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quali garanzie posso avere di vincere un divorzio giudiziale?

Con la separazione consensuale dell’aprile 2007, la figlia è stata affidata alla madre unitamente alla casa familiare (era di proprietà della ex). Mi sono trasferito a casa di mia madre e, oltre alle visite periodiche (due pomeriggi la settimana) riconosco, con adeguam. istat annuale, ogni mese 400 eur (mantenimento alla figlia) e 200 all’ex coniuge come alimenti. La ex lavora part time presso Gruppo ENI (scelta presa quando la figlia era non autosuffic.) ma non ha intenzione di ritornare a tempo pieno. La mia ex sarà anche eriditiera (ora in usufrutto alla madre di lei) di diversi locali commerciali già in affitto. In sede di incontri per il divorzio (dopo vari tentativi bonari infruttuosi) ho chiesto l’affido condiviso (metà del tempo da passare con mia figlia es. 15 gg al mese) e l’eliminazione delle somme proprio a seguito mio mantenimento diretto nei cfr. della figlia. Ho anche acquistato un appartamento con mutuo a 30 anni (420 rata mensile e diversi altri oneri per acq. arredamento) dove ospitare la figlia ora 17enne. La figlia ha sempre manifestato il suo assenso per vivere con me nei tempi richiesti nella proposta. La ex non è d’accordo e contropropone solo un doppio fine settimana alternato nel mese senza revisione di condizioni economiche e criticando il fatto che la figlia è ormai quasi maggiorenne. Mi costringe ad una giudiziale e ho solo un reddito da bancario. Che faccio vado avanti ma quali garanzie avrei per vincere in giudizio state la situazione prospettata?

Non so quante volte ho sentito questa domanda, sulle garanzie che si hanno di vincere un certo procedimento, ma devo dire che riesce sempre a farmi ridere di cuore. La famosa gente comune non si rende conto, forse per sua fortuna, di quanto siano aleatori gli esiti dei procedimenti. Sarei probabilmente più in grado di predire chi vincerà il campionato di calcio che di prognosticare chi vincerà una causa. Ne abbiamo parlato più diffusamente in un nostro precedente intervento, al quale rimando.

In questo contesto, in cui non si possono assolutamente dare garanzie di alcun genere, il nostro ruolo come avvocati è quello di riferire la nostra esperienza, ricostruire lo stato del diritto sul punto, non solo «sulla carta» ma anche con riguardo a come viene applicato, dare se possibile qualche consiglio, ma poi la scelta vera e finale resta sempre in mano all’utente, che avrà tutt’al più avuto qualche dato utile per meglio ragionarci sopra, anche se a mio giudizio le decisioni migliori si prendono seguendo l’intuito e non sulla base di calcoli – ma ognuno segua il metodo che preferisce.

Ad ogni modo, se sei in trattativa per il divorzio, immagino che tu abbia un avvocato. Questi, che conosce il tuo caso meglio di chiunque altro eccetto te stesso, è il tuo primo interlocutore. Se hai dei dubbi, parlane con lui fino a che non avrai ottenuto i giusti chiarimenti. Se è un problema parlargli, o se quello che ti riferisce non ti sembra attendibile, valuta di cambiarlo: oggigiorno se c’è una cosa che non manca sono proprio gli avvocati.

Fatte queste premesse di metodo, lascio qualche osservazione più alla «spicciolata»:

  • l’affidamento condiviso è previsto dalla legge e quindi il giudice dovrebbe applicarlo sempre in tutti i casi in cui non vi siano gravi motivi in contrario;
  • purtroppo, nella prassi, la penetrazione della riforma non è ancora quella che avrebbe voluto il legislatore e quindi non sempre i giudici applicano rigorosamente questo principio;
  • tua figlia comunque, avendo 17 anni, deve essere sentita dal Tribunale e può esprimere le sue preferenze: quando i figli sono già così grandi, di solito sono tenuti in considerazione dai giudici, ma non è detto
  • una richiesta di affidamento condiviso, nonostante tutto, non va mai fatta solo invocando l’applicazione nuda e cruda della legge, ma elaborando un progetto a sostegno della stessa, che indichi giorno per giorno, circostanza per circostanza, come si svolgerebbe la vita della minore accogliendo la richiesta di affido proposta
  • di solito, tra ex coniugi separati ci sono molte difficoltà di comunicazione: per continuare a negoziare, potrebbe essere molto utile l’ingresso di un mediatore.

Di tutte queste cose parlo, più o meno approfonditamente, nel mio libro, al quale rimando per ulteriori approfondimenti.


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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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