Da circa 2 mesi, ho chiuso una convivenza di circa 5 anni. Per quieto vivere di entrambi mi sono trasferito momentaneamente dai miei genitori. La mia ex compagna, anche se avrebbe la possibilità di fare lo stesso, non vuole lasciare la casa che è al 50% di proprietà condivisa, come anche il mutuo in essere. Questa condizione mi è sempre andata bene fintanto che nel weekend ho scoperto che lei porta a casa il suo attuale compagno per soggiorni saltuari, oltre ad organizzare con amici e amiche cene, feste e quant’altro. Vorrei capire se nel rispetto reciproco posso avanzare il diritto che non possa portare persone terze nel nostro immobile, fino alla vendita dello stesso o in alternativa se è corretto nonostante io non abbia l’usufrutto di fatto della casa, se sono costretto a continuare a pagare il 50% in toto del mutuo.
Da come racconti il tuo caso, sembra che non abbiate figli, quindi la cosa va inquadrata solo in base alle regole sul diritto di proprietà; se aveste avuto dei figli, invece, la cosa sarebbe stata sensibilmente diversa.
Ad ogni modo, la questione non è se la tua ex convivente possa portare terzi nel vostro immobile, ma il diritto della stessa o meno di abitarci; se ha diritto di abitarci, infatti, ha anche il diritto di farci feste e farvi venire il suo attuale fidanzato, viceversa in caso contrario. Non c’è un obbligo di rispetto per il «convivente separato» come c’era un tempo per le coppie sposate e come, secondo qualcuno, c’è anche adesso, per cui, dopo la separazione di fatto e finchè non si è andati in tribunale, ogni coniuge deve comportarsi con il dovuto riguardo nei confronti dell’altro, specialmente nei confronti del resto della società. La convivenza è una «unione libera», che ognuno può interrompere in ogni momento senza gli effetti tipici del matrimonio. Voi vi avete posto termine ed ora ognuno si fa legittimamente la propria vita.
Se la casa è di proprietà di entrambi, comunque, si applicano le regole sulla comunione ordinaria: avete diritto di usarla insieme, quando possibile; se non possibile, o pratico, come nel vostro caso, chi la utilizza esclusivamente sarebbe tenuto a pagare una somma pari alla metà del canone di mercato che si otterrebbe dando in locazione quella casa. Quindi, per questo periodo e sino a che non avrete trovato una soluzione diversa, la tua ex convivente dovrebbe rimborsarsi questa somma per il fatto di utilizzare una causa che è al 50% tua. A te naturalmente di valutare se vale la pena, probabilmente se si tratta di qualche mese non è il caso, ma se la situazione dovesse stabilizzarsi l’argomento sarebbe da affrontare.
Per quanto riguarda il mutuo, certamente lo devi pagare, se vuoi puoi chiedere la somma di cui sopra che ti sarà di aiuto per pagare il mutuo. Naturalmente, ragionando sul lungo periodo, dovrete trovare una soluzione per questa casa: o la vendete e dividete il ricavato o uno dei due compra la quota dell’altro; il tutto con trasferimento di mutuo e così via.
4 risposte su “la ex convivente può continuare ad utilizzare la casa familiare dopo che me ne sono andato?”
Vorrei sapere in base a quali articoli o sentenze “Se la casa in comproprietà non è utilizzata da entrambe chi non ne usufruisce ha diritto al pagamento di una quota pari alla metà del corrispondente canone di locazione di quella casa”. Grazie 1000
Art. 1 e seguenti del codice civile e legislazione complementare ti sta bene 😉 ? È una regola di base del diritto, assolutamente elementare e scontata. Poi se hai dei problemi al riguardo purtroppo non li risolverai recuperando i riferimenti normativi.
ho convissuto x 7 anni con una donna lei lavorava e allora percepiva 800 (lire)mila x 5 anni di comune accordo abbiamo fatto unico conto bancario al 5 anno il datore di lavoro l ha licenziata liquidandola euro(17 mila ) versati in contocorrente.nel frattempo aggiustati denti x (10 mila euro) .disoccupazione (1Anno) percepito solo assegno statale di disoccupazione(1500/2000)euro in tutto l anno trovato lavoro e prendeva (1200 euromensili) versati in conto x sei / sette mesi .dal conto di provvedeva a qualsiasi spesa.nel mese di novembrelei a deciso di interrompere il fidanzamento andandosene,io le ho fatto firmare una carta semplice che dichiarava che le davo un assegno bancario di euro (6000)come buono uscita letto firmato da ambo le parti poi dopo 1 settimana dato assegno 1700 euro + 300 euro liquidi.ho lo scontrino ricevuta assegno .volevo saper gentilmente cosa posso fare .lei chiede soldi della liquidazione rimarrebbebero 7000 euro se andasse x vie legali cosa sauccederebbe.non e questione di soldi ma di principio.cordiale salutospero che mi rispondiate.
Come diciamo sempre, queste materie sono indisponibili, quindi la scrittura privata come «buono uscita» non vale, tanto più che comunque non è dovuto nessun mantenimento o liquidazione all'ex convivente. Se si trattasse, invece, della mera regolazione dei rapporti patrimoniali, la scrittura potrebbe avere un suo valore, ma per capire la situazione occorrerebbe vedere tutti i movimenti e le varie voci e, soprattutto, la loro imputabilità all'uno o all'altro partner. Ti conviene negoziare e poi valuti il da farsi in base a come vanno le trattative.
–?cordialmente,
tiziano solignani, da ? Mac
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