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la gestione del figlio minorenne

La mia situazione è la seguente. Dopo vent’anni di matrimonio, l’amore è finito e mio marito diventa un estraneo, i suoi comportamenti (canne e alcool), se prima mal sopportati, ora, rispetto anche la sua età d’oltre quarant’anni, diventano motivo di scontri furenti; qualche tentativo ma la separazione diventa inevitabile: nella pratica già dal 2006, poi, formalmente con le carte nel 2007. A rendere il tutto ancora più terribile, sono gli atti di violenza che nel frattempo mi adopera: malmenata più volte, l’apice sono la frattura di alcune dita di una mano e contusioni varie che mi portano (oltre che al pronto soccorso), su consiglio dei Carabinieri (intervenuti) a denunciarlo (denuncia poi, da me ritirata con la sua promessa di “rapporti” più civili). I vent’anni passati insieme ci hanno regalato tre figli: 11, 15 e 16 anni e mezzo. Per motivi fiscali, a suo tempo il notaio, all’atto di acquisto della casa ci consigliò (erratamente!) di co-intestare ai tre figli i 3/5 della casa ove abito con loro.  Ad oggi, il mio ex si è trasferito fuori regione, si porta via i ragazzi (per sua scelta concordata) uno o due week-end al mese; dei 500 € mensili pattuiti con il giudice con uno stipendio che oggi ha incrementato di un buon 45%, dopo tanta insistenza da due mesi a questa parte, me ne da 300 € non senza discussioni e aggressioni verbali. Fin qui, andrebbe “tutto bene” (!), se non che vuoi per l’età e vuoi per la situazione, il maggiore dei figli presenta continui scatti d’ira e violenza (arrivando a sfondare con pugni porte o lanciare oggetti), contro i suoi fratelli e contro di me. Spadroneggia in casa come il più classico degli episodi di bullismo, le cose si aggravano nelle mie assenze dovute alle turnazioni (anche notturne) del mio lavoro. A tutto ciò, tento di oppormi ma vista la mia esile corporatura, nella maggior parte se non riesco ad impormi con la ragione la battaglia è persa. Da un anno a questa parte, ho però conosciuto una cara persona che con il tempo posso ormai definire il mio compagno, questo, non si è imposto alla mia famiglia, ha la sua casa, bensì, la sua presenza è stata ed è saltuaria in presenza dei miei figli (e quando questo avviene, è per l’invito esplicito dei due minori o mio, o per lavori urgenti di manutenzione domestica, mai una smanceria o un bacio) e costante in casa (per mia volontà e timore di rimanere sola) solo in quei 1 o 2 week-end in cui i figli non sono presenti. Questa nuova presenza, però, ha trovato la “colpa di tutto” negli occhi di mio figlio maggiore (invece, con gli altri due sono in un clima d’amicizia), portandolo a insultare e picchiare i fratelli rei di accettarlo e addirittura assalire fisicamente la persona sotto i miei occhi (!), intervenuta dopo che il ragazzo aveva tirato una sedia al fratello minore. Il mio compagno, al momento dell’aggressione (prima pesantemente verbale e poi fisica), vista l’età del ragazzo (ma credetemi c’è poco di tenero..) si è difeso solo immobilizzandolo ripetutamente e mai picchiandolo, guadagnandoci oltre che gli insulti, dei lividi, una camicia strappata e minacce di morte. Oggi l’ex-marito cavalca l’occasione, buttando benzina sul fuoco, intimandomi a non far entrare a casa il mio compagno con o senza i miei figli presenti, minacciando denuncie perché aldilà degli eventi un adulto “ha messo le mani a dosso” ad un minore, di più, dice che gli spetterebbero dei soldi perché utilizzo il suo quinto di casa. L’ex, alla mia proposta di “prendersi” il figlio, tentenna e il ragazzo rifiuta categoricamente: …perché non stima il padre (qui non ripeto il suo giudizio ben più volgare) e perché lui sta bene qui, dove ha Internet, Sky e la Play, dove vuole che ci sia anch’io per fargli da cameriera e cuoca. A scuola è un pianto continuo, convocazioni su convocazioni, solo quest’anno, il primo quadrimestre gli sono stati dati ben 10 debiti e anche se qualcuno ne ha recuperato, a settembre sicuramente dovrà portare ben più di qualche materia. Per quanto riguarda la condotta… potete immaginare! Da madre sono amareggiata ed impaurita per gli eventi, sento il disagio e la rabbia di mio figlio, ho timore per gli altri due per il clima in cui stanno crescendo. Vivo in provincia e l’assistenza sociale (da me contattata) è minima e tardiva… Ho pensato che delle sedute con lo psicologo della Asl possano aiutarlo, ma il ragazzo non ne vuole sapere. Ed infine ci sono io… nei momenti più bui e disperati, ho pensato di affittarmi una casa e portare via i figli più piccoli, ma lui è un minore… è brutto dirlo: mi fa paura! Quando non c’è siamo tutti sereni e felici. Ora, a parte un consiglio in generale, i miei quesiti sono questi: 1-Può, l’ex-marito, effettivamente proprietario di 1/5 della casa (ma che da 2 anni non ne paga le spese e il mutuo) pretendere che il mio attuale compagno non possa farmi visita anche solo saltuariamente (per un tè, lavori domestici o solo per giocare con i bambini) e casomai rimanervi per i due fine settimana in cui non ci sono i ragazzi? O ancora pretendere un “affitto” per il “mio” uso del suo quinto? 2-Può, il maggiore dei ragazzi (17 anni a fine 2008, ma tra un anno e mezzo, maggiorenne e proprietario di 1/5 della casa), pretendere, come il padre, l’innavvicinamento del mio compagno alla casa, alla sua presenza ed in generale decidere chi può o non può entrarvi? 3-Posso io, spero di non arrivarci…, richiedere al giudice o chi di competenza, visti i fatti (l’incontrollabilità del ragazzo, il pericolo verso i suoi fratelli e me) che venga affidato al mio ex in maniera coatta, …anche solo per un breve periodo (3 – 4 mesi) per fargli capire che la prepotenza e ancor più la violenza non possono esistere in una famiglia. 4-Esistono alternative giuridiche per tutelare me e i miei figli minori dalla violenza e l’intimidazione del figlio minorenne se il padre se ne lava le mani? Grazie per l’interessamento e per le risposte che potrete darmi. (Antonella, via mail)

