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Per le questioni di fine locazione l’approccio negoziale è sempre quello più consigliato

ho stipulato a Roma un contratto per studenti universitari, dal 1/09/2012 al 1/10/2013. Finita la locazione il proprietario non mi ha restituito l’intero deposito cauzionale di € 1000,00, ma solo la metà in attesa di conguagli spese, come specificato nel verbale di riconsegna.Qualche giorno fa, lo stesso mi invia le spese da pagare, non documentando però quelle relative a Ta.res, riscaldamento e acqua (perchè ancora non pagate) ma solo quelle di gas, Acea e internet.Posso oppormi al pagamento delle spese non documentate e chiedere immediatamente la restituzione di €500?
Nel contratto è scritto che il deposito cauzionale non sarebbe stato produttivo di interessi, questa clausola è valida oppure è da ritenersi nulla e pertanto dovrà restituirmi anche gli interessi sulla somma trattenuta?

La mia opinione è che trattare vertenze di basso valore come queste in punta di diritto sia il metodo più sbagliato.

Si potrebbero fare mille considerazioni al riguardo ma non si avrebbe, come spesso accade nel mondo del diritto che è fatto di molte meno certezze di quelle che credono coloro che ne sono estranei, alcuna soluzione definitiva, precisa ed univoca.

In altri termini, non è che se apri il codice civile, o una qualsiasi delle altre leggi del nostro Paese, trovi una disposizione che riguarda il tuo caso. Si possono rinvenire solo principi generali, che vanno adattati al caso concreto, con un lavoro di interpretazione, lavoro che in un caso come questo non vale proprio la pena di fare, anche perché condurrebbe ad un risultato non univoco come già cennato.

A mio giudizio, l’unico modo in cui conviene ragionare è quello dell’accordo amichevole.

Anche per quanto riguarda gli interessi, se anche ti fossero dovuti in virtù della vessatorietà della clausola che somma credi che potrebbero essere, calcolati per un anno su 1.000€?

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

4 risposte su “Per le questioni di fine locazione l’approccio negoziale è sempre quello più consigliato”

Avrei una questione sull’obbligo di tinteggiatura. Se rilascio l’immobile locato dopo neanche due anni di permanenza, rispetto ai 4 previsti in contratto, il proprietario può pretendere che io esegua la tinteggiatura dei locali? Nel contratto è previsto l’obbligo, tuttavia, in questo caso non sarebbe equo ripartire le spese di tinteggiatura per esempio al 50% in ragione della ridotta permanenza?
Viceversa, non vi sarebbe un ingiusto vantaggio per il proprietario?
Ringrazio anticipatamente

Non posso che concordare col Collega Solignani, e non solo con riguardo al caso specifico ma proprio come principio generale.

Anche a me spesso arrivano domande su questioni che definire “bagatellari” è poco.

Magari per cortesia due righe di risposta si danno pure, ma la realtà nuda e cruda è che la macchina statale italiana, a fronte del continuo aumento della tassazione anche sui procedimenti di giustizia, chiude centinaia di Tribunali e Giudici di Pace prima esistenti, non ritiene conveniente tutelare interessi di portata economica così bassa e sostanzialmente abbandona il cittadino a se stesso (nel senso che sarà possibile tutelare qualsiasi ottima ragione si ritenga di avere – o si abbia effettivamente – solo se si vuol farne una questione di principio o se ci si può permette di togliersi “lo sfizio”; se si guarda solo il profilo economico probabilmente non sarà conveniente, perchè un Avvocato costerà almeno quanto la somma che deve recuperare, se non di più).

Grazie Michele, sì, credo che sia un tema importante, da riguardare sicuramente come principio generale, e su cui tutti gli operatori giuridici dovrebbero riflettere adeguatamente.

Peraltro, l’attuale dissesto del servizio giustizia non ne è che una aggravante: a mio modo di vedere anche con un sistema giudiziario altamente efficiente determinate questioni non dovrebbero mai essere trattate con l’intervento della magistratura, ma semmai con quello di mediatori, arbitri, altre figure, persino semplici (diciamo così) «saggi» riconosciuti come tali da entrambe le parti, un po’ come avveniva nelle prime agglomerazioni umane, dove alle persone cui veniva riconosciuta una certa autorità per esperienza, competenza e simili veniva di fatto demandata la definizione di molte situazioni e le parti vi si adeguavano spontaneamente.

Questo è un ruolo che ha avuto la stessa classe forense, ma che oggi ha perso, salvo rare e circoscritte eccezioni, da almeno una ventina d’anni. Siamo troppi e spesso troppo poco preparati e consci della nostra responsabilità e utilità (anzi, siamo sempre più demoralizzati) per svolgere ancora questa importante funzione, indispensabile anche per il buon funzionamento di qualsiasi macchina di giustizia.

Grazie ancora per il tuo intervento, benritrovato.

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