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Mi sono sposato in Italia, ma vivo all’estero. Dove mi separo?

Ho contratto matrimonio civile con una cittadina polacca tre anni orsono, in Italia. Non abbiamo mai inoltrato richiesta di cittadinanza. Da un anno ci siamo trasferiti in Francia, dove lavoriamo entrambi come impiegati per una ditta francese. Io mi sono iscritto all’ AIRE. Non abbiamo figli, ne beni in comune ed, a suo tempo, optammo per la separazione dei beni. Purtroppo, per sopravvenute incomprensioni, vogliamo separarci consensualmente. Dopo la separazione lei ritornerà in Polonia, ed io resterò in Francia. Non abbiamo molte disponibilità economiche ed io ho letto che in alcuni comuni italiani è possibile presentare un modulo con la richiesta di separazione, senza l’obbligatorietà dell assistenza legale. In base ai nostri requisiti, possiamo farlo? E possiamo scegliere noi il tribunale di uno qualsiasi di questi paesi ? Ed io sarò tenuto a corrisponderle del denaro periodicamente? Mi sono già rivolto al consolato, ma non hanno saputo rispondermi…!

Se il matrimonio è stato celebrato in Italia ritengo che sia per voi molto più semplice separarvi in Italia.

A prescidere dalla legislazione francese in materia (che naturalmente essendo avvocati italiani non conosciamo a fondo), anche se un Tribunale francese dovesse accogliere la Vostra domanda di separazione, avreste poi il problema di fare riconoscere questa decisione in Italia, al fine di ottenere la trascrizione nello Stato civile italiano, dove il matromonio è stato registrato. Oltre alle spese della separazione rischiereste quindi di dover sostenere altre spese per ottenere poi la trascrizione in Italia.

Bisogna poi distinguere se  la separazione che volete richiedere sarà consensuale o giudiziale

Se siete d’accordo su tutte le condizioni da richiedere (ivi compreso l’eventuale assegno di mantenimento) potete richiedere la separazione consensuale che ha costi e tempi molto più limitati. Se invece non siete d’accordo su alcuni aspetti dovete procedere con una separazione giudiziale che ha costi e tempi più lunghi.

Un tempo alcuni Tribunali accettavano le domande di separazione anche senza l’assistenza di avvocati. Attualmente, essendoci stata una riforma di legge, tale possibilità è messa in forte dubbio e, almeno nella nostra zona di operatività, non è permesso.

Se avete problemi economici, nel caso ne abbiate i requisiti, potete però accedere al beneficio del patrocinio  a spese dello stato.


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Di Michele Peri

Avvocato in provincia di Modena.
Appassionato di musica e libri. Già juventino
...e tutto il resto è noia

16 risposte su “Mi sono sposato in Italia, ma vivo all’estero. Dove mi separo?”

Questo vale anche negli Stati Uniti? In pratica mi hanno detto di ritornare in Italia per firmare la documentazione della separazione anche se io ho delegato il mio avvocato con firma autentica dal consolato il prefetto ha detto che ci vuole la mia presenza fisica il che mi sembra ridicola come richiesta visto che ho delegato il mio avvocato e sono andato via….qui in America gli avvocati mi hanno detto che posso chiedere direttamente il divorzio ma non so se può funzionare come procedura ovviamente la separazione è consensuale non abbiamo beni in comune o proprietà in pratica voglio solo la mia presenza per una firma il che ribadisco è ridicolo…

