Ho una controversia con il mio ex avvocato sul valore da considerare per applicare la percentuale concordata. Essendo crediti di lavoro (Trasferte) sono soggette a tassazione il mio ex legale sostiene che la percentuale (20%) va applicata al lordo, mentre io sostengo che va applicato al netto. Nel patto sottoscritto è indicato espressamente ” il 20% delle somme concretamente incassate”.
Beh, è evidente che qui l’errore è stato nel non essere stati precisi sul punto al momento in cui è stato redatto l’accordo sui compensi. In mancanza di indicazioni specifiche, si deve cercare appunto di interpretare il contratto.
Sotto questo profilo, da un primo punto di vista l’uso del termine “incassate” potrebbe far propendere per una interpretazione restrittiva, come riferentesi alle sole somme che il lavoratore ha effettivamente “messo in tasca”.
In realtà, tuttavia, a questa conclusione potrebbe contrapporsi il fatto che anche le somme che il lavoratore non si metta in tasca direttamente vanno a suo vantaggio diretto o indiretto, in quanto servono per il pagamento di contributi previdenziali e cose del genere. Insieme a ciò, sempre diciamo a favore dell’avvocato, va considerato che tradizionalmente il compenso viene determinato in modo proporzionale al valore complessivo dell’affare, nel quale valore complessivo direi rientrino anche gli oneri accessori alla retribuzione.
In conclusione, pare che la interpretazione più restrittiva sia un pelino più plausibile, se non altro in quanto aderente al tenore letterale stretto del testo concordato, però non si possono avere assolutamente sicurezze, per cui suggerirei come sempre un approccio negoziale, eventualmente ci si può trovare a metà strada o arrotondare, considerando anche la qualità dell’assistenza prestata (se l’avvocato è stato bravo, si può anche largheggiare un po’ a mio giudizio, anche nell’ottica di eventuali collaborazioni future).