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quando si è proprietari solo di una quota della casa in cui si vive

Sono proprietario della casa in cui vivo con mia moglie e mia figlia per 1/6. Mio fratello possiede 1/6 e mio padre, vedovo, possiede 2/3. Su questa casa ho già eseguito a mie spese esclusive diversi lavori di manutenzione straordinaria. Mio padre per equità vorrebbe, rinunciando lui a qualsiasi beneficio che io pagassi la metà di un affitto come usufrutto a mio fratello. E’ una prassi corretta? O sarebbe più equo se versassi 1/6 di un affitto? Posso chiedere una parte delle spese effettuate? A chi spetta pagare le spese straordinarie?

Non esiste una prassi corretta di riferimento in contesti familiari come questo, dove l’elemento di negoziazione tra i vari protagonisti è quasi sempre quello più importante. In teoria, tu dovresti pagare, per poter vivere nella casa in cui stai attualmente, una somma corrispondente ai 5/6 di un canone considerabile come congruo per quel tipo di abitazione in relazione alle sue caratteristiche, ubicazione e così via, anche in relazione ai «prezzi medi» del Comune in cui vivi. Se tuo padre rinunciasse, rimarrebbe da pagare la fetta di tuo fratello di 1/6. La rinuncia di tuo padre, tuttavia, un domani potrebbe essere interpretata come una donazione, diretta o indiretta, a tuo favore, al momento dell’apertura della successione di tuo padre se ne potrebbe dunque tenere conto.

Per quanto riguarda le spese di manutenzione straordinaria, esse seguono il titolo di proprietà quindi avrebbero dovuto essere sostenute da ciascuno dei comproprietari in relazione alla rispettiva quota. Se le hai pagate tutte tu, significa che hai un credito verso di loro, che un domani potrà eventualmente compensarsi con quello che loro vantano nei tuoi confronti per averti lasciato utilizzare la casa. Ricordati anche che nelle cose oggetto di comunione qualsiasi intervento deve essere deliberato a maggioranza, per cui un domani potresti anche trovarti a fronteggiare la questione sulla legittimità delle opere o degli interventi che hai eseguito.

Con il chè torniamo a quello che si diceva all’inizio, conviene trovare un accordo che sia sì amichevole nei contenuti ma che sia poi formalizzato come si deve, per sistemare tutti gli aspetti di gestione della cosa.


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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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