Diamo un po’ di dati oggettivi utili per meglio riflettere sulla questione.
1) Il matrimonio civile italiano non è preordinato alla procreazione, come quello cattolico. Se due persone impotenti (uno solo o anche entrambe) si sposano, il matrimonio è perfettamente valido e non può essere annullato. La nullità si ha solo nel caso in cui un coniuge tiene nascosta la propria impotenza all’altro che la scopre solo dopo il matrimonio: esclusivamente in questo caso si può chiedere la dichiarazione di nullità del matrimonio. Ma il codice civile non vieta assolutamente che due persone stringano un vincolo di solidarietà tra di loro pur nel presupposto di non avere figli o nell’impossibilità di farlo: viene dato valore al vincolo di aiuto reciproco in sè stesso.
2) Non è assolutamente vero (come ha pur detto Ombretta Colli, parlamentare PDL) che in mancanza di un istituto di “unione civile” i conviventi possano regolarsi da soli questioni tra di loro, perchè è materia largamente indisponibile, che non si può regolare, appunto, per scrittura privata. Il problema principale delle coppie di conviventi che non possono sposarsi (omosessuali, ma anche coppie dove uno dei partner è separato ma non ancora divorziato) è quello successorio. La cosa non si può risolvere facendo un testamento, perchè la libertà di disporre per testamento è quasi interamente eliminata dalla presenza di successori necessari e limitata alla famosa quota disponibile, ad esempio se c’è un figlio nato da una precedente unione, se ci sono fratelli, genitori, il compagno o la compagna magari di tutta una vita dal punto di vista successorio è un perfetto estraneo. … Mostra tutto
3) C’è già un caso in cui il matrimonio tra persone dello stesso sesso è perfettamente valido: si tratta dell’ipotesi in cui due persone si sposano avendo sesso diverso, poi una delle due cambia sesso (transessualismo). In questo caso il matrimonio non viene sciolto automaticamente dalla legge, ma viene lasciata la scelta all’altro coniuge, che, se non vuole più il vincolo, deve fare una apposita pratica di divorzio. A questa scelta legislativa sono state date ragioni curiose: secondo alcuni giuristi è giusto così perchè se cambiassero sesso tutti e due i coniugi il matrimonio potrebbe continuare perfettamente… Ad ogni modo, se il coniuge che non ha cambiato sesso è di tendenza omosessuale basta che non chieda il divorzio e il matrimonio con l’altro coniuge continuerà a tutti gli effetti. Ad un gay, quindi, paradossalmente, sarebbe già oggi sufficiente cambiare sesso, sposarsi, poi tornare a cambiare sesso per avere un matrimonio perfettamente valido ed efficace con il suo partner… Una circostanza su cui vale la pena di riflettere.
4) I giudici riconoscono già da tempo il risarcimento del danno al compagno gay sopravvissuto della vittima di incidente stradale. Il primo caso è stato a Venezia e riguardava due gay francese che vivevano in laguna, uniti da un patto civile di solidarietà stipulato Oltralpe. Ma in seguito il Tribunale di MIlano lo ha riconosciuto anche in assenza di vincoli “esteri” a un omosessuale italiano.
Penso che le unioni civili bisognerebbe prevederle con legge, in definitiva, se non si vuole estendere tout cort l’istituto del matrimonio. Poi uno ha sempre la scelta se restare convivente, fare il patto di solidarietà o sposarsi. Dare la possibilità di scelta alla gente è sempre la cosa migliore.
6 risposte su “un commento sulle unioni omosessuali”
E' un argomento che mi interessa molto e che mi tocca da vicino avendo due carissimi amici che vivono questo dramma e che mi hanno reso più volte partecipe dei loro disagi e sofferenze. Onestamente ritengo che la presenza del Vaticano in Italia influenzi molto le scelte legislative in questa materia. D'altro canto ritengo tuttavia che in ambito civilistico ognuno, omo o etero, dovrebbe essere libero di fare ciò che meglio crede e lo stato dovrebbe mettere tutti cittadini nella posizione di poter regolare giuridicamente i propri rapporti personali offrendo strumenti idonei a tutelare tutte le posizioni. Leggendo la sentenza a me suscitano un certo fastidio certe argomentazioni ad es. che il matrimonio civile tra soggetti dello stesso sesso sia contrario all'ordine pubblico oppure le interpretazioni date dell'art. 29 della costituzione.
Insomma noto una certa forzatura in alcune argomentazioni dettate più da un certo modo di (ben) pensare piuttosto che da principi strettamente giuridici. In ogni qual modo probabilmente va considerato un segnale di non poco conto il fatto che in un paese come il nostro, un argomento come quello in oggetto sia arrivato alla Consulta e sia quindi discusso ai "piani alti", chissà che sia un primo mattone per costruire un futuro più democratico in cui vengono considerati i diritti delle persone indipentemente dal loro orientamento sessuale.