Rispondo prima per punti alle tue domande, per poi fare qualche considerazione di carattere generale.

1) Non può, per fare questo occorrerebbe un provvedimento del Tribunale, basato sulla dimostrazione che il tuo nuovo compagno è una presenza “negativa” per i tuoi figli minori; finchè non c’è questo provvedimento, che probabilmente non ci sarà mai, il tuo ex marito non può dire nulla sul punto, anche perchè non ce ne sono i presupposti, da quanto riferisci la presenza negativa semmai è lui stesso.

2) Tuo figlio di 17 anni è ancora minorenne e quindi sottoposto alla potestà dei genitori, quindi deve fare quello che dite voi e, in assenza del padre, quello che dici tu. Comunque tuo figlio non può trovare niente da dire sul tuo nuovo compagno, sempre che non ci sia un provvedimento della magistratura che lo autorizza a fare questo. Siccome lui, essendo minorenne, non può rivolgersi al Tribunale, se ritiene di essere pregiudicato da questa presenza, si rivolga agli assistenti sociali che, come tali, possono prendere il suo caso e portarlo al tribunale per fargli fare i provvedimenti più opportuni, naturalmente solo se lo ritengono fondato…

3) Puoi chiedere la revisione delle disposizioni sull’affido e in questo contesto anche la collocazione del tuo figlio maggiore presso il tuo ex marito piuttosto che presso di te, soprattutto sottolineando come sarebbe più conforme al suo interesse e e quello degli altri due figli che rimarrebbero collocati con te. Solitamente i genitori litigano per il fatto di volere con sè i figli per maggior tempo, ma ho seguito anche diversi casi in cui un genitore voleva che il figlio trascorresse più tempo con l’altro genitore e che sono stati accolti dal giudice: il criterio è sempre quello dell’interesse del minore, o di tutti i minori coinvolti come nel tuo caso.

4) Il codice civile, prima della riforma del 1975, conteneva un articolo così formulato: “Art. 319. Cattiva condotta del figlio. Il padre che non riesca a frenare la cattiva condotta del figlio, può, salva l’applicazione delle norme contenute nelle leggi speciali collocarlo in un istituto di correzione, con l’autorizzazione del presidente del tribunale. L’autorizzazione può essere chiesta anche verbalmente. Il presidente del tribunale, assunte informazioni, provvede con decreto senza formalità di atti e senza dichiarare i motivi. Contro il decreto del presidente del tribunale è ammesso ricorso al presidente della corte di appello, il quale provvede sentito il pubblico ministero“. Oggi questa disposizione, che riservava peraltro questo potere solo al padre, non esiste più, nè è stata rimpiazzata da norme corrispondenti. A questo punto, faccio alcune considerazioni generali su tutto il caso.

A mio giudizio, ti converrebbe presentare un ricorso per la modifica delle condizioni di separazione, chiedendo che il figlio maggiore sia collocato presso il padre, sia per consentirgli di frequentare la figura paterna, e quindi per il suo stesso interesse, sia per quello degli altri due figli minori. Parallelamente a questo, è bene che insisti presso i servizi sociali. Se poi si verificassero episodi molto gravi, dovresti valutare di presentare una vera e propria querela presso le Autorità, che in seguito se si tratta di un reato perseguibile a querela potrai sempre ritirare, e che comunque sarà utile anche per la modifica delle condizioni di separazione. Su quest’ultimo procedimento, ti rimando alla nostra scheda pratica. Ricordati che se non disponi di sostanze puoi usufruire del beneficio del patrocinio a spese dello Stato.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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