Senza polemica,credo che cio' che ti diro' potrebbe servirti per tuo libro.Ho telefonato oggi ad alcuni conoscenti, qui residenti, che hanno fatto come me.Due di loro non si sono nemmeno presentati al comune italiano aire,ma hanno presentato la sentenza direttamente al nostro Consolato il quale si e' fatto carico di tradurla legalizzarla ed inviarla in via diplomatica al comune aire ottenendone l'annotazione.Non ti arrabbiare, informati e scrivilo sul tuo libro che comprero' molto volentieri.Forse non lo sai, ma per noi cittadini italiani residenti all'estero l'ufficiale dello stato civile e' il capo della cancelleria consolare,quindi a lui spetterebbe di ritenere se vi siano i presupposti o meno per l'accettazione e la trascririzione nell'aire del Consolato.Quindi trascrizione o rifiuto dipendono da lui ed una volta annotata la sentenza nell'aire del Consolato il comune di residenza italiano aire ha ben poco da fare????in quanto trattasi di normale richiesta di trascrizione di un atto gia' annotato nell'aire del consolato.Ricorda che il comune aire italiano accetta la residenza di trasferimento all'estero solo dopo comunicazione del consolato,limitandosi ad annotarla. In sostanza l'ufficiale dello stato civile del comune italiano riceverebbe la sentenza da un collega di grado superiore che gia la avrebbe esaminata e gia' ne avrebbe deciso l'accettazione inviandogliela non per metterla in discussioine ma per avvertire il comune che all'estero risulta un cambiamento dello status del cittadino.Alla stessa stregua della comunicazione di un cambio di residenza, oppure della nascita di un figlio all'estero.. A sentire te il comune Italiano lo mette in dubbio,e va dal Prefetto!!!!!!!!"!!!!!???????????????
Credo che per completezza il tuo libro dovrebbe riportare anche queste realta' se hai bisogno io posso documentartele,ma non volermene,appura solo se dico cose vere.In caso affermativo non ti rimane che chiedere venia .Voglio solo che questa realta' venga conosciuta.
Riguardo al fatto che il mondo sia fatto alla rovescia, di questo io non ho mai avuto dubbio.
Cerca di informarti e capisci che se e' vero cio' che dico ed io sono disponibile a fornirti le prove le tue argomentazioni lasciano a desiderare.

Grazie, anche se lo so bene che le autorità consolari all'estero svolgono funzioni di certificazione, comprese quelle di anagrafe e notarili. Mi sono servito molte volte delle funzioni consolari, ad esempio per ottenere procure ad litem da Italiani che si trovavano all'estero impossibilitati a tornare in Italia. Per quanto riguarda il problema specifico del riconoscimento della sentenza straniera, credo che al funzionario consolare si applichino le stesse disposizioni valevoli per l'ufficiale d'anagrafe italiano, quindi egli potrebbe benissimo, se non ritiene sussistente i presupposti per il riconoscimento, rifiutare la trascrizione e avviare il procedimento valevole per l'Italia, magari con le modifiche derivanti dall'essere la vicenda su territorio estero. Ovviamente, il funzionario italiano, anche all'estero, conserva sempre le sue caratteristiche di base: non vuole casini, quindi preferisce trascrivere che interessarsi del merito delle vicenda, se poi ci sono problemi saranno cazzi di quelli che ne sono interessati e lui potrà sempre dire che in base alla valutazione sommaria che aveva fatto i presupposti sembravano esserci per andare esente da responsabilità.

Comunque hai ragione, nel mio libro meglio farci un cenno, se il mio editore mi consente ancora di intervenire qualche riga la metterò. Grazie.

