Oggi ho creato una nuova categoria per i post del blog: “stranieri”. Mi sento di scrivere un post sulla cosa, perchè la parola non mi piace molto. Evoca qualcosa di barbaro, di diverso, di insolito, mentre invece ci si vuole riferire solamente a coloro che, per sorte, sono nati in luoghi e da genitori che ne hanno fatto cittadini di paesi diversi dal nostro. Ho mantenuto lo stesso la parola, nonostante la poca simpatia verso la stessa, perchè è una parola oramai di uso comune e per me è più importante parlar chiaro che seguire le mie simpatie linguistiche o meno. Essere avvocati dal volto umano, come abbiamo detto tante volte, significa parlare anche un linguaggio nuovo, pulito e chiaro, senza alambicchi e pruderie che ne potrebbero compromettere la piena intellegibilità.
Quanto a me, mi dispiace per i patrioti, ma mi sento da sempre “cittadino del mondo”. Penso che le nazioni e gli Stati non siano altro che convenzioni, modi di organizzazione della civile convivenza applicati per comodità e convenienza e non certo per differenze ontologiche tra i membri di uno piuttosto che dell’altro. Naturalmente esistono le tradizioni, le lingue e le culture, ma queste sono un precipitato della realtà delle cose e non delle divisioni amministrative o politiche che, semmai, tendono, quando va bene, ad adeguarvisi.
In questo momento, nel nostro Paese è diffusa una certa ostilità verso gli stranieri, ma il problema per me è molto semplice: basta distinguere, così come si fa per i propri connazionali, tra brave persone e cattive persone, avere rapporti con le prime e lasciare andare le seconde. Ci sono stranieri che dobbiamo solo ringraziare di essere venuti in Italia e tanti Italiani a cui pagherei volentieri il biglietto per l’America o il Polo Sud… e naturalmente viceversa.