la storia con il mio convivente è finita,ma lui non se ne vuole andare di casa.So di non poter cambiare serratura e che le forze dell’ordine non possono molto perchè non è un caso di violenza domestica.Allora io mi sono chiesta: visto che sono in affitto e il contratto di locazione è intestato a me,potrei disdire l’affitto(con 3 mesi di preavviso)e contestualmente rendere nota(con raccomandata)la mia decisione allo sgradito inquilino che avrebbe quindi,a sua volta,3 mesi di tempo per trovare una soluzione.Fatto questo io me ne vado da casa, la svuoto e consegno le chiavi alla mia padrona.Ma se lui non se ne va?Se lui rimane dentro?Non essendo l’intestatario del contratto di locazione scatterebbe lo sgombero i mmediato o lascio la mia padrona di casa con la peggior gatta da pelare della storia?
È evidente che non può essere questo il metodo per trattare un problema di questo genere.
Se il contratto di locazione è intestato a te, il tuo attuale convivente, o dovremmo meglio dire coinquilino, non ha nessun titolo per rimanere nell’immobile contro la tua volontà.
Visto che la situazione attuale si innesta in un vissuto di tipo familiare, la cosa migliore sarebbe a mio giudizio, prima di passare a strumenti legali veri e propri, fare alcune sedute di mediazione familiare per vedere se possibile raggiungere un accordo che possa consentire una cessazione della convivenza più serena e improntata al rispetto reciproco.
Se la mediazione dovesse tuttavia fallire, o anche in parallelo ad essa, si potrebbe inviare la classica diffida tramite avvocato al rilascio dell’immobile entro un preciso termine, che di solito è di 15 giorni.
Dopodichè si dovrebbe valutare in base alle reazioni di controparte, ci sono diverse cose che si possono fare, ma qui il discorso sarebbe un po’ troppo lungo e occorrerebbe approfondirlo in relazione a ipotesi concrete e non astratte.
Io, quindi, ti consiglierei di prendere contatto con un mediatore, per invitarlo poi a fare qualche seduta; in molti comuni italiani ci sono servizi pubblici gratuiti di mediazione. E di incaricare un avvocato, o dopo la mediazione o anche parallelamente alla stessa, di inviare una diffida al rilascio della casa.
8 risposte su “Se il mio convivente non se ne vuol andare di casa cosa posso fare?”
buongiorno ce la mia convivente che ha deciso di sbattermi fuori di casa dopo 23 anni di convivenza toc via io mentrei ma non posso non ho un lavoro e sono disabile come posso inpedire tutto gio che accade ?
Non ho capito bene, è meglio che tu vada a parlarne con un avvocato il prima possibile. In bocca al lupo.
Salve, nel mio caso siamo tutti e due intestatari del contratto di affitto. La relazione e’ finita. Io non posso lasciare questa casa perche al momento non ho un lavoro ne nessuna altra casa. Lui invece pur avendo un altra casa e il lavoro non se ne vuole andare! Cosa posso fare? Anche perche sopporto le sue violenze morali ogni giorno. A volte anche fisiche. Grazie
Per prima cosa devi fargli scrivere una diffida da un avvocato. Ti consiglierei inoltre di invitarlo ad un percorso di mediazione familiare. https://blog.solignani.it/assistenza-legale/consulenza/
Buonasera mi sto separando dopo una convivenza di 22 anni e una bambina di 10 anni .Siamo in affitto contratto intestato ad entrambi lui dice di andarsene a giugno ma premetto che è una convivenza molto pesante.Ho pensato di cambiare casa xche la situazione è insostenibile ora figuriamoci fino a giugno ..Quindi mi chiedevo posso cambiare casa o vado contro qualche denuncia?Mi devo rivolgere ad un avvocato prima di fare questo passo o posso solo comunicarlo al padre?Grazie nell’attesa di una risposta buona notte.
Ai miei clienti in queste circostanze faccio fare una piccola scrittura.
Da operatore sociale nel campo della tutela minorile consiglierei anche io un percorso di mediazione familiare soprattutto se sono presenti dei figli minori. Talvolta, a mio avviso, gli strumenti giuridici non riescono a dirimere nell’immediatezza ed efficacemente le questioni legate alla comunicazione ed alla relazione interpersonale. E’ altresì vero che talvolta non ci sono le condizioni per praticare strade più diplomatiche (soprattutto ove non c’è la volontà di una parte o nella relazione sono stratificate rabbie ed antichi rancori) e pertanto bisogna ricorrere alla legge ma vale sicuramente la pena tentarci.
L’abbassamento del conflitto o il rispristino di una comunicazione reale è la prima condizione per un dialogo efficace ed è di vitale importanza soprattutto se sono presenti dei bambini. Da lì può partire un percorso di consapevolezza circa la propria situazione di coppia e/o di famiglia e la possibilità di prendere decisioni condivise.
E’ possibile accedere alla mediazione familiare presso i consultori familiari gestiti dall’Azienda Sanitaria Locale pagando il ticket sanitario previsto o in certi servizi anche gratuitamente.
Spero di esserti stato utile.
Grazie, anche io consiglio sempre la mediazione familiare. Anche oggi che devo scrivere una lettera per una separazione allegherò il volantino del centro per le famiglie competente… Tra l’altro, sono due strumenti di cui uno non esclude l’altro, anzi spesso si possono fare i due percorsi parallelamente con reciproco giovamento.