sono separato dal 2010 con sep. consensuale omologato . Abbiamo un figlio di 14 anni frequenta il liceo linguistico. l’affido è condiviso, tuttavia è la madre la collocataria. Viviamo nello stesso paese a pochi metri di distanza. mio figlio sta con me nei we. Verso e. 300,00 /mese a titolo di mantenimento di ns figlio. Nulla a titolo di alimenti. Io ho un lavoro fisso. lei non un lavoro stabile. Oltre le spese concordate alla separazione, ho sempre dovuto, ultimamente sempre di più, occuparmi anche del vestiario, del dentista. Dà fastidio la sua rilassatezza nei momenti di malattia di ns figlio: più volte è accaduto che fosse assente da scuola. Ho dovuto informarmi dell’assenza, andare a casa sua per pigliarlo e portarlo dal medico x non menarla per 10 giorni. Vorrei richiedere la modifica delle condizioni e chiedere la collocazione del figlio presso di me. Mi sembrano 300 e. sprecati. Certo prevedo scintille: l’in house è difficile. In ogni caso vorrei un suo parere, se possibile.
Cambiare la collocazione di un figlio in regime di affido condiviso richiede una valutazione molto più approfondita e, soprattutto, un adeguato progetto per la gestione e la vita dello stesso.
Ovviamente, la motivazione per richiedere una cosa di questo genere non può assolutamente essere quella di non volerne pagare il mantenimento all’altro genitore, anche quando tale mantenimenti sembri «sprecato». Non è per andare al risparmio, insomma, che si può spostare un figlio dal suo ambiente di vita consueto, ma solo ed esclusivamente perché lo si ritiene inadatto e per offrirgliene uno migliore.
Da questo punto di vista, non offri molti elementi, a parte un accenno ad una gestione non efficiente delle sue malattie ed assenze da scuola da parte della madre, per valutare i pro e i contro dell’una e dell’altra soluzione ed è invece proprio questo l’aspetto che bisognerebbe approfondire maggiormente.
Ed è proprio dalla presenza o meno di validi presupposti a favore di un cambio di collocazione che dipende anche la scelta del metodo con cui richiederlo. È evidente, infatti, che se ci sono presupposti gravi, precisi, concordanti, effettivi le possibilità di ottenere il cambio di collocazione tramite una negoziazione, e quindi un accordo in house, sono molto maggiori. Viceversa nell’altro caso.
Ovviamente, si può aprire una trattativa con la madre, inviandole, tramite avvocato, un invito scritto a stipulare una convenzione di negoziazione assistita, tuttavia prima di fare qualsiasi cosa bisognerebbe approfondire molto meglio la situazione familiare e vedere quali basi legali ci potrebbero essere per un cambio di condizioni di questo tipo.