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quando la moglie spende tutti i soldi che entrano in casa

Sono sposato da19 anni non vado più d’accordo con mia moglie perche mi sperpera tutto il mensile perche dice che i soldi vanno spesi. Abbiamo due figli da mantenere e da crescere, a loro non fa mancare nulla, ma spende tutto solo perche si deve spendere. Abbiamo una casa in comunione dei beni e vorrei aquistare un box auto che lei mi impedisce di comprare come posso fare per mettere fine a tutto questo?

In teoria, problematiche di questo tipo rientrano nella definizione dell’indirizzo della vita in comune, che, secondo la legge, dovrebbe essere concordato tra i coniugi secondo il noto modello della diarchia introdotto dalla riforma del 1975. Nei casi, come questo, in cui è impossibile concordare una politica comune di gestione delle risorse della famiglia, dal momento che il marito, ad esempio, vorrebbe risparmiare mensilmente qualcosa anche per investimenti e così via, mentre la moglie preferisce spendere il denaro per godersi la vita (si noti che ogni scelta è del tutto legittima, è una questione di scelte personali), la soluzione escogitata dalla nostra legge sarebbe quella di rivolgersi, anche informalmente e senza avvocato, al giudice affinchè sia lui a dire cosa è meglio fare.

Ne abbiamo parlato in precedenti interventi, in relazione al tema molto simile a questo delle discordanze in tema di esercizio della potestà. Rimando, in particolare, alla lettura di questo post, che credo analizzi per bene la materia.

Detto questo, c’è da dire che purtroppo il ricorso al giudice ha dei tempi un po’ troppo lunghi per quelle che sono le esigenze della famiglia, che ha bisogno di avere rapidamente punti di riferimento, perchè è una gestione quotidiana; inoltre è abbastanza difficile che una decisione presa da un giudice e che cade dall’alto possa far effettivamente perdere ad un coniuge la convinzione che le sue idee, in realtà, siano le più giuste, con la conseguenza che, pur dopo essere andati dal giudice, spesso poi i coniugi, dopo qualche tempo, ricominciano a litigare sulle stesse questioni.

Per questi motivi, spesso può valere la pena, anzichè andare davanti ad un magistrato, di sottoporsi ad alcune sedute di mediazione familiare agli esiti della quale i risultati che si ottengono, se anche parziali e non completi come magari di sperava, sono invece più duraturi di quelli che si potrebbero ottenere con l’approccio tradizionale. Il problema è che spesso i coniugi, o uno dei due, sono portati a trattare con sufficienza la mediazione familiare, pensando che non ci sia verso di «far capire» all’altro le proprie ragioni; in realtà, già questo ragionamento è sbagliato e bisognerebbe accostarsi serenamente alla mediazione, aprendosi alla comunicazione con il mediatore e con l’altro partner, anche perchè se si è così convinti della bontà delle proprie ragioni non c’è motivo per sottrarsi alla discussione e all’analisi delle stesse. È comunque un tentativo che io consiglio sempre di fare, dopodichè ognuno rimane libero di giudicare.

A parte questo, naturalmente, se il dissidio circa l’impossibilità di concordare un indirizzo di vita comune è particolarmente grave da determinare l’intollerabilità della prosecuzione della convivenza, allora questo si traduce, parliamo naturlamente appunto dei casi più gravi, in un presupposto di separazione personale dei coniugi. Ovviamente, prima di giungere a tanto, può valer la pena di tentare i rimedi di cui sopra.

Per ulteriori dettagli su tutte queste tematiche, mi permetto di rimandare al mio libro dove le stesse sono ulteriormente approfondite.


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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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