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Causa persa con condanna alle spese: mi conviene fare l’appello?

Ho una balconata condivisa col vicino con unica pavimentazione e divisa nelle due proprietà da una piccola inferriata.Il frontalino si é rovinato per infiltrazioni da piogge e il vicino voleva rifare tutto il balcone (guaina, piastrelle) compreso la mia parte. Altri vicini l’hanno fatto con risultati negativi dopo pochi mesi dai lavori. Ho detto ok x rifare il suo balcone ma io vorrei sapere prima i lavori utili che garantiscono la tenuta.Perciò mi ha portato in causa nel 2010 e il 13.1.2016 la sentenza mi ha giudicato soccombente con tutte le spese a mio carico (11.000€) e obbligo a fare i lavori indicati dal CTU. Trovo la sentenza ingiusta in quanto la CTU non dà torto a nessuno e indica lavori differenti da quelli indicati dalla parte.Vorrei sapere se è conveniente andare in appello per l’attribuzione delle spese (non compensate) e per la soccombenza. Inoltre se i termini ci sono x l’appello e x la durata della causa se posso richiedere la legge Pinto.

Direi che nel vostro caso l’errore sia stato non aver fatto il procedimento di CTU preventiva ex art. 696 bis cod. proc. civ. che avrebbe potuto chiarire i lavori effettivamente necessari senza bisogno di fare una vera e propria causa, che comunque, sulla base dello stesso, le parti sarebbero state libere in seguito di fare in caso di bisogno.

Su questo tipo di strumento processuale, rimando comunque alla lettura della scheda relativa, che ne approfondisce gli aspetti principali.

Per sapere se conviene presentare impugnazione, occorre una consulenza apposita che, esaminando sia la sentenza sia il fascicolo della precedente fase di giudizio, consenta di sviluppare le valutazioni e le considerazioni più opportune del caso. Se vuoi fare questo approfondimento, il «prodotto» che noi mettiamo a disposizione è questo.

Tieni presente tuttavia che, anche una volta studiati fascicolo e sentenza, non ci potrà essere assoluta sicurezza sull’esito dell’appello né sul merito né sul punto relativo alle spese legali. L’esito della consulenza sarà un giudizio di probabilità o meno, ma un margine di rischio rimane sempre e comunque. Considera che la sentenza di secondo grado, se dovesse andare nel modo peggiore, potrebbe confermare la condanna di primo grado e in più condannarti alle spese della fase di appello, con la qual cosa il conto a tuo carico crescerebbe ancora di più.

Dei termini per presentare l’appello abbiamo parlato più volte, per cui ti invito a fare una ricerca tra i vecchi post del blog, anche se la valutazione va poi sempre fatta in concreto perché dipende da una serie di circostanze che possono a mio giudizio essere adeguatamente apprezzate solo da un giurista.

Per quanto riguarda la legge Pinto, i presupposti sembrerebbero esserci per l’equa riparazione e pertanto ti suggerisco di valutare questa eventualità per essere almeno risarcita della lunghezza eccessiva del procedimento.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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