Si stanno diffondendo sempre più in rete i cosiddetti “browser game”. Trattasi di giochi da praticarsi insieme o contro altri player umani attraverso il semplice uso di internet explorer, o di un qualsiasi altro browser. Senza quindi installare nulla nel computer. Tutti questi giochi si mantengono e generano utile (anche parecchi milioni di euro l’anno) dando servizi aggiuntivi, a volte vantaggi nel gioco stesso, a pagamento. Ultimamente alcune società hanno implementato come forma di pagamento, oltre a paypal, carta di credito e bonifico, anche il pagamento telefonico, mediante chiamata, da fisso o cellulare, di un numero che scala due euro o più dalla ricarica, o li addebita in bolletta. Dato che la stragrande maggioranza dei frequentatori di questi giochi è minorenne e che non c’è nessuna forma di controllo, nè all’atto della iscrizione, nè alla esecuzione del pagamento, sulla età dell’acquirente, mi chiedevo se la cosa fosse legale o meno. In altri termini, è consentito ad un minore acquistare servizi su internet a pagamento ed è lecito per una azienda vendere servizi senza controllare l’età dell’acquirente?
Lasciando da parte eventuali aspetti quali violenza, pornografia, droga e altro tipici dei videogiochi – proprio ieri sera sono arrivato all’ultimo livello di Manhunt 2 e so quel che dico! – in generale, a livello civilistico, la validità degli acquisti fatti dai minori, o più in generale dei loro contratti [modo tecnico on] si fa risalire al concetto di capacità naturale del minore.
In pratica, siccome per l’operatività dell’istituto della rappresentanza è necessario che sia capace di agire il rappresentato, ma non il rappresentante, che è sufficiente abbia la capacità naturale di comprendere lo spirito e il contenuto dell’atto che deve compiere, si ritiene che in sostanza gli acquisti dei minori, che sono di per sè privi di capacità contrattuale, siano validi perchè compiuti in rappresentanza dei genitori. Pertanto, [modo tecnico off] quando un ragazzino ad esempio va ad acquistare dei quaderni e delle penne per la scuola, in realtà non ne diventa proprietario lui, ma i suoi genitori, da lui rappresentati nell’acquisto, che sono gli unici che hanno la capacità di agire necessaria per fare i contratti.
Naturalmente, il concetto di capacità naturale è molto elastico e dipende dall’età e dalla maturità del minore, da un lato, e dal tipo di contratto che si deve concludere. Sotto questo profilo, un ragazzo di 14 anni può sicuramente concludere l’acquisto di un browser game del costo di 4 euro, mentre più difficilmente si potrà dire che un bambino di 4 anni – se c’è qualcuno pensa che sia un esempio irreale: mia figlia di 3,5 gioca regolarmente, da quando aveva due anni, a giochi in flash, a questo ed altri siti, nel suo caso tuttavia completamente gratuiti – possa fare l’acquisto di un videogioco del costo di 60 euro…
Per questo, dal punto di vista civilistico appunto, gli acquisti dei browser game possono essere ritenuti validi. Naturalmente, come dicevamo all’inizio, il discorso può cambiare se i giochi contengono scene di violenza, droga, pornografia, nel qual caso sarebbe probabilmente illecita la stessa offerta al pubblico dei minori, oltre che i singoli contratti, ma questo è un altro paio di maniche.