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il giudice può obbligarmi a prendere in casa mia sorella?

Ho una sorella affetta da malattia mentale la quale non accetta le terapie e non si cura, ha un’invalidità al 60%. Vive nell’appartamento che entrambi, in quanto figli, abbiamo ereditato. Mi chiedevo però se lei commette sciocchezze e perde la casa, per debiti ad esempio, se c’è il rischio che mi obblighino a convivere in casa mia con lei. E’ perfettamente in grado di intendere e volere, e vive in condizioni igieniche più che dignitose. Il problema è che è aggressiva e violenta sia verso oggetti che verso persone, soprattutto i familiari. Il giudice potrebbe obbligarmi alla convivenza anche se vivo da solo in un bilocale? Dove la metterei, in sala a dormire? So che la legge (art 433) lo prevede, ma qual’è l’orientamento della giurisprudenza in questi casi? Si tiene conto del fatto che ha una capacità lavorativa residua? O dovrò mantenerla in tutto?

Non sei stato eccezionalmente chiaro nel descrivere la situazione di tua sorella, dicendo da un lato che è «affetta da malattia mentale» e dall’altro che è «perfettamente in grado di intendere e volere». Comunque, il giudice non ha nessun potere di ordinare la coabitazione, l’accogliere in casa è solo una facoltà che il codice civile riconosce in campo a chi è stato ritenuto titolare del dovere di prestare gli alimenti che, appunto, può valutare liberamente se dare una somma di denaro per mantenere l’alimentando in una sua casa o in struttura oppure, senza pagare nulla, prenderlo in casa con sè. Va da sè che se una persona non dispone di risorse economiche sufficienti per poterne mantenere un’altra non è comunque tenuto agli alimenti in base alle disposizioni poste in materia dal codice civile e la persona che si trova in stato di bisogno si dovrà rifare sulle altre persone indicate dall’art. 433 cod. civ. o, in mancanza sulle istituzioni pubbliche.

Per quanto riguarda la possibile perdita del matrimonio, invece, bisogna agire prima possibile con un ricorso per la nomina di un amministratore di sostegno che la privi della possibilità di porre in essere atti che la potrebbero danneggiare, sempre, naturalmente, che ce ne siano i presupposti.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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