ho una figlia di 10 anni che vive con me. Con il padre, il quale abita a 20km di distanza, abbiamo l’ affido congiunto. La mia domanda è: il minore può passare delle notti durante i giorni della settimana presso l’abitazione del padre, considerando che abbiamo stabilito un fine settimana a ciascuno.
Mi chiedo che senso abbia questa domanda.
Forse la gente comune crede che nel codice civile, o in qualche legge speciale, ci sia una disposizione, o magari una legge intera, che riguarda le figlie di 10 anni che vivono con la madre ma tenendo un padre a 20 km di distanza, in un regime di affido congiunto – legge che spiega tutto quello che si può fare o non fare in un caso del genere.
In realtà non è affatto così e la legge contiene solo principi generali che devono adattarsi al caso concreto.
Solo che per fare questa operazione, bisogna capire esattamente quale sia il problema da risolvere e il punto è che qui non si capisce proprio niente.
Perché e a quale scopo ci chiediamo se la bambina possa dormire dal padre? Perché c’è qualcuno che lo contesta, e in quel caso chi sarebbe poi, o perché vogliamo capire se è compatibile con il regime di affido condiviso (cioè, in altri termini, se le condizioni di affido siano derogabili e in quali termini)?
Insomma, quale sarebbe e dove starebbe il problema?
Sono venti anni che scrivo dappertutto che bisogna parlare di problemi concreti e non fare domande astratte e completamente avulse dal contesto. Se andate dal medico, gli direte pure «ho mal di pancia», senza mettervi a disquisire di collegamenti tra sintomi e possibili malattie, che sono un ragionamento che, al massimo, spetta a lui.
Il diritto non è un catalogo di situazioni con relativa soluzione come sembra pensare la gente comune, non offre e non contiene soluzioni prefabbricate, ma è solo uno strumento per creare soluzioni o al massimo ricostruirne, che poi è la stessa cosa, ma rimane necessario partire dalla comprensione del problema, altrimenti non si capisce di che cosa si stia parlando.
2 risposte su “Il diritto non è un catalogo di soluzioni, ma solo uno strumento per crearne.”
non è che la signora “crede”. E’ stata indotta a credere dal senso che è poi origine di questo stesso blog, che esiste grazie al movimento per il software libero e aperto.
Il suo titolo non le da diritto naturale di offendere le carenze cognitive di chicchessia, tra l’altro dove si è peccato solo di eccesso di precisione, magari frutto di insegnamento ad opera di un docente dotato più di titolo che competenza.
Poiché ogni soluzione è sempre effetto di un computo, con quei dati, un banalissimo software avrebbe potuto dare risposta senza giudizio.
Se da vent’anni lo va ripetendo, è perché non si applica la Guida all’art.3 ove le parole:”[…] rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana […]” invitano chiaramente ad agire anziché reagire a chi non si è dato la possibilità.
Invece il legi-ficatore, come a me definito da suoi colleghi, ha ben assicurato la sua categoria dalla lesione d’onore.
Complimenti per lo sproloquio.