MILANO – Faldoni abbandonati in corridoio, pile di verbali che coprono scrivanie, sedie, sgabuzzini. L’ufficio del giudice di pace di Milano si è inceppato, “è vicino al collasso”, come ha scritto il coordinatore Vito Dattolico al ministero. In luglio sono cominciati ad arrivare i ricorsi contro le multe per violazione di Ecopass, il pedaggio anti-inquinamento per l’ingresso in centro introdotto il 2 gennaio dal Comune. E il sistema non ha retto. Gli straordinari e il superlavoro del personale di cancelleria non possono nulla contro la valanga di contestazioni, che arrivano al ritmo di 500 al giorno.
I ricorsi arrivano adesso perché si avvicina la scadenza entro cui i cittadini possono impugnare i verbali delle prime multe, quelle relative al periodo di avvio del pedaggio, cominciato fra sistemi informatici in panne e strumenti di pagamento che facevano cilecca. Ricorsi che piovono nel momento peggiore: ad aggravare la crisi di personale ci sono anche le assenze dei lavoratori part time che hanno garantiti periodi di ferie, non retribuite, più lunghi.
Quanti siano i moduli impilati negli uffici non si sa: la statistica si ferma all’8 luglio, poi non si è più riusciti a tenere il conto, nessuno ha il tempo di farlo. Per funzionare l’ufficio necessita di 36 cancellieri, oggi ce ne sono 21, ma solo in teoria, quasi metà sono in ferie. La fotografia dell’ufficio, nato nel 1995 per sveltire i processi, è disarmante: cancellerie chiuse a rotazione, carta che mangia ogni spazio.
Per capire la cronistoria del collasso basta mettere in fila le ultime circolari rivolte al personale: il 28 maggio viene chiesta ai cancellieri una “turnazione straordinaria” a luglio. Il 18 giugno viene chiuso il servizio di assistenza al pubblico “per grave carenza di personale”. Lo stesso giorno vengono chiusi a rotazione l’ufficio Sentenze e quello Decreti. La carta si somma alla carta, le pile crescono, tutti gli impiegati servono al piano terra, per ricevere le multe. Il 21 luglio è il giorno del non ritorno: considerato “l’imprevisto aumento delle iscrizioni dei ricorsi”, si richiamano tutti gli impiegati a registrare le nuove pratiche “per non meno di tre ore al giorno”.
E gli altri uffici si svuotano: al Protocollo, una busta arrivata per posta aspetta 20 giorni prima di essere aperta. Alle Sentenze passano sei mesi fra il deposito e la pubblicazione. Le sezioni non vanno meglio: alla Nona Civile, una qualunque, il ritardo nelle notifiche è di quattro mesi.
Dattolico ha invitato i 128 giudici del suo ufficio a non fissare udienze per le eco-multe prima dell’aprile 2009. “È una decisione presa d’accordo con Palazzo Marino, in questo modo diamo al Comune il tempo di esaminare i ricorsi”. In pratica: il giudice non riesce a registrare le contestazioni, il Comune decida cosa fare. Palazzo Marino sta valutando la possibilità di annullare le multe, per evitare di buttare via soldi in migliaia di processi (29 luglio 2008, Franco Vanni, la Repubblica).