Un mia cara amica ha subito un’accusa di spaccio di stupefacenti, accusa motivata solo da telefonate ambigue e nient’altro. L’avvocato gli ha proposto di patteggiare vista la difficoltà nello smentire le telefonate, secondo lui se la può cavare con un anno o al massimo 14 mesi. C’è un problema ha in corso la causa di affidamento della figlia e l’altro avvocato gli ha detto che sarebbe meglio un’assoluzione per evitare di perdere l’affidamento. E’ possibile appellarsi alla non efficacia nei giudizi civili della sentenza penale? Oppure evitare che venga menzionata?
Il legale che si occupa dell’affido ha ragione: una condanna, anche se frutto di un patteggiamento (che è comunque per legge equiparato ad una pronuncia di condanna), per un reato come la detenzione e lo spaccio degli stupefacenti può influenzare l’andamento dell’affido stesso. Parliamo di un reato abbastanza grave già di per sé, se poi commesso a livello di organizzazione la gravità aumenta ancora.
Detto questo, come se ne esce?
Non è facile valutare se patteggiare o discutere un procedimento penale, ma è necessario farlo nel miglior modo possibile e per farlo bisogna iniziare ad esaminare in modo approfondito proprio quelle telefonate che tu dici «ambigue». Leggendo la trascrizione, si può vedere se una condanna è probabile o meno.
Anche ad altri miei clienti sono capitate cose del genere e a seconda dei casi abbiamo valutato se il coinvolgimento era tale da rendere più conveniente la strada del rito alternativo oppure non così forte e quindi tale da rendere possibile una discussione. Certamente vanno considerati anche i costi, il patteggiamento, esaurendo subito il procedimento, costa molto meno in termini di spese legali rispetto ad un dibattimento.