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Lavoratori con partita IVA: come tutelarsi?

sono un lavoratore con p.IVA. Da circa una settimana, dopo 7 anni di lavoro, sono stato messo alla porta dal proprietario dello studio per futili motivi (ad esempio non rispettare l’orario che avevano i dipendenti). Ho accettato di andare via entro fine mese senza fiatare. in due giorni mi sono state tolte le chiavi dello studio, mi hanno intimato (lei e il marito che all’interno dello studio non ha nessuna posizione) di prendere tutte le mie cose entro 2giorni altrimenti avrebbero buttato tutto. ho chiesto di poter avere un giorno per organizzarmi, ma ho ricevuto oltre che risposta negativa anche minacce di ripercussioni personali da parte del marito tramite sms (per le quali ho sporto denuncia). sono andato a ritirare tutte le miei cose e ho trovato tutto spostato e il computer formattato. Per quali reati posso sporgere denuncia. ci sono i presupposti per la violazione della privacy? preciso che il marito continua a scrivermi messaggi con parolacce e minacce.

In una vicenda come questa, ci sono diversi profili di illegittimità che si potrebbero rilevare.

Il primo è ovviamente l’aver mascherato un rapporto di lavoro subordinato come un lavoro autonomo con partita IVA, che è un po’ la cifra della generazione attuale di lavoratori, ma che rappresenta un grande «imbroglio», anche se largamente diffuso e tollerato. Questo è appunto un primo aspetto che potresti coltivare, chiedendo l’accertamento giudiziale, in sede civile, dell’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato, con tutto quel che ne consegue a livello economico. Ovviamente, questa pratica, come molte, è destinata a tradursi, alla sua conclusione, in un recupero crediti, per cui è da valutare attentamente, sotto il profilo, soprattutto, della solvenza; leggi comunque la scheda relativa con attenzione.

Altri profili possono consistere in reati vari, che non c’è bisogno di definire o di nominare. Se vuoi procedere in questo senso, quindi in ambito penale, puoi redigere, da solo o con l’assistenza di un legale, una denuncia querela in cui esponi i fatti accaduti, con la maggior precisione possibile e allegando quando puoi la documentazione relativa, lasciando che sia poi il procuratore a inquadrarli e a indicare i reati che negli stessi fatti si rinvengono.

La prima soluzione è per te sicuramente più costosa della seconda, perché si tratta di aprire una vertenza civile che molto probabilmente sfocerebbe in una vera e propria causa, con costi, almeno inizialmente, a tuo carico. Nel secondo caso, puoi limitarti alla presentazione della denuncia querela, che, come tale, costa molto meno di una causa intera.

Leggi comunque la nostra scheda sulla denuncia querela per maggiori approfondimenti.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

3 risposte su “Lavoratori con partita IVA: come tutelarsi?”

accipicchia, una reazione così veloce dà l’impressione che o il ‘dipendente’ si sia comportato in maniera orribile o che il ‘d(on)atore’ di lavoro abbia qualcosa da nascondere.
la questione dei mascheramenti del tipo di lavoratore alle dipendenze, è classica e davvero insopportabilmente diffusa.

Vuoi un consiglio da chi ci è già passato?

Ringrazia solo te stesso per aver lavorato a p.iva che ti da un vantaggio di immagine non indifferente e concentra le tue energie psichiche nella ricerca del prossimo datore, sperando che sia più onesto e coerente, o, se sei giovane, vai all’estero. Se fossi stato un dipendente, la tua immagine di lavoratore ne sarebbe stata totalmente distrutta. Questo per il semplice motivo che chi ti licenzia pensa che la legge faccia schifo, anche se è proprio quella che gli ha consentito di agire in tal modo nei tuoi confronti. E la gente comune da ragione sia dell’illecito, sia che la legge fa schifo e quindi puoi solo che perdere immagine, anche di fronte ai tuoi cari. Questo è l’eccellenza del mobbing per cui in 15 anni non è stata fatta alcuna specifica legge.

In un sistema come il nostro, che come detto, “tollera” queste situazioni, a tal punto da tollerare anche le proprie colpe e responsabilità, la situazione esiste proprio perché é il sistema che l’ha voluta così. In parlamento non è costituito da figli del popolo, ossia da gente che sappia mettersi nei panni del cittadino tipico (lavoratore responsabile con prole).

Nel nostro “vergognoso” sistema masochistico, che la casta di titolati e buon pensanti non ammetterà mai, tu risulti in ultima un povero pirla che si è fatto fregare da un altro pirla, anziché un lavoratore che ci ha messo la propria professionalità ed è stato prima sfruttato e poi pure maltrattato e quindi beffato dalla carenza legislativa.

Mentre tu sarai da solo contro tutti (stendiamo velo pietoso sui sindacati), prova a non pagare un avvocato o a usare “parole pensati”. Avrai contro tutto l’Ordine. Ma se decidi di re-agire (che per un lavoratore significa valorizzare il proprio aver lavoro), finirai sempre nelle stesse maglie.

Infatti ti risarciscono omnicomprensibilmente la differenza tra quello che hai fatto e quel che potevi fare a valor minore da dipendente (che per le riforme che si son fatte, oggi equivale ad un escremento dell’azienda, cioè se eri dipendente, automaticamente eri anche licenziabile, saluti baci e abbracci – fatta la legge, fatto l’inganno – si, 8 mesi di disoccupazione al 50% del tuo presumibile stipendio minimale che riceverai a 2 anni dalla causa e poi dovrai restituire perché avrai avuto altra entrata etc. etc.).

Se hai lasciato opere d’ingegno che hanno magari aumentato la produttività del 20% (possibile sensato motivo del tuo allontanamento) non troverai ne leggi e di conseguenza avvocati in grado di capirlo. Sono leggi orientate alla preservazione del reddito da eredità, non da lavoro.

Anzi, ti sentirai pure dire:”Beh, quelli bravi aprono piva e fanno da sè”, certo, come se fossimo tutti gli di papà. Oppure:”Lei doveva rifiutarsi di fare ciò per cui non era inquadrato”, cioè siamo arrivati al punto che si deve andare dall’avvocato prima di iniziare a lavorare e farsi subito un’assicurazione contro il licenziamento.

Comunque tu sei già stato bravo, perché hai già aperto p.iva.
Immaginati cosa diresti al prossimo colloqui:”Si mi hanno licenziato e sono qui a cercare un nuovo posto dove farmi licenziare ancora” e invece puoi dire:”Si, ho finito il lavoro e non servivo più”.

Non saprai mai se vengono chieste referenze e vieni screditato, ma tanto il risarcimento è un nonnulla, perché la tua non è una carriera professionale esistenzialmente riconosciuta per legge come lo sono medici, avvocti e notai. Tu domani puoi aprire una gelateria e magari fare più soldi, quindi che danno puoi mai ricevere. Il lavoro si trova dietro l’angolo.

Ecco, poi che nei sistemi anglosassoni questo sia totalmente differente beh, saranno scemi tutti gli altri e furbi solo noi italiani…

Tu che cosa ne pensi?

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