremo Sally) di cui ero sinceramente innamorato. Nonostante la sua giovane età mi colpì la sua maturità e la solidità (?) del rapporto che mi parve di cogliere fra i genitori di lei. Ho trascorso venti anni, che nel rapporto con mia moglie, sono stati caratterizzati, da parte mia, dal più alto senso della responsabilità. Non mi sono interessato a nessun’altra donna che non fosse lei. Soltanto lei. Abbiamo avuto due figli che hanno ora 19 (Ale) e 17 anni (Lolly) [nomi di fantasia]. La sera del 30 dicembre 2006 mia moglie mi confessa di aver conosciuto un altro uomo e che è intenzionata ad andare via da casa. Solo 10 giorni prima mi giurava amore. La dirompenza di quel fatto non è cosa che si riesce a trasmettere. A distanza di qualche mese (e preciso ulteriormente: dopo 20 anni di felice convivenza) mie amici, ormai evidentemente svincolati da quella sorta di attenzione che avevano per il nostro rapporto (mio e di mia moglie), mi svelano un fatto di una gravità, per me, inaudita. Il padre di lei, mio suocero, qualche anno prima che io conoscessi la figlia aveva trascorso 2 anni nelle patrie galere per VIOLENZA CARNALE perpetrato su una ragazza con problemi psichici. Io mi chiedo, ora, e chiedo a Voi, se l’aver tenuto nascosto un fatto di così grave entità, che avrebbe sicuramente inciso in maniera sostanziale sulla scelta di matrimonio che allora feci, possa essere ricondotto nella fattispecie di un danno esistenziale inflitto, da mia moglie, alla mia persona. Si tenga presente che, con abili manovre i suoceri e la loro figliola, hanno abilmente tenuto nascosto lo stato delinquenziale del padre di lei estromettendomi, per tutti questi anni da conoscenze che potevano rivelarmi il fosco passato ma che soltanto ora mi rendono ragione degli atteggiamenti tenuti da quanti invece “sapevano” e del fatto, ora chiaro, che la nuora del Clemente, abitante a qualche decina di metri dall’abitazione dei suoceri, da quando le figlie hanno raggiunto l’età di 10-12 anni, ha impedito alle stesse di frequentare la casa del nonno. Le ragazze sono, ormai, maggiorenni, ma solo accompagnate dalla madre si fermano, in occasione di qualche importante ricorrenza, dai nonni!!!. Ed ancora, data la loro modesta condizione economica all’atto del matrimonio mia moglie portò in “dote” solo dei canovacci per l’asciugatura dei piatti. La casa, di mia proprietà, era completamente arredata e disponevo, a quell’epoca, di un conto corrente di oltre 100 milioni di lire. Conclusione, la “gentil signora” dopo avermi confessato di essersi innamorata (di un losco individuo che non perde occasione di sbeffeggiarmi con gestacci e insulti tutte le volte che lo incrocio), ha portato via circa 400.000,00 Euro fra immobili e contanti non preoccupandosi, minimamente, di sottrarli ai figli ed ha iniziato un’allegra esistenza fatta di viaggi, divertimenti e spese immotivate. (Mario, via mail).
No, purtroppo, la risposta è negativa. La questione ricorda quella del “dolo omissivo” nel diritto civile, cioè se ad esempio un aspirante lavoratore sia tenuto o meno a dire al datore di lavoro che sta valutando i requisiti per la sua ammissione di avere ad esempio riportato condanne penali, se non gli viene chiesto, alla quale la giurisprudenza ha dato in passato risposta negativa, nel senso che non c’è questo dovere di dichiarare tutte le circostanze che se note alla controparte potrebbe influire sulla sua determinazione.
In questo caso, peraltro, la circostanza rilevante non era relativa alla persona di tua moglie, ma a quella del padre. Sarebbe stato sicuramente più onesto da parte sua comunicartela, anche perché tu ti potessi regolare socialmente in modo adeguato, però su tale possibile dovere prevale sicuramente il suo diritto alla riservatezza e a farsi o rifarsi una vita indipendentemente dai gravissimi errori del genitore, che non devono certo ricadere su di lei.
Non trattandosi di un comportamento contrario al diritto, non si può sostenere l’esistenza di alcun danno risarcibile, nonostante vi sia un danno profondo a livello oggettivo sia per te che per i tuoi figli. Purtroppo oggi separarsi, una volta che si sostiene che la convivenza non è più tollerabile, è divenuto un “diritto”, ragione per cui l’unica cosa che puoi fare, e che ti consiglio di fare, è cercare di ottenere delle condizioni di separazione che siano le più favorevoli possibili non solo per te ma anche per i tuoi figli.
A parte questo, poi, se ritieni che la frequentazione dei tuoi figli verso il nonno materno possa essere di pregiudizio per loro, dovrai valutare il ricorso ad un procedimento di diverso tipo, separato dalla separazione, civile o penale al fine di ottenere un provvedimento diretto a regolare la materia in modo sicuro per i tuoi figli. In bocca al lupo.