Mia madre ha in eredità un terzo di una casa sita nel sud d’Italia e da anni non riesce a mettersi in accordo per poter realizzare eventualmente un utile. Infatti un acquirente del posto ha fatto un’ottima offerta ma una delle parti ha fatto in modo di far perdere l’acquirente dicendo di essere lei stessa interessata all’acquisto (secondo il diritto di prelazione). L’anno scorso mia madre ha deciso di rivolgersi ad un avvocato del posto per porre la questione davanti ad un giudice ed eventualmente entrare in seguito in una causa civile nel caso in cui non si è riusciti a raggiungere un accordo (fase di conciliazione). L’avvocato ha confermato la sua grande disponibilità dicendoci che nei primi mesi dell’anno già si poteva in parte risolvere la questione. Purtroppo: 1) Siamo nel mese di luglio e ancora nulla;
3)Mia madre in ogni caso oltre ad aver perso e dei soldi pier la mancata vendita, mi sembra non sia molto tutelata dalla legge visto che per quest’ultima non è costretta a stare in una comunione di beni se non lo desidera. 4)L’avvocato non risponde al telefono. 5)Devo cambiare avvocato?
Partiamo dalla fine e cioè dall’opportunità di cambiare avvocato. Non posso ovviamente dirlo io, se dovete cambiarlo. È una questione di fiducia, se sentite che questo professionista è ancora quello meglio deputato per occuparsi del problema, non c’è bisogno di revocargli il mandato, e viceversa. Ovvio che sulla fiducia incidono anche i problemi di comunicazione, va capito se questo fatto di «non rispondere al telefono» è solo temporaneo, dovuto a impegni concomitanti come abbiamo tutti noi professionisti, o se cela il fatto che questo legale non sta lavorando molto sulla posizione. Io se fossi al posto vostro proverei a mandargli una mail, oggigiorno tutti gli avvocati devono per legge avere un indirizzo di posta elettronica certificata, che solitamente si trova sul sito dell’Ordine degli avvocati cui è iscritto il professionista, con richiesta di illustrazioni e aggiornamenti sullo stato della posizione. Dopodichè, in base alla risposta, o alla mancanza di, potete valutare cosa fare.
Peraltro queste situazioni, nemmeno rare nella pratica, non sono così facili da sbrigare, perché instaurare un giudizio di divisione è una cosa lunga e costosa, come le classiche cause, quindi si tende a procedere in quel senso dopo averle proprio tentate tutte, anche se io personalmente ritengo che sia meglio procedere se dopo un po’ di trattative la situazione rimane in stallo, dal momento che, lunga per lunga, prima si incomincia e prima si finisce. Quindi io suggerirei molto semplicemente di fare una proposta agli altri coeredi, concedendo loro un termine per accettare o eventualmente controproporre, trascorso inutilmente tale termine io procederei con la domanda di mediaconciliazione, dopo di chè si vede come si mettono, man mano, le cose e si prendono le decisioni più opportune a seconda del caso.