Io non capisco perche' il titolare non si attiene ai fatti.Straparla di un caso Romeno con figli che e' tutta una altra cosa.Armando ha chiarito bene che non ha figli e che la separazione era richiesta consensualmente Sempre il titolare fa considerazioni,a mio avviso fuori luogo,riferendosi ad altri casi,mentre Armando ripeto e' stato chiarissimo, scrivendo che non ha beni da dividere. Il titolare,si arrampica sugli specchi tirando in ballo ipotetici figli,che nel nostro caso non esistono, fa osservazioni che si riferisconoo ad un processo pendente in Italia,durante il quale interviene una sentenza Rumena,che si riferisce allo stesso procedimento intentato in data anteriore in Italia.E' naturale che in questo caso,essendo il divorzio pendente in Italia,ed essendo stato richiesto in Italia in data anteriore, ed essendoci di mezzo FIGLI, FIgLI, FIGLI, la sentenza Rumena non ha valore,in quanto emessa mentre e' pendente in Italia una decisione richiesta anteriormente per lo stesso caso…Si arrampica sugli specchi facendo esempi non consoni al nostro caso,che e' un caso di una semplicita' inaudita. In Romania due persone sposate ovunque ma la residenti,la residenti, la residenti,senza figli ottengono il divorzio consensuale, non la separazione, in meno di 2 mesi.Detti coniugi sono esattamente nella condizione descritta da Armando cioe' senza figli, ne beni da dividere.
Poi ha impiegato15 giorni per osservare casi che si riferiscono ripeto a tutte altre situazioni.Vuole propinarle come il nostro caso!!!!!!!!!!!Secondo me lo sa anche lui che le argomentazioni che adduce non centrano nulla con il caso di Armando che e' il divorzio consensuale di due persone che non hanno nulla da spartirsi e ,cosa che sta alla base,non hanno FIGLI.
Conclude dicendo che i costi in Italia per un divorzio non sono enormi!!!!!!!?????,mi chiedo se vive in Italia,conclude volendo salvare ad ogni costo il collega,ed io concludo come l'inizio della prima mia."Ma in che mondo viviamo??? ed aggiungo."Mi sembra Ghedini quando difende Berlusconi."
Comunque io sono veramente stufo, invece di ringraziarmi per aver portato la mia esperienza e quella di decine di connazionali sposati in Italia senza figli e senza beni da dividere,che in meno di due mesi hanno ottenuto il divorzio in Romania e l'hanno trascritto nel loro comune aire italiano senza problemi.Alcuni di essi,come nel mio caso si sono risposati.Dicevo, invece di ringraziarmi, dopo aver fatte le opportune verifiche,mi si parla di un futuro mal di pancia e mi si dice che uso toni inappropriati.Inoltre mi si risponde con sentenze che nel merito sono completamente estranee al caso di Armando e nulla hanno a che fare con esso.
Saluti e speriamo sia finita

Se vuoi concludere la discussione e i tuoi interventi, e farla "finita", dipende solo da te. Noi, se li fai, come vedi li ospitiamo volentieri e non li cancelliamo. Se non li fai, di sicuro però non te li veniamo a chiedere. Ritieni ringraziato sia che tu scelga di continuare a scrivere sia che tu scelga di smettere.

Naturalmente, poi, il mio intervento non era rivolto a te, ma alla generalità del pubblico che, venendo a leggere questo post, è giusto che veda anche la mia opinione, insieme alla tua, che continuo a ritenere non corretta e non consigliabile: chi abbia ragione, e quale strada seguire, deciderà il lettore volta per volta e questo credo sia il bello dell'informazione.

Quanto ai 15 giorni che ci avrei messo per rispondere, avrai capito di non essere proprio in cima ai miei pensieri e alle mie cure. Oltre a ciò, sono stato occupato con altre cose, tra cui la mia professione di avvocato (oramai la fanno cani e porci, capirai) e la redazione di un libro proprio in materia di separazione e divorzio (/libri/guida-alla-separazione-e-al-divorzio/). Chissà, forse un domani anche tu troverai un editore disposto a pagarti quattrini per scrivere delle tue esperienze con le mogli romene… Altrimenti, vorrà proprio dire che il mondo è fatto alla rovescia!

Ho tenuto sott'occhio questa discussione e ora finalmente ho il tempo per intervenire e dire la mia.

Naturalmente, il Sig. Ernesto ha il diritto di avere una sua opinione, diversa da quella che hanno coloro che si occupano professionalmente di una determinata materia, però devo dire che c'è un po' di presunzione in chi, sulla base di una sua singola esperienza, è assolutamente sicuro di saperne di più di chi si occupa professionalmene della materia e ha invece visto e seguito dozzine di casi.