Siamo davanti la classica scelta tra razionalismo giuridico e coscienza morale.
Le due componenti non sono necessariamente in disaccordo, basta chiarirsi.
La Corte cost. ha sapientemente dimostrato di essere in grado di decidere senza assumere alcuna decisione.
Ma in fondo ha definito alcuni elementi essenziali:
1. non esiste alcuna motivazione GIURIDICA che vieti o limiti il matrimonio omosessuale
2. la giurisprudenza, nei limiti di quanto gli è concesso, ha già riconosciuto la validità di matrimoni e convivenze tra omosessuali o transessuali
3. la decisione spetta al legislatore.
La nozione di "matrimonio" comunemente accettata – diciamo – vede l'unione di individui di sesso opposto. Ma la natura stessa dimostra che non è necessariamente così.
La scelta se riconoscere o meno le unioni omo- e trans-sessuali è una scelta di cultura sociale e non giuridica.
Deve essere la società, per mezzo dei propri rappresentanti, a riconoscerla.
La questione si sposta quindi sul legislatore.
E – credo – l'esperienza della legge sul divorzio, sull'aborto e sulla fecondazione medicalmente assistita siano degli esempi da ripercorrere.
E qui il problema si sviluppa ulteriormente: accettare le sole unioni di fatto o dar loro una "veste giuridica" nel matrimonio?
La prima potrebbe essere un buon compromesso transitorio, tuttavia non immune da vizi di costituzionalità (perchè omosessuali e transessuali hanno un riconoscimento LEGISLATIVO delle unioni e non anche le coppie eterosessuali?)
La seconda una – nuova – regola di civiltà, forse eccessiva, alla luce dell'attuale "comune sentire sociale" veicolato dai media.
Credo che il problema sia sempre il solito: l'ingerenza del Vaticano.
Nessundo dice che una coppia omosessuale deve sposarsi in Chiesa ma deve essere data loro la possibilità, in quanto cittadini e non in quanto omosessuali, di sposarsi, se vogliono fare questo passo, in Comune.
Perchè io posso decidere di sposarmi o convevere e un'altra persona no? Oggettivamente, è una discriminazione basata solo ed esclusivamente sull'orientamento sessuale e, volente o nolente, cozza contro l'art. 3 della Carta Costituzionale.
Metà Europa è entrata nel ventunesimo secolo, l'Italia resto nel ventesimo. Poteva salvarci la corte costituzionale, ma evidentemente anch'essa è costituita da persone del ventesimo secolo. Per entrare nel ventunesimo secolo l'Italia dovrà sperare nella Comunità Europea. Oppure dovrà attendere che muoiano un paio di generazioni. La riserva dell'istituto del matrimonio a persone di sesso diverso tra loro è in contrasto palese con la nostra Costituzione e con elementari principi di giustizia. Abbiamo scelto di essere la retroguardia dell'Europa. Avremo quel che ci siamo meritati.
Credo che ognuno abbia il diritto di regolare contrattualmente la propria vita con un'altra persona indipendentemente dal suo orientamento sessuale.
Le PERSONE hanno diritto di sposarsi, non mi pare di aver letto da nessuna parte che tale diritto debba essere riservato solo agli eterosessuali…
Se due persone si amano, devono avere il sacrosanto diritto di essere riconosciute l'una come il compagno dell'altra con tutti i benefici che ne derivano (la possibilità di poter prendere decisioni in ospedale in caso di urgenza, di essere tutelati dall'ordinamento in caso di separazione, di rientrare nelle categorie dei successibili, ecc. ecc.)
Discriminare delle persone a causa delle loro preferenze sessuali credo che sia una cosa veramente triste…
mi sento tuttavia di confessare che io discrimino coloro che si considerano normali o addirittura superiori agli altri solo perchè eterosessuali.
Daniela
Credo che il matrimonio possa e debba essere celebrato anche tra persone dello stesso sesso e cio' proprio per la piena attuazione del principio di uguaglianza e per garantire i diritti, le facolta', le tutele tutte che derivano dallo status giuridico di coniuge.
Non condivido invece l'idea di chi vorrebbe estendere tali diritti, facolta' e tutele alle persone, di qualsiasi sesso, conviventi ma non sposate. Chi vuole tutela, accetta la situazione giuridica che costituisce il presupposto di tale tutela. Chi sceglie la liberta' di forme, rinuncia alle tutele. Con cio' non sono a favore del matrimonio in assoluto, ma alla informazione e alla consapevolezza delle persone. A rischio di sembrare troppo rigorosa: chi sta per intraprendere una vita in comune deve andare ad informarsi e poi scegliere secondo la sua situazione concreta e secondo le sue esigenze. Il nostro sistema giuridico offre svariati strumenti, quasi sempre una soluzione su misura si trova anche se certe norme (ad es. quelle successorie) sono inderogabili. Certo bisogna pensarci ex ante e non lamentarsi ex post.
Cordialmente