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quando il socio di maggioranza non lascia lavorare l’amministratore delegato

Sono un commercialista ed anche un giurista, vi leggo spesso, complimenti. Fino a dicembre dello scorso anno facevo consulenze principalmente per una SpA. Per quest’anno (2009) il socio di maggioranza di quella società mi ha proposto di dedicarmi a tempo pieno alla gestione della società per risolvere alcuni problemi gestionali ed una situazione indebitata ma non particolarmente problematica. L’assemblea dei soci a gennaio mi ha quindi nominato amministratore delegato attribuendomi l’intera gestione ordinaria con la sola eccezione della parte commerciale. Il termine dell’incarico è l’approvazione del bilancio al 31/12/2010, per il solo 2009 mi è stato riconosciuto un compenso annuale a cui si somma un premio su risultato approvato dal Consiglio di Amministrazione. Il compenso viene liquidato mensilmente ed io fra l’altro ho ritenuto di non fatturarlo interamente. Fin da subito ho notato resistenze a darmi concretamente la delega e continue intromissioni del socio di maggioranza, un atteggiamento tipico di un piccolo imprenditore che non tollera competenze e non si accontenta di controllare, ma entra in ogni dettaglio della gestione. “Inopinatamente”, nella recente assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio, tre amministratori ( la maggioranza, in un collegio di cinque) si sono dimessi con il chiaro intento di far decadere il consiglio, come da statuto. Credo che sia intenzione del socio di maggioranza di nominare se stesso come amministratore unico, nell’assemblea che ho dovuto convocare “senza indugio” e che ci sarà fra poco. Come la mettiamo con il mio diritto al compenso? a) lo perdo in ogni caso a partire dalla prossima assemblea; b) ce l’ho se dimostro l’intento di escludermi e non c’è una giusta causa; c) ho diritto ad un indennizzo/ risarcimento se dimostro l’intento di escludermi e non c’è una giusta causa; d) non ho nessun diritto. In questi giorni si sta consumando una specie di farsa: il socio di maggioranza, dimessosi, gestisce l’azienda in prima persona. Io sarei orientato a non recitare la farsa fino in fondo, lasciandogli gestire tutto per poter dimostrare meglio che le dimissioni simulano un’esclusione.

In primo luogo, ricordati che, se pur fai parte di un consiglio di amministrazione “dimissionario”, la responsabilità di tutto quello che fa la società ricade su di te, in quanto amministratore delegato, sino a che il consiglio non sarà stato sostituito. Quindi non è del tutto prudente che sia il socio di maggioranza a gestire la società quando tu sei ancora formalmente amministratore delegato. La cosa migliore da fare sarebbe impedire al socio di gestire, e provvedervi tu in prima persona, ma qualora non fosse possibile, almeno formalizza con una raccomandata ad inviare sia alla sede sociale che al socio di maggioranza il fatto a) che non ti è mai stata conferita interamente la delega b) che non ti viene consentito di amministrare effettivamente la società, la quale viene gestita di fatto dal socio di maggioranza. Questo potrebbe aiutarti se un domani qualcuno mai dovesse tirarti in ballo per cose realizzate durante la tua gestione, sia pure in parte solo formale.

Per quanto riguarda, poi, il tuo diritto al compenso come ad, bisognerebbe vedere l’atto, che presumo essere la stessa delibera assembleare di nomina, con la quale appunto viene previsto questo diritto al compenso, in mancanza, e comunque, sarei per ritenere che lo stesso possa essere frazionato in ragione dei mesi in cui è perdurata la carica, anche se previsto in relazione all’anno di mandato. Per cui non dovresti perdere il tuo compenso se verrà formato un nuovo organo amministrativo, con riferimento alla parte maturata durante la tua carica come amministratore, mentre invece lo perderai per il periodo successivo. I concetti di giusta causa e similari non hanno molto spazio in questi contesti, dove semplicemente vale la regola per cui è la assemblea della società a nominare, di volta in volta, l’organo amministrativo della società. Se tu avessi voluto una sorta di indennizzo per il caso, diciamo così, di “risoluzione anticipata” del tuo mandato come ad, avresti dovuto prevederlo nell’atto di nomina.


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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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