Naturalmente, questo non significa che il Sig. Ernesto non possa aver ragione, anzi io lo ringrazio perchè il suo intervento, anche se espresso con toni che anche mio giudizio avrebbero potuto essere più garbati, ci fornisce comunque l'occasione per chiarire meglio come stanno le cose in materia e comunque il resoconto di un'esperienza è sempre utile per accrescere la conoscenza di tutti.

La mia esperienza con il divorzio in Romania è stata questa. Ho avuto occasione di seguire, come avvocato, una romena che aveva sposato un Italiano. Abbiamo iniziato la causa di separazione in Italia. Mentre la causa era pendente, il marito ha ottenuto, così come ha fatto il Sig. Ernesto, il divorzio da un Tribunale romeno. Poi ha preso la sentenza, l'ha fatta legalizzare, ha messo il timbro "Apostille" e l'ha prodotta (cioè allegata) nel procedimento di separazione italiano.

Questa sentenza diceva cose interessanti, tra le altre ricordo in particolare quella secondo cui il padre doveva mantenere il figlio – che viveva in Italia – pagando 20€ al mese (è cosa di 3 anni fa, mica tanto vecchia).

Naturalmente il marito ha chiesto al giudice che venisse dichiarata la cessazione della materia del contendere, che il procedimento di separazione venisse fatto cessare e che la famiglia venisse regolata dalla sentenza di divorzio romena.

Il giudice gli ha detto (al padre) che la sentenza romena l'avrebbe potuta mettere nel bagno. Il procedimento di separazione si è concluso con sentenza secondo il diritto italiano, dopodichè è stato necessario fare anche il divorzio, sempre secondo il diritto italiano.

Facciamo adesso un passo indietro e ritorniamo ad un piano più generale.

L'art. 64 della legge 218/1995 ha introdotto il principio del riconoscimento automatico delle sentenze straniere nel nostro ordinamento. Detto così, non si capisce poi perchè queste sentenze vengano trattate come carta igienica… Diciamo meglio: non è più necessario in tutti i casi il procedimento di delibazione della sentenza, ma ci possono essere diverse ipotesi in cui rimane necessario se l'operatore che in quel momento è chiamato a dare autorità ad una sentenza non la ritiene compatibile con le regole dettate dallo stesso art. 64.

La stessa trascrizione della sentenza di divorzio, che secondo il Sig. Ernesto sarebbe automatica, presso lo stato civile non è così semplice. Deve valutare l'ufficiale di stato civile. Se ritiene che ci siano i presupposti, trascrive. La materia è "regolata" da una apposita circolare del Ministero della giustizia 7.1.1997. Ma può anche ritenere che non ci siano i presupposti. In questo caso, deve rimettere la questione al Prefetto (che è il responsabile della tenuta degli archivi dello stato civile). Il Prefetto, come l'uomo del Monte, può dare l'ok o no. Se non lo dà, l'ufficiale civile comunica al richiedente che non se ne fa niente e in quel momento il richiedente dovrà fare il processo di delibazione, sperando che la domanda venga accolta (e partire con un diniego in sede amministrativa non è sicuramente un bel viatico, anche se non è detto).

Detto questo, facciamo anche un altro esempio. Il Sig. Ernesto ci dice che gli ufficiali di stato civile AIRE non si fanno problemi a trascrivere le sentenze di divorzio rese in Romania, benissimo. Però può succedere che qualcuno un domani impugni la trascrizione sostenendo che la sentenza è carente di un requisito previsto dal diritto italiano (segnatamente art. 64 cit.) per il riconoscimento in Italia. Se, per esempio, il Sig. Ernesto avesse un figlio (faccio naturalmente solo un esempio) che vive in Italia e la sentenza prevedesse la corresponsione di un mantenimento di 20€ al mese, il figlio tramite il suo legale rappresentante o la madre e probabilmente anche il pubblico ministero potrebbero impugnare tutta la situazione e, con ogni probabilità, la sentenza romena finirebbe di nuovo a svolgere funzioni igieniche.

