lo scorso 20 ottobre mi sono licenziata per giusta causa (quattro mesi di stipendio non pagati, più il saldo di un quinto).
Mi sono appoggiata al sindacato. Per agevolare la ditta per la quale lavorato, ho accettato un piano di rientro a 500 euro al mese.
Sembrava tutto fatto, quando i miei ex datori di lavoro, per due volte, non si sono presentati all’incontro che avrebbe definito l’accordo.
Venendo meno la fiducia, ho ritenuto giusto chiedere di procedere con il decreto ingiuntivo.
Premetto che ho fatto visure che mi hanno garantito la presenza di immobili privi di ipoteche.
Con notevole perplessità ho notato come il sindacato non sia propenso a tale misura.
So di avere a che fare con persone dalla moralità non proprio ortodossa (ex titolari) , speravo che il mio essere conciliante, potessi indurli a non infierire.
Le chiedo un parere e un consiglio in merito, cioè è giusto persistere sulla strada del decreto ingiuntivo o
Chiaramente, cosa sia meglio fare non lo può prevedere nessuno.
Il fatto che questa impresa abbia immobili ancora non sottoposti ad ipoteche è positivo, però residuano sempre dei rischi di una certa importanza, ad esempio:
- potrebbe comunque intervenire una procedura concorsuale;
- nel procedimento per pignoramento immobiliare potrebbero intervenire anche altri creditori, sull’onda di quanto da te promosso.
Un altro fattore da considerare perché assolutamente centrale è che i pignoramenti immobiliari sono costosissimi, solo per iniziarli non è difficile dover spendere migliaia di euro solo per la pubblicità degli annunci di vendita.
Quindi a naso per me hanno ragione i sindacati nel dirti di insistere, nonostante tutto, con un approccio negoziale.
Però se credi puoi acquistare una consulenza da un avvocato per esaminare più nel dettaglio la situazione.
Leggi anche la nostra scheda sul recupero crediti, oltre che quella sul decreto ingiuntivo.