Siamo una famiglia dell’Aquila, sfollata in seguito al sisma del 6 aprile. La nostra casa. in pieno centro storico, è inagibile, come tutta la cosiddetta zona rossa del centro. E’ stata fatta la perizia ed è risultata di categoria E, con danni strutturali. Con i lavori potremo forse tornare a casa non prima di due anni. Mio padre ha una casetta sulla costa adriatica a Silvi Marina intestata a lui. Ci siamo rifugiati lì e lì siamo ancora. La casa non è attrezzata per l’inverno. Non ha il gas (cuciniamo con le bombole del gas che ci portano a casa), non ha impianto di riscaldamento, ha lo scaldabagno per l’acqua calda. Mio padre ha 70 anni, mia mamma 72 con qualche acciacco fisico (non puo’ prendere freddo nè correnti perchè ha bronchite cronica). Io ho 38 anni, impiegata, attualmente in cassa integrazione, in una ditta che ha sede a L’Aquila. Non abbiamo diritto al contributo per la sistemazione autonoma perchè la casa è di propiretà, non so se avremo diritto all’alloggio temporaneo che stanno costruendo secondo il piano C.A.S.E. Noi come potremmo fare per dimostrare che non potremo stare nella casa dove siamo ora perchè non ci sono le condizioni? Come possiamo farci dare una casetta in qualità di sfollati? La città dove siamo ora dista circa 100 km da L’Aquila. A settembre quando forse la mia aziemda riaprirà e dove faccio i turni dalle 7 alle 23: 30 dovrò fare 200 km per andare e tornare dal lavoro a qualsiasi ora e con qualsiasi tempo? ci puo’ aiutare?
Purtroppo a malincuore non posso darti una mano. Infatti queste situazioni sono sempre disciplinate da normative d’urgenza, spesso anche locali, con applicazioni singolari e non generali. Dovresti provare a rivolgerti alla protezione civile e/o a chi a lovello locale gestisce l’emergenza attraverso delel richieste verbali, fatte di persona ma anche attraverso richieste scritte che rimangano agli atti. Con il rammarico di chi non riesce ad esserti d’aiuto, ti auguro comunque di riuscire a venire a capo positivamente di questa situazione.