Questi, naturalmente, sono solo alcuni spunti di riflessione, che non pretendono di esaurire l'argomento, ma solo di comprovarne la complessità e l'impossibilità, almeno a mio giudizio, di poterlo affrontare con "sicurezze" che derivano solo da una o più esperienze pratiche e dalla consultazione di leggi su internet senza una buona base di preparazione giuridica alle spalle, in grado di consentire a chi legge di capire veramente cosa significano i testi legislativi.

Del resto, sono sicuro che il Sig. Ernesto se dovesse un giorno avere mal di pancia andrebbe dal medico per avere una diagnosi e una cura e non si metterebbe certo a cercare una diagnosi e soprattutto una cura su internet, anche se, vista la perentorietà dimostrata, non mi stupirei sinceramente se lo facesse.

Tutto sommato, mi sento, alla luce di tutte le osservazioni sopra riportate, di condividere la risposta originariamente data dal mio collega di studio Michele Peri: considerato che il lettore è italiano, penso che il percorso più agevole e sicuro per lui potrebbe essere quello di fare le pratiche in Italia. Non so per quanto riguarda i costi, ma può sempre chiedere dei preventivi sia a degli avvocati italiani che a legali polacchi o francesi: raramente le spese sono "enormi" come paventato dal Sig. Ernesto, comunque uno verifica prima di conferire l'incarico così non ha sicuramente dei problemi.

Evidentemente, se possibile e' meglio sposarsi e poi divorziare nello stato dove ci sono meno complicazioni e poi trascriverlo nell'altro, penso che l'Italia sia uno dei piu' complicati e con procedure e lungaggini . Quindi meglio sposarsi e poi divorziare all'estero.
I casi specifici vanno visti in modo specifico ma a naso nell'argomento matrimonio specalmente se concordatario meglio l'altro Stato.

Vedi Michele, non per riaprire la discussione ma ecco Gianbattista che con il dono della sintesi,qualita' che a me manca,ti fa presente che e' lapalissiano cio' che io ti ho detto fino ad ora.Questo consiglio sarebbe stato quello che avresti dovuto dare di primo acchito e senza ombra di dubbio ad Armando.Non c'e' bisogno di essere avvocati per capirlo.

Meglio proprio non continuare siamo su due diverse sponde e lontanissime tra loro.Quindi anche gridando non riusciremmo a sentirci.
Io rappresento la PRATICA con decine di divorzi Rumeni ottenuti in 2 mesi e riconosciuti in Italia, ipso facto. Tu la teoria che mi parla di ordine pubblico,come se lo sposarsi equivarrebbe a commettere un reato,di diritti sostanziali,ma la sostanza era che se chiedevo in Italia il divorzio passavano anni prima di ottenerlo e con un dispendio di quattrini enorme.
Questo era quello che, secondo me ,obbiettivamente dovevi dire ad Armando.Io tralaltro lo volevo avvertire, volevo solo dirgli informati sulla legislazione polacca e Francese e nel caso sia,come certamente e',piu' spedita lascia perdere l'Italia che in questo caso e' il fanalino di coda.Le mie repliche erano rivolte a lui come consigli PRATICI,PRATICI,non teorici come nella tua prima risposta dove,sempre secondo me, usi troppe volte il condizionale,e questa mia opinione non puoi impedirmi di esternarla.

Mi dispiace tu te la sia presa ,devo dirti pero' che una cosa l'hai azzeccata e cioe'il fatto che io mi documento su internet. Se questi tuoi consigli fossero stati dati al chiuso di uno studio sarebbero rimasti tra te ed Armando.Metterli in internet, dove tutti possono leggerli e criticarli e' tutta una altra cosa.Ricordati la rete non perdona tu non consigliavi solo ad Armando,ma consigliavi tutti noi.
E' quindi lecito che tra tante persone ci sia qualcuno che non coindivida.
Tanto mi sentivo di doverti e considero anch'io l'argomento chiuso,dopo questo educato scambio di idee.

