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si può chiedere la modifica delle condizioni di divorzio se si perde il lavoro?

Situazione condizioni di divorzio: un figlio oggi 14enne (alla data del divorzio 12), madre lavoratice part time 800 mese; padre a tempo pieno circa 2800; figlio condiviso 4 gg al mese in più dalla madre, assegno di mantenimento per figlio 500 mese, più spese extra al 70% padre e 30% madre. Da due anni il padre è stato licenziato, ha preso la liquidazione e ora ha un reddito reale di meno di 1000 euro al mese. A questo punto pensa di chiedere la modifica delle condizioni di mantenimento. La domanda è (non ho trovato nulla nel blog…): che peso ha la liquidazione al fine del calcolo del mantenimento? Conta o no? Può aver senso secondo voi proporre una condivisione delle spese al 50% senza fisso mensile con il figlio al 50% del tempo da entrambi? Considerando che la madre se solo volesse potrebbe lavorare nella stessa azienda a tempo pieno (cosa che avrebbe dovuto fare già al 6° anno del figlio come da accordi con il padre, ma, guarda caso, non ha mai fatto)

Dici delle cose che andrebbero approfondite (stessa azienda… quale azienda?) e conosciute nel dettaglio per poter dare una risposta più precisa. In via generale, va detto che la diminuzione del reddito, quale può essere quella derivante dalla perdita del lavoro e successiva nuova occupazione con stipendio più basso, può essere un presupposto per la richiesta di cambiamento delle condizioni di divorzio, ma occorre sempre vedere le circostanze del caso concreto, perchè per i giudici vale sempre anche il concetto di capacità lavorativa: non è, ad esempio, che se un ingegnere nucleare si scoccia di lavorare 10 ore al giorno e va a fare il commesso a part-time gli si possa ridurre l’obbligo del mantenimento, ognuno deve svolgere il lavoro che può svolgere secondo le proprie capacità. Ovviamente su questo ragionamento è destinata a incidere la crisi economica generale, per cui oggigiorno è difficile per chi è pur volonteroso trovare un’occupazione effettivamente in linea con la propria capacità lavorativa.

Per cui in definitiva ci sono davvero troppe variabili, la discrezionalità del giudice in questi casi finisce per essere inevitabilmente molto ampia ed è quindi molto difficile, se non impossibile, capire cosa potrebbe accadere in una situazione del genere, se portata a livello giudiziario. Sicuramente è consigliabile un accordo.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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