L’anno scorso ho rinunciato all’eredità da parte di madre. Mi sono rivolto ad un avvocato per ottenere l’autorizzazione ad accettare per i miei due figli minori (320 c. 3 c.c.). Cosa che ho ottenuto. Da qui in poi avrei dovuto fare tutto col Notaio e, quindi, accettare l’eredità con beneficio di inventario e fare l’inventario stesso dei beni (due beni immobili in comproprietà coi mie fratelli e mio padre). Dal Notaio viene effettuata la dichiarazione di successione, ma nulla che ha a che vedere con la procedura beneficiata. Dopo un anno, gli altri comproprietari vogliono vendere, per cui insisto con lo stesso avvocato per ottenere un’altra autorizzazione, stavolta a vendere. Il GT, ovviamente, ha voluto la dichiarazione beneficiata che io ho ricordato di non aver fatto. Mi chiedo adesso, è stato corretto fare dal notaio la dichiarazione di succes sione in quel modo? e soprattutto è corretto adesso, che c’è pendente il secondo 320, fare la dichiarazione e l’inventario?
La dichiarazione di successione è solo un adempimento fiscale che non ha molto a che vedere con l’eredità in sé o con l’accettazione della stessa, molti giudici, a mio giudizio correttamente, ritengono che uno possa presentare tale dichiarazione senza per questo essere considerati eredi.
Messo da parte questo argomento, che non ha niente a che vedere con il nocciolo del problema, il fatto è che sono solitamente previsti dei termini per la realizzazione dell’inventario, che non riguarda solo gli immobili ma tutto quanto fa parte dell’asse, dopo l’accettazione.
Questi termini sono articolati in modo diverso dalla legge a seconda di alcune circostanze concrete come ad esempio il possesso dei beni ereditari e così via.
La morale della favola è che comunque dovete fare l’inventario, che come noto è del resto obbligatorio nel caso di accettazione dell’eredità da parte di minori, a loro tutela, limitando eventuali responsabilità degli stessi verso creditori del de cuius.
Per cui ti conviene sentire dal notaio che era stato incaricato a suo tempo che cosa ha fatto e, se non ha fatto niente, come intende rimediare o altrimenti procedere.