n. 1 non ho ricevuto alcuna mail da parte tua.
n. 2 conosco perfettamente l'esistenza della legge 218/95 avendola ovviamente studiata all'università, nonché per l'esame di abilitazione alla professione.
Proprio per questo, diverasmente da te, so anche che esistono una serie di limiti alla possibilità di riconoscimento delle sentenze estere in italia.
Ad esempio non possono mai essere riconosciute le sentenze che confliggono con il cosiddetto ordine pubblico internazionale.
So anche, a differenza di te, che l'art. 29 l. 218/95 fa riferimento al diritto sostanziale applicabile e non alla competenza giurisdizionale.
Se tu sei convinto che basti andare su internet e leggere un singolo articolo di legge (disartcolato da tutte le altre norme in materia) per sapere come muoverti, a me non interessa.
Ognuno può e deve fare come ritiene più opportuno.
D'altra parte ci sono anche persone che preferiscono curarsi da soli spulciando in internet, invece di affidarsi ad un medico.
Liberissimo di pensarla come credi.
Per quanto mi riguarda non continuerò ulteriormente questa discussione.
Ti invito però ad evitare di additarci gratuitamente come incompetenti.
Saluti

Cio' pensato io e riporto la mia risposta.

Come e' possibile che tu non sappia che oltre alle direttive ue perraltro recenti c'e' una legge italiana legge 31 maggio 1995 n. 218 che si chiama riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato che all'art.64 statuisce che le sentenze straniere sono riconosciute in italia senza che sia necessario il ricorso ad alcun procedimento.All'art.29 della stessa legge sui rapporti personali tra i coniugi al comma 2 scrive i rapporti personali tra coniugi aventi diverse cittadinanze…….sono regolati dalla legge dello stato nel quale la vita matrimoniale e' prevalentemente localizzata.
Cosa centra l'italia se loro risiedono in francia.??????Sappi anche che se la moglie se ne tornasse nella sua patria natia la Polonia per l'appunto nessuno le impedirebbe di chiedere cola' il divorzio o credi che la manderebbero in Italia o in Francia a richiederlo.Una volta ottenutolo il comune aire non puo' non accettare la sentenza perche' si troverebbe di fronte ad un coniuge che molte volte, si e' risposato con un altro coniuge.Chiaro?????????
Il mio commento e' inappropriato solo perche' voi non siete documentati in questo campo.Io sono un privato che ha avuto a che fare all'estero con questo istituto una sola volta e posso anche sbagliare e' ammissibile, ma voi che lo fate per mestiere non avete scusanti.Dovete documentarvi meglio o non dare consigli a dir poco inappropriati.
Per tua futura conoscenza cerco di delucidarti circa i costi legali in paesi che hanno un salario medio intorno ai 400 euro.Nel mio caso io ho pagato 100 euro all'avv. Rumeno e ripeto pochi spiccioli nel mio comune aire.
Sappi anche che sono a conoscenza di moltri altri miei amici Italiani qui residenti che hanno fatto come me e in nessun caso il comune aire di iscrizione ha mosso una contestazione al riconoscimento della sentenza di divorzio immediatamente trascritta senza costi.
Concludo rispondendo alla domanda che mi fai circa 'che ne sai tu dell'ordinamento polacco?Ebbene le mie considerazioni sono mosse dal fatto che il mio primo divorzio in italia l'ho ottenuto dopo circa 8 – 9 anni dalla presentazione dell'istanza della separazione consensuale.
Sono convinto che non esista nessun paese che possa obbligarti a lungaggini del genere,quindi ben vengano i paesi dell'est .Non conosco nemmeno la legislazione francese ma senz'altro sara' piu spedita.
Ribadisco che consigliare l'Italia per un divorzio e' assurdo a chi come noi abbiamo la possibilita' di chiederlo dove sia possibile scapparne rapidamente,e con diritto in quanto cola' e' improntata la vita coniugale.

