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sono incinta e il padre di mio figlio non si capisce che cosa voglia fare

A maggio nascerà mio figlio. Il padre è straniero UE, non sposati, dopo 2 anni, abbiamo convissuto a casa mia x 4 mesi, lui non ha un lavoro da 2 anni all’inizio della gravidanza lui mi dice che non ne vuole sapere più niente ne del bambino ne di me. Per 2 mesi mi insulta in tutti i modi, io rischio di perdere il bambino, poi mi faccio coraggio e chiedo aiuto ad uno psicologo. Lo allontano,lui torna nel suo paese. Ora sono al 5 mese e vuole tornare con me. Io non mi fido più di lui, ho paura che mi assilli (come in effetti sta facendo ora, telefonando, venendo a casa mia, oggi mi dice che a maggio lui vuole venire ad abitare di nuovo con me e che le cose d’ora in poi andranno come vuole lui), non voglio che lui lo riconosca, anche se vorrei che se nel tempo si dimostrerà cambiato, responsabile e stabile, il bambino conosca suo padre. Ora ho paura che si cominci con cause ecc e che questo faccia solo stare male il bambino. Cosa devo fare per tutelare il bambino, come posso agire nel suo bene?

La situazione è molto incerta e fluida, per cui la cosa migliore, al momento, è fare un ciclo di sedute di mediazione familiare, che ti consentiranno anche di vedere quale sarà la risposta del padre alla tua richiesta di impegnarsi un minimo per la famiglia.

Per quanto riguarda, più in generale, il rapporto con te e con tuo figlio, un conto è essere coppia, un conto è essere genitori: potete smettere di essere coppia, o rifiutarvi di ricominciare a farlo, in qualsiasi momento uno dei due, anche da solo, lo decida, mentre oramai non potete più smettere di essere genitori, per almeno altri 25 anni, un periodo molto lungo della vita.

Essere genitori significa necessariamente collaborare e aver a che fare l’uno con l’altro in modo continuativo, ragione per cui devi purtroppo abbandonare l’idea di non aver più a che fare con questa persona, con la quale dovrai invece aver a che fare su questioni importanti e ancora per molto tempo in quanto padre di tuo figlio.

Per questi motivi, ti consiglierei di iniziare appena possibile un ciclo di sedute di mediazione, dopodichè potrai valutare le mosse più opportune anche a livello più propriamente giuridico.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

2 risposte su “sono incinta e il padre di mio figlio non si capisce che cosa voglia fare”

Probabilmente questo è il consiglio che, pubblicamente, deve dare un avvocato. Mi auguro che privatamente, nella riservatezza garantita dalle pareti di uno studio, il consiglio sia piú (tristemente, se vogliamo) pragmatico. É di fatto molto significativa la frase: “…e che le cose d’ora in poi andranno come vuole lui”, e io francamente da uno cosí scapperei a gambe levate.
Ma se (forse) è giusto dare a questo padre una possibilità, non darei cosí per scontato il fatto di “Essere genitori significa necessariamente… ragione per cui devi purtroppo abbandonare l’idea di non aver più a che fare con questa persona…”
Grazie al cielo a mia sorella fu consigliato di non dare il cognome al bimbo e di non riconoscere la paternità, in modo che il padre, avesse davvero voluto prendersi la responsabilità, iniziasse a farlo con una procedura di riconoscimento impegnativa, dimostrando il vero interesse. Come l’avvocato aveva previsto il padre, dopo una serie di discussioni minacciose ha lasciato perdere e, tornato al suo paese, non s’è piú visto. Se fosse stato ufficialmente suo figlio l’avrebbe caricato sull’aereo e chi s’é visto s’é visto.. Come è successo a tante altre donne di vedersi portare all’estero i figli e non riuscire a vederli per anni.

Tu in tutta la tua vita hai visto solo il caso di tua sorella, io di casi come questi ne vedo almeno un paio a settimana, perciò so perfettamente quel che dico, può essere che mi sbagli, ma resta il fatto che credo in ogni singola lettera di quelli che scrivo in questo blog, altrimenti semplicemente non scriverei nulla, ché risparmierei pure tempo 😉

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