I cittadini aire sono considerati cittadini di serie b, tu non lo sai, ma tra le tante perdono automaticamente con l'iscrizione all'aire, anche l'iscrizione al servizio sanitario nazionale,non hanno mutua in pratica.Lasciamogli almeno questo privilegio che in altri stati e' considerato normalita'.Non volermene ma un avvocato dovrebbe saper queste cose????

caro Michele sei pregato di pubblicare la mia risposta alla mail che mi hai inviato.Cortesemente ti saluto

Caro Ernesto,
visto il tono del tuo commento, che francamente ritengo inappropriato, mi sento in dovere di replicare brevemente.
Anzitutto nessuno ha parlato di "spese folli" o di "impossibilità" di fare riconscere l'eventuale sentenza di divorzio e/o separazione in Italia.
Che sia possibile ottenere detto riconoscimento e che, trattandosi di paesi facenti parte della UE, ci siano anche normative europee al riguardo che prevedono dei percorsi in qualche modo "abbreviati" nessuno lo mette in dubbio.
Quello che è stato scritto è semplicemente che oltre alla pratica di separazione all'estero (che avrà un suo costo) ci sarebbe stato anche il problema di fare poi riconoscere la decisione in Italia (e anche questa pratica avrà un suo costo, basso o alto che sia).
Mi fa piacere per te se nel tuo caso specifico le cose sono state "rapide ed indolori".
Ti posso però dire per esperienza che purtroppo non sempre è sufficiente che un qualcosa sia previsto da una norma perché si realizzi così facilmente, in particolar modo in tema di giustizia.
Comunque ogni caso va valutato a sè e con attenzione e sostenere che "se tua moglie è polacca lo potrà chiedere anche lì" è francamente un consiglio che non penso tu possa dare a ragion veduta. Cosa sai tu della legislazione polacca sulla separazione, sui relativi costi e tempi o sulle questioni di competenza giurisdizionale presenti in quell'ordinamento?
Quello che cerchiamo di fare in questo blog che ( lo sottolineo) è uno strumento del tutto gratuito, è solo fornire degli spunti di divulgazione generica sulle norme esistenti nel nostro paese.
Nel blog non vengono dati pareri legali sul caso specifico, perché questo comporterebbe una analisi approfondita della situazione (ivi compreso lo studio dei documenti forniti della parte) e soprattutto una perdita di tempo che, naturalmente, andrebbe retribuita.
Tutti gli utenti del blog vengono avvisati dei limiti e delle finalità che il blog può soddifare e vengono, altresì, avvisati che se ritengono, invece, di avere bisogno di consulenza professionale siamo disponibili a fornirla, ovviamente dietro pagamento di un adeguato compenso.

A sentire parlare questi avvocati c'e' da domandarsi in che mondo viviamo.Parlano di problemi nel far riconoscere la decisione in Italia.Non sanno che la direttiva europea dice che qualsiasi sentenza di divorzio emessa in un paese della comunita'che prevede l'immediato divorzio senza la separazione es. Romania ed ivi trascritta nel comune , viene registrata seduta stante anche nel comune dove si e' celebrato il matrimonio basta solo che sia tradotta ,legalizzata e con apostille.
Parlano di spese folli per la trascrizione in Italia,non sapendo che e' un fatto obbligatoriamente dovuto ,di pochi spiccioli bah.?????????^^^^^
Armando ti conviene scegliere il posto dove sia piu' celere ottenere un divorzio visto che tua moglie e' polacca lo potra'chiedere anche li, senz'altro sarete registrati in quel comune.
Il sottoscritto sposato in Italia con Rumena e residente in Romania inscritto aire ha ottenuto il divorzio in Romania in 2 mesi, bada bene divorzio non separazione come ti costringono le nostre leggi a tempi assurdi subordinati ad effettiva separazione e lo stesso divorzio e'stato immediatamente trascitto nel mio comune aire.Cosi' che dopo quattro mesi mi sono risposato.Dalla richiesta di divorzio presentata in Romania alle nuove nozze non sono passati nemmeno 6 mesi.Questi legali hanno il coraggio di consigliarti l'italia per il tuo caso.Pazzesco credo che non vi siano altri stati come il nostro che ti torturino cosi' per arrivare ad un divorzio. ciao

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